Johann Cruyff in azione con la maglia dei Washington Diplomats nel 1980
Nei tempi odierni la capitale degli USA è anche forse la capitale del soccer, essendo i DC United la squadra che ha vinto di più dal punto di vista nazionale ma anche internazionale (la CONCACAF Champions' Cup nel 1998).
Prima della nascita della MLS, hanno militato nei campionati professionistici passati i Washington Whips, che debuttarono nella USA nel 1967, importando dalla Gran Bretagna gli scozzesi dell'Aberdeen. La squadra giocava in quello che sarebbe poi stato rinominato RFK Stadium, con una media di 7800 spettatori, la più alta della Eastern Division e seconda nella lega solo a Houston. I Washington Whips vinsero la Eastern Division con 5 vittorie, 5 pareggi e appena 2 sconfitte, ma persero la finale del titolo giocata al Memorial Stadium di Los Angeles contro i Los Angeles Wolves, che erano in realtà i Wolverhampton Wanderers. I capitolini persero la finale per 6-5 per via di un autogol del difensore Ally Shewan davanti a 17.824 spettatori. Altri giocatori da ricordare di quei Washington Whips/Aberdeen FC sono Jim Storrie e Jimmy Smith.
Nel 1968 i Washington Whips entrano nella neonata NASL, con un totale di 15 vittorie, 7 pareggi e 10 sconfitte ed il secondo posto nella Atlantic Division, un buon piazzamento ma non abbastanza per arrivare ai play-off. La media spettatori scese sulle 6840 presenze. Giocatori da ricordare sono l'argentino Victorio Casa, l'unico giocatore senza un braccio di tutta la storia della NASL e Jorge Siega. Come altri club, i Washington Whips non verranno risparmiati dall'ecatombe che vedrà fallire 12 franchigie su 17, ma nel 1970 Phil Woosnam riesce a convincere i Washington Britannia, previo pagamento di $10.000 di tassa di iscrizione di lasciare la ASL per unirsi alla NASL, cambiando così nome in Washington Darts. Grazie all'entrata di Rochester Lancers e la franchigia di Washington, la regular season viene espansa a 24 partite, nelle quali viene inserita la seconda NASL International Cup, che a differenza dell'edizione 1969 avrebbe contato nella classifica del campionato. Le squadre chiamate a parteciparvi furono gli israeliani del Petah Tikva, Monterrey (per una sola partita sostituendo gli israeliani dell'Hapoel Petah Tikva), i portoghesi del Varzim, gli inglesi del Coventry City e i tedeschi dell'Herta Berlino. I Darts ebbero la miglior media nella competizione con due pareggi due vittorie e nessuna sconfitta per un totale di 20 punti, grazie all'aiuto dei quali riuscirono ad arrivare primi nella Northen Division con 9 vittorie,6 pareggi e 9 sconfitte, approdando così in finale dove però verranno battuti dai Rochester Lancers per 3-0, e sebbene nel match di ritorno a Washington i Darts vinceranno per 3-1, saranno i Rochester Lancers ad aggiudicarsi il titolo per differenza reti. Con 3.894 spettatori di media i Darts erano la seconda squadra più seguita della NASL. I giocatori da ricordare nei Darts del 1970 sono il portiere Lincoln Phillips, miglior portiere della NASL di quell'anno, i difensori Willie Evans e Chris Dunleavy, e l'attaccante Warren Archibald arrivato dai falliti New York Generals.
Nel 1971, durante l'estate, i Darts disputeranno un'amichevole contro il Santos, che sconfiggerà i capitolini per 7-4 con poker di Pélé. Quell'anno peròi Darts non ripetono l'ottimo campionato dell'anno precedente e si piazzano terzi nella Southern Division con 8 vittorie, 10 pareggi e 6 sconfitte, mancando così i play-off. La media spettatori scende a 3.262 presenze sugli spalti. I Darts cesseranno le operazioni a Washington e si trasferiranno in Florida diventando così i Miami Gatos.
Per rivedere Washington nel calcio che conta bisognerà attendere il 1974 con l'arrivo dei Washington Diplomats che concluderanno il loro campionato d'esordio con 7 vittorie, 1 pareggio e 12 sconfitte, terminando così all'ultimo posto della Eastern Division, con una media spettatori di 4975 paganti. Nel 1975 i Diplomats acquistarono dai Cosmos l'attaccante Randy Horton, ma sebbene migliorati rispetto all'anno prima, con una media di 12 vittorie e 10 sconfitte ed un terzo posto nella Eastern Division, i Diplomats mancano ancora una volta l'accesso ai play-off. La media spettatori comunque salirà a 8.373 presenze sugli spalti.
Nel 1976, senza fare follie in una NASL dove la gran parte delle squadre su esempio dei Cosmos stava spendendo e spandendo per poter annoverare star internazionali, i Diplomats totalizzano 14 vittorie e 10 sconfitte seguiti in media da 6.011 tifosi, centrando grazie al nuovo regolamento i play-off. La loro corsa però terminerà al primo round contro i New York Cosmos che eliminano i capitolini per 2-0.
Nel 1977 i Diplomats termineranno ancora una volta sul fondo della classifica nella Eastern Division,ciononostante la media spettatori crebbe fino a 13058 presenti all'RFK Stadium, lo stesso stadio che prima del loro arrivo era stato casa sia dei pionieri Washington Whips che dei Washington Darts, e tutt'ora dei D.C. United. Il giocatore da ricordare nel 1977 sarà Alan Green.
Nel 1978 i Diplomats arrivano secondi nella Easten Division dietro i New York Cosmos, totalizzando 16 vittorie e 14 sconfitte. La loro corsa al titolo però viene fermata subito dai Portland Timbers che battono la franchigia di Washington per 2-1. Paul Cannel sarà il capocannoniere sociale con 14 reti. La media spettatori quell'anno registrerà un calo, attestandosi sui 10873 presenti.
Nel 1979 finiscono ancora una volta secondi dietro ai Cosmos, con un ruolino di marcia di 19 vittorie ed 11 sconfitte. Nei play-off però ancora una volta lo scoglio del primo turno sembra rivelarsi insormontabile. I Los Angeles Atzecs eliminano i Washington Diplomats in doppio match per 3-1 e 4-3. Da ricordare gli attaccanti Alan Green con i suoi 16 goal e Joe Hovrath.Nel 1980 i Diplomats fortificano la loro rosa con l'acquisto dell'olandese Johan Crujff, e grazie anche ai suoi 10 goal, oltre i 25 dell'oramai affermato Alan Green, la franchigia di Washington si piazza al secondo posto della Eastern Division, con uno score di 17 vittorie e 15 sconfitte. Le presenze al botteghino lieviteranno fino a 19.205 paganti, una delle migliori medie spettatori della NASL. Superata la regular season i Diplomats incontrano i Los Angeles Aztecs. Il destino all'inizio sembra sorridere a Washington che batte Los Angeles per 1-0, ma al ritorno è Los Angeles che grazie agli shootout si impone per 2-1. Il mini game di spareggio darà definitivamente ragione agli Aztecs che batteranno i Diplomats per 2-0. Al termine della stagione i Washington Diplomats falliscono, ma i Detroit Express decidono di cessare le operazioni nel Michigan e decidono di spostarsi nella capitale facendo così risorgere i capitolini, ma la vita dei Diplomats, ora Dips, viene prolungata di appena un anno.
Nel 1981, i nuovi Diplomats falliscono dopo un terzo posto fallimentare nella Eastern Division con 15 vittorie e 17 sconfitte e mancata qualificazione ai play-off, ed una media spettatori di 12.106 presenti all'RFK Stadium.
Nel 1983 però alla città di Washington viene assegnato il Team America, un ambizioso progetto di trattare la nazionale USA come un club che avrebbe giocato nella NASL. L'organo ufficiale della NASL, il periodico Stadium Kicks commenta così la nascita della squadra: “Un sogno impossibile è diventato realtà “. A dispetto delle tribolazione e delle selezioni il Team America non è più teoria ma realtà . L'audace ed innovativo progetto è una novità assoluta che potrebbe fare da apripista in tutto il mondo. La NASL auspica che sia così visto che l'idea ha due fondamentali ragioni, creare una squadra che attiri gli sportivi e potenziare il nucleo della nazionale Usa così che possa concorrere ed essere competitiva nelle competizioni internazionali. Il presidente della NASL Howard Samuel ha detto in proposito "Credo che una nazionale Usa competitiva sia essenziale per la crescita del soccer nel nostro paese, e penso che sia importante enfatizzare che questo non è il Team NASL ma il Team America, che cercherà di qualificarsi per i Mondiali del 1986".
L'idea della nazionale trattata come un club non è nuova ma finora nessuno aveva avuto il coraggio di realizzarla. Nella maggior parte dei paesi la nazionale è una sorta di All Stars con giocatori presi dalle varie squadre che giocano una dozzina di amichevoli l'anno ed eliminatorie quando si tratta di qualificarsi a competizioni internazionali. A volte in una nazionale vi è un nucleo di giocatori che vengono da una squadra come il Portogallo del 1966 aveva in formazione giocatori prevalentemente provenienti dal Benefica e l'URSS degli anni '70 è stata in larga parte composta dal nucleo della Dinamo Kiev.Ma una nazionale che abbia giocato come club non è mai accaduto. Alan Merrick, inglese trapiantato negli Usa ha sintetizzato così:"Scommetto che ogni nazionale vorrebbe avere questa opportunità , sarebbe la cosa ideale per molte nazionali e credo anche altri ci abbiano pensato, ma poteva accadere solo in America".
L'idea era germinata nella testa dell'ex commissioner Phil Woosnam, ma anche lui sapeva che bisognava aspettare il momento adatto. Woosnam ricorda "Ci avevo pensato, e se ne era già discusso ma ho capito che il momento era giunto solo dopo essere tornato dalla Spagna dopo la Coppa del Mondo '82. Quando ho visto l'impatto che l'avvenimento aveva sulla gente e la copertura televisiva imponente. Ho capito allora che era il momento per un maggior coinvolgimento del soccer usa sul palcoscenico mondiale. Un'altra ragione per la quale sentivo che era giunto il momento è perché il livello dei giocatori americani è cresciuto moltissimo negli ultimi due tre anni,non penso che cinque anni fa sarebbe stato possibile, ma ora il talento c'è e la maggior parte dei giocatori ha ancora una vita sportiva davanti". Il problema era secondo Samuel, "unire la famiglia del soccer" il che voleva dire non solo convincere i club della NASL, l'associazione calciatori e i giocatori stessi, ma ottenere la collaborazione della USSF e delle altre leghe professionali come la MISL e la ASL, nella situazione del soccer usa che spesso è stato funestato dalla faziosità , con più leghe in guerra tra loro per arrivare al proprio scopo. Ma pazientemente Woosnam ha seguito il suo sogno lottando contro l'impossibile. "Discutemmo internamente della questione per un po',era una novità assoluta, un qualcosa che per certi versi rompeva completamente col passato, ma tutto fu portato avanti con la convinzione che credevo che i poteri forti avrebbero supportato l'idea. Il punto di svolta fu quando recatomi alla Anheuser-Busch (multinazionale della birra -ndr-) lasciai casualmente il progetto sul tavolo del presidente Dennis Long chiedendogli cosa ne pensasse, e alla sua risposta più che positiva, Howard Samuel cominciò a lavorarvi. Non bisogna dimenticare che aveva assunto la carica di commissioner della NASL da appena un mese e ancora doveva finire di ambientarsi. Non fu un passo drammatico ma fu comunque un grande passo".
La mossa successiva di Woosnam fu quella di presentare il progetto ad una riunione di lega tenutasi il 9 Settembre 1982 in concomitanza del World All Star Game, per finanziare l'UNICEF. Woosnam asserì "La partita per l'UNICEF fu un enorme ritorno di immagine per il soccer negli Usa, e provò che in nord america c'era un forte interesse per il nostro sport. E se -come dicono- la Colombia si dovesse ritirare dall'organizzare i Mondiali 1986, gli Usa si sentirebbero coinvolti come possibile sostituto. E senza una nazionale competitiva sarebbe difficile poter avere reali possibilità di vedersi assegnata l'organizzazione della Coppa del Mondo.Per noi organizzare la partita di beneficenza per l'UNICEF è stata la maniera di dimostrare al mondo che gli Usa sono pronti per organizzare una manifestazione calcistica di alto livello, ora bisognava costruire la squadra. La prima cosa da fare fu dare vita al progetto coinvolgendo la NASL in primis,poi la USSF e le altre leghe."
Il progetto incontrò non poche opposizioni, facendo così slittare la data per le convocazioni fissata in Dicembre, in un clima di apprensione generale. La data fu spostata per il 1 Febbraio 1983 a Tampa Bay, ma ancora una volta l'appuntamento dovette essere rimandato anche a causa del poco tempo lasciato ai giocatori per decidere se unirsi o meno al Team America. Alla fine le selezioni si tennero il 7 Febbraio all'Università di Tampa, con il rischio di dover posticipare il progetto all'anno successivo. Anche i finanziatori del progetto cominciavano ad avere delle riserve, e Robert K. Lifton ricorda così il suo pessimismo iniziale: "Uscii dall'ufficio di Samuel dopo avergli detto che non se ne sarebbe fatto nulla. E poi come poteva un manager a digiuno di soccer diventare presidente di una squadra? Subito dopo però compresi che il Team America non era una squadra, bensì LA squadra, la maniera per dimostrare al resto del mondo che noi americani possiamo giocare bene a calcio quanto loro. Spendiamo milioni di dollari per armi nucleari e propaganda, e nonostante tutto non riesco a pensare ad un mezzo migliore per spiegare le proprie ragioni di una squadra di calcio vincente. Penso che la maggior parte della gente non capirà la fatica fatta per mettere da parte egoismi ed interessi particolari in modo da poter rendere possibile tutto ciò". La mossa successiva fu la ricerca di un allenatore di esperienza internazionale ma che allo stesso tempo fosse a conoscenza della realtà del soccer usa. La scelta cadde su Alketas Panagoulias, ex CT-per un decennio- della Nazionale greca e vincitore di un titolo nazionale con l'Olympiakos, ma con esperienza negli Usa come allenatore nella German-American League di New York nella seconda metà degli anni '60. Panagoulias disse con un sorriso:"In Grecia molte persone mi han detto che sono pazzo a tornare qui, ma mi piacciono le sfide e questa è la sfida più importante della mia carriera di allenatore. Nessuno deve dimenticarsi che questo club rappresenterà anche la Nazionale, ed è questo il nostro scopo principale. Al momento abbiamo dei problemi coi giocatori, sappiamo che sono esitanti, ma vogliamo far capire loro che l'essere stati scelti per il Team America è la più alta onorificenza della loro carriera. Abbiamo cercato di enfatizzare che non erano stati acquistati da un nuovo club ma che erano stati convocati per la Nazionale".
Questo concetto avrebbe creato non pochi problemi. Con la possibilità di sottrarre ad ogni team della NASL solo tre giocatori, Panagoulias dovette spesso rinunciare a calciatori importanti perché aveva già usufruito della quota. Sarebbero poi stati convocati per le qualificazioni o no? E che dire di Rick Davis, che una volta selezionato ha deciso di dare forfait, o di Mark Peterson e Jeff Stock, che non si sono nemmeno presentati alle convocazioni? Sono banditi dalla nazionale a causa della decisione di rimanere con le proprie squadre? Woosnam dice no ma Panagoulias insiste che la nazionale Usa sarà costruita esclusivamente sulla rosa del Team America. Molti giocatori avevano dubbi ma Panagoulias riuscì a convincere molti di loro in poco tempo. L'ex Cosmos Jeff Durgan afferma "E' una persona positiva. Un bravo allenatore ma questo conta solo per la metà . Quello di cui la squadra ha bisogno è della fiducia in se stessa, il sapere che giocheremo nella nostra lega nazionale contro tutti quegli stranieri che si credono migliori di noi e pensano che noi americani non sappiamo giocare". Panagoulias si aspetta risultati in tempo breve. "Vincere è importante ma non per le solite ragioni. Al momento non soffriamo di eccessive pressioni perché ognuno ha già preparato le scuse. Sono tutti americani, hanno lasciato le proprie squadre, ci vuole tempo per l'affiatamento e via discorrendo. Ma io spero nel successo sia per i giocatori sia per chi crede in questa idea. E' un concetto unico. Conosco i problemi di una nazionale, li ho avuti in Grecia per dieci anni. E' una gran cosa poter lavorare tutti i giorni con la nazionale, è in questo che risiede la novità assoluta. L'unica cosa che manca a questi ragazzi è l'esperienza internazionale, ed il problema è appunto creare una squadra con esperienza di un certo livello, così non avranno paura ad affrontare le nazionali più titolate. E' quello che ho cercato di fare anche in Grecia, ottenendo pure alcuni buoni risultati. Prima del mio arrivo era impensabile che la Grecia potesse giocare contro Italia, Brasile o Germania Ovest. Ma ho insegnato ai miei ragazzi che anche se a volte gli avversari possono essere superiori, il calcio è anche lotta e desiderio. In più aggiungo che gli atleti americani sono più istruiti, più gestibili e meglio preparati fisicamente".
Il suo concetto del Team America è una squadra di eroi ma non di stelle. "Sono realmente stufo delle prime ballerine. Il calcio oggi vuol dire lavorare duro. Creeremo degli eroi, ma questo avverrà naturalmente". Il Team America è così arrivato ai nastri di partenza. Ci sono ancora domande non risposte ma perlomeno l'idea è diventata realtà . Ha detto Woosnam: "Credo ciecamente che questo sport abbia tutte le credenziali per diventare lo sport principale anche in questo paese. Posso esserci le World Series, può esserci il Super Bowl, ma nulla può superare l'emozione di una finale di Coppa del Mondo, e non è così impossibile come alcuni possono immaginare. La piccola Olanda era una nazionale mediocre nei primi anni '60, ma poi prima tramite l'Ajax, poi a livello di nazionale sono cresciuti raggiungendo due volte la finale, nel 1974 in Germania e nel 1978 in Argentina. E qui ci sono tanti talenti che ancora non sono stati scoperti, il Team America darà la chance ai giocatori americani di mettersi in mostra e svilupparsi in tutti gli aspetti del gioco. Crescere vicino ad alcuni dei più grandi campioni è stato di grande aiuto per i giocatori americani, ma ora devono imparare a camminare con le proprie gambe. A volte questi giocatori non riescono ad esprimere il loro potenziale perché finiscono a fare i portatori d'acqua per le star straniere. Alcuni di loro hanno la chance di diventare anche loro delle star ma questo non accade se non diventano essi stessi punti di riferimento invece che ricercarlo altrove. Alcuni dei migliori giocatori internazionali hanno meno tecnica di quanta ne abbiamo noi nella NASL,ma hanno classe ed esperienza, questa è la differenza". Woosnam aggiunge ancora :"Non conosciamo ancora le potenzialità ed i limiti dei nostri calciatori. E ce ne sono molti altri fuori di qua,alcuni dei quali eccitanti, creativi, che aspettano solo di essere scoperti e cresciuti". Woosnam aggiunge anche che se il progetto fosse stato portato avanti già dopo la Coppa del Mondo 1978, forse oggi la NASL navigherebbe in acque migliori :"Se avessimo cominciato allora, penso che avremmo potuto continuare quello che Pélé aveva cominciato, senza dover fare passi indietro come è invece accaduto con la perdita di più franchigie, cosa che è stata male interpretata e vista come un limite dal punto di vista del gioco, mentre invece i problemi sono di natura economica. La situazione finanziaria è disastrata, ma non il livello di gioco, che anzi continua a crescere." Ora gli appassionati del soccer scommettono sul Team America ed il suo alter ego, la nazionale Usa, sperando in una nuova primavera del soccer“. Conclude Woosnam:" Guardate cos'è successo con l'arrivo di Pélé, ha creato un sogno grazie alla sua immensa classe ed il suo carisma. Oggi nel mondo non c'è nessun giocatore che possa fare altrettanto, ma pensiamo che il Team America possa farlo."
Purtroppo nonostante i proclami e l'ottimismo il Team America terminò il campionato sul fondo della classifica della Southern Division, fallendo clamorosamente il traguardo dei play-off, con una media spettatori che si attestò, nonostante il pessimo andamento della squadra a 12894 presenze.
Al termine della stagione il Team America venne ritirato, e di calcio professionista a Washington non se ne parlò più fino al 1988, quando nella terza ASL concorrono addirittura due squadre della capitale, i Washington Stars nella Northern Division ed i riformati Washington Diplomats nella Southern Division. I nuovi Diplomats nel loro primo anno di vita si piazzano secondi nella Southern Division dietro ai Fort Lauderdale Strikers, con una media di 10 vittorie e 10 sconfitte, e nei play-off si sbarazzano dei New Jersey Eagles vincendo in casa per 4-1 ma soccombendo in trasferta per 1-0. Il mini game però darà ragione ancora una volta ai Diplomats che ancora una volta vincono per 4-1. Nella doppia finale i capitolini sconfiggono gli Strikers di Fort Lauderdale per 4-3 e 3-2, riuscendo così a vincere un titolo per la prima volta nella loro storia, cosa mai riuscita nella NASL. I giocatori da ricordare sono il portiere Keith Lenert e gli attaccanti Leonel Suazo e Joaquim Canales. I cugini Washington Stars invece si piazzano terzi nella Northen Division con 11 vittorie e 9 sconfitte ma per loro niente play-off. Tra i giocatori annoverati spiccano i nomi dell'attaccante Scott Snyder e del portiere Neil Cowley.
Nel 1989 lo scenario si inverte e sono i Washington Stars con 14 vittorie ed 8 sconfitte a centrare i play-off arrivando primi nella Northern Division, mentre i Diplomats , con 11 vittorie e 9 sconfitte si piazzano al terzo posto della Southern Division e mancano i play-off. Il sogno dei Washington Stars però si infrange al primo turno contro Fort Lauderdale (vincitrice del campionato) per 3-1 sia in casa che in trasferta. Da ricordare nella stagione 1989 sono ancora una volta Neil Cowley e Scott Snyder dei Washington Stars ma anche John Kerr Jr, figlio di quel John Kerr che aveva giocato nei Cosmos. Nei Diplomats invece spiccano i nomi di Leonel Suazo ma anche di Jean Harbor e Marcello Bauza in attacco, seguiti dal difensore Ronald Simmons e dal centrocampista Michael Brady.
Nel 1990, in una APSL che fondendo la ASL con la WSA cercava di ricreare un campionato nazionale che mancava negli Usa dal 1984, i Washington Stars finiscono penultimi nella North Division con 7 vittorie e 13 sconfitte, peggio va ai Diplomats nella South Division che finiscono ultimi con 5 vittorie e 15 sconfitte. Al termine del campionato entrambe le squadre falliscono.
Nel 1994, con la nascita ufficiale della MLS viene dato l'annuncio che nei primi sette club dei dieci che comporranno l'imminente lega pro soccer ci sarà una squadra nella capitale. L'annuncio ufficiale verrà dato il 17 Ottobre 1995 durante l'avvenimento "MLS Unveiled" dove vengono per la prima mostrati gli stemmi, i colori, i nomi delle squadre e comunicate le formazioni. Nascono così i Washington DC United, la squadra che fin'ora ha vinto di più nella MLS.