Sunil Gulati, presidente della USSF. Tanto rumore per nulla (o poco). Non ci avrà pensato troppo?
Dopo lunghe negoziazioni protrattesi per oltre cinque mesi, Jurgen Klinsmann non è il nuovo allenatore della Nazionale USA. Il presidente della USSF, Sunil Gulati, ha deciso di orientare la sua scelta sull'allenatore dei Chivas USA, Bob Bradley.
Il gioco si fa duro adesso per la Nazionale USA e per i suoi fan, ma anche a Klinsmann non è andata benissimo. Jurgen Klinsmann, CT della Nazionale tedesca agli scorsi Mondiali, dove ha raggiunto un ottimo terzo posto, ha infatti deciso di non allenare lo USMNT (United States Men National Team) nel quadriennio che porterà ai Mondiali del 2010 in Sud Africa. La sua scelta ha stupito e deluso non pochi fan negli Stati Uniti, dove lo si dava ormai come sicuro a sostituire Bruce Arena, da alcuni mesi ai NY Red Bulls, che era stato "dimesso" dalla federazione, lasciando la panchina vacante per alcuni mesi.
Preso atto della scelta di Klinsmann, Gulati ha velocemente nominato coach ad interim della Nazionale maggiore e dell'Olimpica Bob Bradley, ma è chiaro che il presidente della Federazione Americana è alla ricerca di un coach straniero che si liberi a fine stagione. Tra questi si fanno i nomi del francese Gerald Houllier, attualmente alla guida del Lione lanciatissimo in Champions League come in patria, e del portoghese Carlo Queiroz, ex Real Madrid e oggi secondo di Alex Ferguson a Manchester, oltre che ex MetroStars (nel 1996). Del resto fu proprio Queiroz nel 1997 a redigere il Q-Report, un documento sulle linee di sviluppo del soccer USA verso il 2010, che ha dato vita al programma Adidas Generation (in passato Project 40) e all'apertura del campo giovanile di Bradenton (FL). Ma il profilo perfetto per la Nazionale USA di oggi sarebbe stato probabilmente colui che tanto bene ha fatto negli ultimi due Mondiali sulla panchina di Corea del Sud prima e Australia dopo. Parliamo chiaramente dell'olandese Guus Hiddink, ma è probabile che le offerte della Federazione non potessero in nessun modo competere con i soldi che e la libertà d'azione che Hiddink riceve in Russia.
La scelta di Klinsmann di rinunciare alla panchina della Nazionale USA non è probabilmente legata a questioni di soldi, visto che Gulati e il tedesco hanno discusso i particolari del contratto per mesi. Non è certo da prendere in considerazione che vi potessero essere delle difficoltà relative ad un possibile cambio di stile di vita, visto che lui e la sua famiglia già vivono ad Orange County (CA). È probabile che la voglia di Klinsmann sia stata smontata dalla struttura con la quale avrebbe dovuto confrontarsi, con la linea di comando, si direbbe usando termini militareschi. O forse è stato anche il fatto che l'avventura cui stava andando incontro non è che si preannunciasse eccessivamente divertente. Immaginiamo per un attimo un professionista come l'ex centravanti dell'Inter aggirarsi per i college e le high school di tutti gli Stati Uniti o doversi trovare a discutere con una MLS che non è certo ancora il top dal punto di vista tecnico. Come ha sarcasticamente scritto il New York Times, il rischio vero era che a Klinsmann sarebbe toccato lavorare.
Infatti, il suo ruolo con la Nazionale USA avrebbe dovuto vedere un'attività ben maggiore rispetto a quella portata avanti negli ultimi due anni con la Nazionale tedesca, e per la quale, almeno fino all'inizio dei Mondiali, ha subito non poche critiche. La sua gestione del Nationalmannschaft vedeva infatti un largo uso di internet (contati via mail con staff, federazione e anche giocatori), satellite (per le partite di Bundesliga) e aerei (per arrivare in Germania in occasione delle partite e dei ritiri direttamente dalla California). Ma Klinsmann è uomo e tecnico intelligente, e sapeva che con gli USA non avrebbe potuto funzionare. L'America non è ancora in grado di offrire un Michael Ballack o un Sebastian Schweinsteiger, e più in generale, non consente certo una scelta vasta di giocatori come la Germania.
Forse in realtà Klinsamannavrebbe voluto ricevere pieni poteri, quelli che vengono assegnati ad un "grandee of the sport", nelle parole di Doug Logan, commissioner della Major League Soccer prima di Don Garber. Logan si riferiva a gente come Franz Beckenbauer e Michel Platini, icone del calcio tedesco e francese in grado di trasformarsi in deus ex machina nel calcio dei rispettivi paesi, sia in panchina che tra i ranghi dei dirigenti. Parliamo quindi qui di un vero e proprio possibile conflitto gestionale tra Klinsmann e Gulati. Con il primo che avrebbe voluto pieni poteri su tutta la macchina calcistica nazionale per poi delegarli ad altri collaboratori, ad esempio sull'olimpica o a seguire i giovani. Ma Gulati era alla ricerca di un coach che si assumesse le responsabilità e che seguisse tutto in prima persona, e secondo le linee stabilite dalla Federazione.
Bruce Arena, il cui contratto non è stato rinnovato dopo le due sconfitte e un pareggio (ma conto l'Italia campione) negli ultimi Mondiali, e oggi in panchina con i NYRB, ha dichiarato: "Non è un segreto il perché l'Italia è diventata Campione del Mondo. È principalmente grazie al fatto che ha un grande campionato. E come essa, la Germania, che ha la Bundesliga, o il Brasile, che spedisce i suoi giocatori nei migliori campionati del mondo". Secondo Arena quindi, il problema vero è la mancanza di un parco giocatori ampio da cui scegliere. Ed è vero, servono più giocatori di livello, e quelli che ci sono devono crescere, magari andando all'estero. Ma la vera questione è relativa a come il soccer troverà il modo di attirare a sé i migliori atleti del paese, che attualmente si orientano su altri sport, e come sarà in grado di integrare i milioni di ragazzi ispanici, che potrebbero dare nuova linfa al soccer USA.
Gulati ha dichiarato ieri in una conferente call con i giornalisti (cui abbiamo partecipato) che lui e Klinsmann sono rimasti in ottimi rapporti e che si son detti di sicuri di poter lavorare insieme un giorno o l'altro. Ha inoltre detto che continuerà a parlare con alcuni allenatori di base in Europa con i quali è in contatto e che potrebbero liberarsi a giugno. Questo vuol dire che l'incarico ad interim di Bradley potrebbe durare solo per le amichevoli con Danimarca (20 gennaio) e Messico (7 febbario), e forse per un'altra.
Bob Bradley, 48 anni, padre di quel Michael Bradley che fece esordire nei MetroStars e che tanto bene sta facendo con gli olandesi dell'Herenveen, molto carinamente ha detto che Glenn Myernick, l'assistant coach di Arena deceduto lo scorso 8 ottobre sarebbe stato un ottimo candidato per il posto. Bradley è stato contattato da Gulati giovedì, non appena saputo del rifiuto di Klinsmann, e ha avuto solo pochi minuti per decidere se lasciare i Chivas USA, peggior squadra della MLS 2005 che quest'anno è arrivata sino ai playoff anche grazie all'ottimo lavoro svolto da Bradley. La prima persona cui Bradley ha chiesto consiglio al momento dell'offerta di Gulati è stato proprio Arena, che gli ha consigliato di accettare l'incarico, seppur ad interim.
Gulati ha chiuso la call con i giornalisti parlando ancora una volta di "raggiungere il prossimo livello" per il soccer USA, ma non si vedono all'orizzonte i Diego Maradona o i Roberto Baggio, e per ora i vari Freddy Adu e Landon Donovan non sono certo abbastanza. Uno come Klinsmann sarebbe probabilmente riuscito ad ottenere risultati, essendo anche un ottimo conoscitore della mentalità americana, ma il punto è che forse non voleva abbastanza l'incarico. La cosa buona è che quantomeno si è fatta (un po' di) chiarezza. È tempo di guardare avanti.