Preki è alla sua 1ª panchina in assoluto: i Chivas si confermeranno?
Dopo le preview su DC United e Houston Dynamo, in anticipo sui tempi ma obbligate visti gli impegni in Champions' Cup, riprendiamo il nostro viaggio all'interno delle squadre MLS che si stanno attrezzando per affrontare al meglio la stagione. Oggi è il turno dei CD Chivas USA.
La 2ª squadra di Los Angeles è reduce da una stagione dove i miglioramenti rispetto all'anno precedente hanno superato le più rosee previsioni. Può sembrare una frase fatta, ma guardiamo le cifre: raggiunti i play-off 2006 (usciti per mano di Houston, poi laureatasi campione) rispetto all'ultimo posto del 2005; 43 punti nel 2006, contro i soli 18 del 2005; ben 10 vittorie contro le appena 4 del 2005, e una differenza reti attiva (+3) contro il passivo da tregenda (-36) della stagione precedente.
Tutto questo nello stesso anno in cui i "cugini" Los Angeles Galaxy, per la 1ª volta dalla nascita della MLS, sono rimasti fuori dai play-off (per di più con lo scudetto sul petto); insomma, ce n'è abbastanza per considerare i Chivas la squadra-rivelazione del 2006.
Il prossimo passo è dunque migliorare la stagione appena passata; in termini di risultati, questo significa arrivare almeno alle Semifinali (da quest'anno è abolito il discorso di appartenenza alla Conference nei play-off, per cui non parliamo più di Finali di Conference); dal punto di vista tecnico, invece, vuol dire raggiungere un perfetto (o quasi) equilibrio, saper bilanciare la fase offensiva e quella difensiva, ma prediligendo soprattutto la prima.
In Nord America lo spettacolo viene sempre privilegiato rispetto al risultato e per il calcio il discorso non è diverso; però è certamente più difficile da applicare rispetto agli altri sport di squadra. L'anno scorso l'allenatore dei Chivas Bob Bradley era riuscito ad unire in maniera più che soddisfacente questi 2 aspetti e questa è una delle ragioni dei miglioramenti della squadra.
Un allenatore competente non baste di certo, però, per produrre una campagna così scintillante, alla fine chi va in campo sono i giocatori e nella L.A. biancorossa ce ne sono alcuni davvero scintillanti: Jonathan Bornstein (centrocampista-attaccante di fascia, Rookie Of The Year, 6 gol e 4 assist in 32 gare); il ragionatore di centrocampo, l'altro rookie Sacha Kljestan (neppure un gol ma ben 7 assist serviti in 32 partite); Ante Razov, nativo di L.A., punta che ha segnato 14 gol e servito 8 assist in 28 partite; Jesse Marsch (30 gare con 2 gol e 3 assist, ma quello che si chiede a Marsch è una presenza "di peso" in mezzo al campo); e un'autentica istituzione del calcio mondiale: "El Emperador", al secolo Claudio Suarez, 38enne nazionale messicano che l'anno scorso ha giocato con i Chivas 20 gare segnando 6 gol e servendo un assist, cosa che per un difensore non è davvero male.
Quest'anno però Bob Bradley non sarà seduto sulla panchina dei Chivas: è diventato il coach della Nazionale maggiore, che deve ripartire alla ricerca di competitività dopo la debà¡cle ai Mondiali tedeschi e dopo la telenovela Klinsmann sì-Klinsmann no.
Il posto di Bradley è dunque occupato oggi da Preki, ossia Predrag Radosavljevic, istituzione vivente del soccer americano se ne esiste una: ha giocato tutta la sua carriera MLS nelle file dei Kansas City Wizards (se si esclude una parentesi ai Miami Fusion nel 2001) e si è ritirato alla fine della stagione 2005, all'età di 42 (!) anni.
Sarà in grado lo slavo di mantenere il buon livello di gioco e di risultati ottenuti dal suo predecessore? Nessuno può saperlo, certo è che Preki è alla sua 1ª esperienza in assoluto su una panchina e forse per i Chivas un uomo di maggiore esperienza avrebbe potuto essere una soluzione più sicura.
Ma non siamo Cassandre, e a Preki auguriamo di riuscire a mettere in pratica e tradurre sul campo le proprie idee di allenatore; in questo sarà aiutato da tutti i giocatori che lo scorso anno hanno vestito la maglia dei CD Chivas.
Detto di Bornstein, Kljestan, Razov, Marsch e Suarez, dobbiamo rilevare come anche il resto della rosa non abbia subito variazioni di rilievo: così in porta troviamo ancora Preston Burpo e il giovane Brad Guzan. quest'ultimo in realtà scalpita per giocare con più continuità (fu 2ª scelta assoluta nel SuperDraft 2005), ma un maestro come Burpo, proveniente dai Seattle Sounders della USL non può che aiutarlo a migliorare.
La difesa è certamente il reparto dove i Chivas hanno aggiunto maggiori risorse: accanto al già citato Suarez, troviamo Carlos Llamosa e Orlando Perez, che viaggiano tutti ben oltre la trentina d'anni: ecco perché si è reso necessario un rimpolpamento e ringiovanimento della rosa.
Lawson Vaughn è stato promosso ufficialmente in 1ª squadra dopo 17 gare dello scorso anno; ha 23 anni e pur provenendo dal Supplemental Draft ha dimostrato di poter fare la squadra. Stessa cosa dicasi per Jason Hernandez: venuto via da New York dopo la sua stagione da rookie, a L.A. ha trovato una dimensione più adatta a lui e l'anno scorso ha giocato ben 29 gare. È arrivato il romeno Alex Zotinca dai Wizards, elemento di sicuro rendimento, a disagio se schierato a zona ma ottimo marcatore se applicato a uomo. Inoltre dall'adidas generation è arrivato Eder Robles, 19enne terzino/centrale di sicuro avvenire.
A centrocampo, detto di Kliestan e Marsch, il valore aggiunto è certamente Amado Guevara, appena arrivato da New York, dove pur giocando una buona stagione (8 gol e 5 assist in 28 partite) non è mai riuscito a stabilire un buon rapporto con la nuova dirigenza; i Chivas per averlo hanno ceduto ai red Bulls il loro spot destinato ad un designated player, ossia un giocatore acquisibile con la Beckham rule.
Questo è il vero rebus dei Chivas versione 2007: Guevara è un giocatore talentuosissimo, che ha dei colpi imprevedibili e fa ammattire le difese avversarie quando è in giornata; il suo più grande problema è la continuità , la tenuta mentale: quando ha la luna storta è come giocare con un uomo in meno, e questo può condizionare non poco la stagione dei Chivas, anche perché è un tipo estremamente suscettibile e mal si adatta alle esigenze della squadra.
Al suo fianco un giocatore come Kljestan può crescere moltissimo sotto il profilo tecnico, ma paradossalmente dal punto di vista tattico e della lettura delle situazioni Guevara avrebbe molto da imparare dallo stesso Kljestan, pur se giovanissimo.
Non dimentichiamo inoltre che a L.A. è appena arrivato l'attaccante cubano Maykel Galindo; un'altra addizione importante per la fase offensiva della squadra, ma che mette Preki in una situazione delicata, e soprattutto lo costringe a disporre tatticamente la squadra con un'attenzione ancora maggiore.
Infatti con Guevara in campo uno tra Razov, Bornstein e Galindo rischia di essere di troppo; e volendo tenerli in campo tutti e 3 è necessario sottrarre un muscolare (Marsch? Francisco Mendoza, le cui sgroppate in mezzo hanno permesso spesso ai Chivas di tenere alto il baricentro e non essere mai in inferiorità numerica a centrocampo?).
Il rebus non sembra essere di facilissima soluzione, e non sappiamo se Preki sarà in grado di trovarne la chiave. Non sappiamo ancora con quale modulo tattico schiererà la squadra, ma visti gli uomini a sua disposizione saremmo tentati di azzardare un 4-3-3, con Guevara, Razov e Galindo sulla stessa linea.
Questo si riflette sui risultati: ripetere la stagione dello scorso anno sarà possibile? Sì, ma tutti dovranno remare nella stessa direzione e in ogni caso i Chivas non saranno più una sorpresa; le altre squadre ne avranno molto più rispetto, a cominciare dai Galaxy che vorranno vendicare la stagione disgraziata dello scorso anno.
A Los Angeles quest'estate farà davvero caldo…
alla prossima!!