Bruce Arena, Gooch Oniewu e Josh Woff, passato e futuro della Nazionale USA
Era il migliore dei tempi, era il peggiore dei tempi. Questa frase di Dickens è quella che forse meglio si adatta al momento attuale del soccer USA. Ed essendo inizio anno, è il momento più giusto per cercare di analizzare le questioni che si porranno già da domani, visto che il 4 gennaio la Nazionale USA guidata dal nuovo coach Bob Bradley si riunirà per la prima volta dopo i Mondiali in preparazione al match con la Danimarca del 20 gennaio 2007.
Gulati, Bradley e Klinsmann
L'arrivo di Bradley sulla panchina che era stata di Arena come sappiamo è stato abbastanza controverso. Si è passati dal possibile/probabile arrivo di Jurgen Klinsmann, che avrebbe probabilmente avviato la Nazionale verso una nuova era, consentendo ai fansi di poter iniziare a guardare seriamente in avanti senza doversi rigirare per ricordare la storica impresa dei quarti di finale ai Mondiali 2002, mettendosi così alle spalle l'era-Arena.
Gli USA non sono ancora lontanamente vicini ai livelli di Italia, Francia, Argentina o Germania. Il capitano Claudio Reyna ha sintetizzato perfettamente la situazione all'indomani della sconfitta per 2-1 contro il Ghana ai Mondiali, dicendo che "gli USA sono una piccola nazione dal punto di vista calcistico". Recentemente sono emersi alcuni ottimi giocatori (vedi Clint Dempsey e Bobby Convey), ma alcuni grandi speranze sembrano svanite (John O'Brien innanzitutto) e altre sono da molto in mezzo al guado (DaMarcus Beasley).
La CONCACAF è una confederazione di livello scarso. Avere una squadra molto forte nella CONCACAF e quasi come avere una splendida macchina tuta pulita in una discarica. Non è importante quanto sia belle la tua macchina, perché sarà sempre circondata da spazzatura. È l'aver realizzato questo concetto che ha probabilmente portato la USSF ad accettare l'invito alla Copa America, che riterrà nel luglio 2007, da parte della COMNEBOL, la confederazione sudamericana.
Il tempo per riprendersi è quindi poco. Certamente le scelte del presidente della federazione Sunil Gulati non sono di grande aiuto. Entrato in carica ad inizio 2006, la sua prima spedizione mondiale non è stata un granché (eufemismo), anche se la decisione di non confermare Bruce Arena è stata probabilmente giusta. Discutibile quella di chiamare, per giunta ad interim il coach dei Chivas USA, Bob Bradley, per quanto Coach of the year 2006. Insomma, ci si voleva lasciare alle spalle Bruce Arena e si chiama uno che è stato suo allievo e che probabilmente sarà il primo a cui telefonerà in caso di problemi. Del resto lo ha fatto anche prima di accettare. E non è che l'arrivo di Peter Nowak, nominato secondo di Bradley e a capo dell'Under 23 olimpica, migliori la situazione, anzi va a depauperare la MLS di un altro buon tecnico, dei pochi, insieme a Bradley.
La domanda da porsi è certo se sarà proprio Bradley a rimanere sulla panchina USA fino ai Mondiali di Sudafrica 2012. Il papà del bravo centrocampista Michael Bradley, oggi agli olandesi dell'Heerenveen, avrà poco tempo per dimostrare di avere le adeguate doti tecniche e di leadership, a cominciare dai due match amichevoli contro la Danimarca e, principalmente, contro il grandi rivali del Messico il prossimo 7 febbraio. Oppure Gulati cederà alle spinte popolari per avere un CT di alto livello. La decisione dovrebbe arrivare in primavera. La motivazione, ha detto Gulati, è che alcuni dei contattati hanno il contratto in scadenza e giugno e quindi chiudere prima un accordo e annunciarlo potrebbe essere imbarazzante. I nomi più pubblicizzati al momento sono quelli del portoghese Carlos Queiroz (ex MetroStars e Real Madrid e oggi secondo di Alex Ferguson a Manchester), del francese Gerard Houllier (Lyon, ma prima 6 anni al Liverpool) e, ultima notizia, dell'inglese Chris Coleman del Fulham, grande apprezzatore dei calciatori americani (al Fulham giocano Brian McBride, Carlos Bocanegra e fra poco Clint Dempsey). La situazione comunque non è ottimale per nessuno. Per Bradley, perché in pratica delegittimato e poco considerato anche in caso di conferma. Per il nuovo CT, che si troverebbe a prendere una Nazionale che conosce poco alla vigilia di due appuntamenti importanti come la Copa de Oro della CONCACAF (dove gli USA debbono difendere il titolo e che va vinta per assicurarsi un posto in Confederation Cup 2009) e la Copa America. Per la squadra, che vive nell'incertezza di chi sarà la guida. Ma chi ne esce peggio di tutti, per come ha gestito la questione è sicuramente Gulati. Comunque, speriamo bene. Per fortuna, dal punto di vista tecnico non si sono viste grosse regressioni, e l'ottimo rendimento degli Yanks Abroad sembra dare buone speranze per il futuro. Il come sarà gestito quest'anno potrebbe segnare i successi o i fallimenti della corsa verso il Sudafrica.
C'è anche la questione, molto sentita dai tifosi americani, della supremazia continentale. Dopo anni di prevalenza degli USA rispetto al Messico, questi, con l'arrivo di Hugo Sanchez in panchina e la crescita di giovani che giocano in Europa quali Pavel Pardo, Ricardo Osorio, Carlos Salcido e Francisco Fonseca, che si sono andati ad aggiungere all'ottimo Rafael Marquez del Barcellona, cercherà sicuramente di riprendersi il posto che gli è appartenuto per decenni.
Umili proposte per la Nazionale
Prendere prima possibile un coach straniero. L'ideale a questo punto sarebbe l'argentino José Pekerman, grande scopritore di giovani, se imparasse l'inglese però. Giovani che dovranno andare pian piano a sostituire quella che è stata definita la "golden generation" del soccer USA. Ma bisognerà dar loro spazio anche nelle occasioni importanti, specie dopo che McBride, Eddie Pope e Reyna hanno rinunciato alla Nazionale. Effettuare subito una scelta netta per il portiere. Kasey Keller è reduce da un ottimo mondiale, nonostante i 37 anni. Potrebbe essere ancora ottimo per questo duro anno, ma se Tim Howard deve essere lanciato questo è il momento. Infine, giocare molte più amichevoli in Europa e contro Nazionali forti. Tra i veterani ritroveremo Steve Cherundolo, candidato a diventare capitano (lo è anche dell'Hannover 96, in Bundesliga). Anche Oguchi Onyewu, US Atlete of the year 2006, che pare prossimo ad un passaggio al Real Madrid ha carisma e leadership adeguate, pur essendo più giovane. Infine, ci sarebbe Landon Donovan, che prima o poi dovrà decidere dimostrare se davvero è un grande giocatore. Oppure forse gli USA dovranno iniziare a pensare di andare oltre uno che quasi mai si assume le responsabilità del suo ruolo. Dal punto di vista tecnico, sicuramente la sostituzione di McBride è quella più complicata. Nella MLS ci sono ragazzi dalle ottime qualità (Brian Ching e Taylor Twellman), ma nessuno dei due si è ancora misurato ad ai livelli più alti. Di Eddie Johnson, che sembrava il candidato naturale alla successione, si sono purtroppo le tracce dopo il fallimento ai Mondiali e il mancato passaggio in Europa.
E Freddy?
C'è poi il grande interrogativo, sia per la Nazionale che per la MLS: Che ne sarà di Freddy Adu? Il suo recente passaggio al Real Salt Lake, dopo un periodo di allenamento al Manchester United, ha colto quasi tutti di sorpresa. Ma forse è la cosa più giusta che gli potesse succedere al momento. Adu, oltre a doversi ancora costruire nel fisico, ha la necessità di metersi alla guida di una squadra giocando dietro alle punte, che è il suo ruolo naturale. Ai D.C. United era chiuso dall'argentino Christian Gomez (MVP 2006), mentre al RSL avrà la possibilità di far vedere chi è, rifornendo punte del livello di Jeff Cunningham (Capocannoniere 2006) e Jason Kreis (MLS top scorer di sempre), in una squadra che nella seconda parte della stagione scorsa ha dato ottima prova di sé. La sua esplosione è fondamentale anche per la Nazionale. Adu non è e non sarà un Zico, ma sicuramente ha le potenzialità tecniche per diventare un ottimo giocatore, anche se prima, magari tra un anno o due, dovrà passare per l'Europa per completare la sua formazione. Possibilmente seguendo il percorso di due campioni come Ronaldo e Ronaldinho, che prima di esplodere si sono completati in campionati buoni ma non difficilissimi, come la Eredivisie olandese (al PSV Eindhoven) e la Ligue 1 francese (al Paris St. Germain). La pretesa di Freddy di sbarcare in Premier League o in Serie A, per le quali non è assolutamente pronto, potrebbe bruciarlo irrimediabilmente.
La "designated player" rule
Arrivando così alla MLS, la problematica maggiore sarà andare oltre Lamar Hunt, "patrono" del calcio USA deceduto poco tempo fa. Bisognerà quindi se e quali "stelle" arriveranno nella MLS. L'adozione della regola del "designated player" nella Major League Soccer ha infatti aperto la strada all'arrivo di grandi nomi. Ma probabilmente solo le franchigie di grandi mercati (NY, Los Angeles, forse D.C.) se ne avvarranno per ora. Fino ad oggi David Beckham, Luis Figo e Ronaldo sono stati i nomi più spesso menzionati tra i possibili arrivi. Altri, di livello minore, per ora hanno preferito indirizzarsi ai soldi asiatici (vedi Paulo Wanchope in Giappone) o di casa propria (il messicano Jared Borgetti, dal Bolton all'Arabia Saudita e oggi al Cruz Azul). Dagli acquisti che verranno fatti potremo capire quanto voglia c'è da parte dei vari proprietari (visto che oltre i $400.000 l'ingaggio sarà a carico dei singoli team) di costruire grandi squadre e che capacità hanno quando si tratta di andare a scegliere buoni giocatori all'estero, affrontando la concorrenza mondiale.
Lo Youth Development Program
Molto importante sarà quest'anno l'avvio della MLS player development initiative. Persasi nel rumore che ha circondato l'approvazione della "designated player" rule, credo invece che il progetto di sviluppare dei veri e propri settori giovanili (dall'Under 14 all'Under 20) sia una vera e propria rivoluzione per la MLS. Infatti, i giocatori che cresceranno all'interno dei settori giovanili, residenti dell'Home Territori di riferimento del team, saranno di proprietà dei team stessi, e non della lega come oggi. Al momento solo i Red Bulls hanno un programma in corso. I D.C. lo hanno appena avviato, anche tramite la nomina di John Maessner a Director of Youth Development, mentre gli altri club si stanno muovendo. Vedremo quante risorse i club decideranno di investire, anche perché i giovani cresciuti in casa potrebbero diventare fonte di entrate dei singoli club, non come adesso, che i soldi per la vendita di un Clint Dempsey vanno alla MLS nel suo insieme.
Future espansioni
Ultima questione, che pare appassionare molto i fans della MLS e molto importante in termini di sviluppo per la lega, è quella relativa alle possibili espansioni. Il sucesso degli Houston Dynamo e il grande rumore che si sta sviluppando intorno all'esordio del Toronto FC, fa della scelta della città che entrerà nella MLS uno degli argomentri al centro delle discussioni. Come scritto su Playitusa in un recente articolo, Atlanta, Cleveland, Milwaukee, New York, Philadelphia, Rochester, San Diego, San Jose, Seattle e St. Louis sono i 10 mercati (perché è in quest'ottica ch la MLS ragiona) più spesso accostati alla scelta della MLS. Cleveland (che ha appena visto nascere i Cleveland City Stars nella USL) e Philadelphia sembrano forti, mentre Seattle rimane la candidata più forte della West Coast. Non bisogna poi dimenticare il possibile ritorno di San Jose e dei suoi Earthquakes, chiusi nel 2005 ma che potrebbero tornare già tra un anno. Tutto, come sempre, dipende da investitori e stadio. Come del resto per Kansas City e Salt Lake, le cui vicende relative agli impedimenti sulla strada della costruzione di un Soccer Specific Stadium fanno pensare nubi oscure sul futuro delle due franchigie.
La MLS e il suo commissioner Don Garber, sanno quanto sia importante la scelta del team numero 14, perché se ben fatta dimostrerà che la lega è abbastanza in salute da poter sostenere le espansioni 15 e 16 previste entro il 2010.