Che bella l’America del calcio

Matias Donnet, dal Boca Juniors ai D.C. United con grande entusiasmo

Il centrocampista Matias Donnet giocava fino a poco tempo fa in una delle squadre più famose del mondo, il Boca Juniors, dov'è stato per 5 anni, contribuendo anche alla vittoria nella Coppa Intercontinentale 2003 con il gol del pareggio e un rigore nella finale contro il Milan. È quindi un po' una sorpresa vederlo oggi tra le principali attrazioni della Major League Soccer, con la maglia dei super D.C. United di quest'anno, e come anche si sia ambientato bene.

Certo, l'America non gli era completamente sconosciuta, avendo in passato viaggiato spesso negli USA, ma l'ambientamento gli è stato anche facilitato dalla presenza in squadra del connazionale Christian Gomez, e il resto della colonia argentina completata da Jaime Moreno e Facundo Erpen. che lo ha aiutato ad inserirsi al meglio. Meglio sicuramente di quanto gli accadde a Venezia, alcuni anni fa, dove finì per giocare solo una manciata di partite.

La cosa che però più ha stupito Donnet all'arrivo negli USA è stato il livello delle strutture del calcio USA, inclusi i campi da gioco, assai ben tenuti (a parte i due artificiali, a NY e Boston). Per lui che spesso si era ritrovato in argentina a giocare su campi con sassi, vetri o altra roba, è stato un grosso passo avanti.

Come lui, assai impressionato dall'organizzazione e dalle strutture è il canadese dei Galaxy, Ante Jazic: "Sono shockato dalle strutture". Jazic proviene da esperienze in Croazia, Austria e Russia. "L'Home Depot Center è incredibile. Tutto è organizzato in maniera estremamente professionale, molto meglio che in Europa".

Certamente, non tutti gli stadi sono al livello di quello di LA, che i Galaxy condividono con i Chivas USA. Per questo motivo sempre più squadre sanno investendo nella costruzione di Soccer Specific Stadiums. Due apriranno il prossimo anno, in Colorado e a Toronto, sede del nuovo team MLS Toronto FC. Gli altri stadi nuovi già  esistenti sono quelli di Columbus, Dallas, e Chicago, quest'ultimo inaugurato pochi mesi fa.

Molto è stato fatto negli stadi americani per consentire ai tifosi di vivere al meglio l'esperienza della partecipazione all'evento sportive, cercando di creare un'atmosfera ben più intima di quella consentita dagli enormi stadi del football, e agevolando al meglio il flusso degli spettatori, con strutture che vivono tutto l'anno. Va ad aggiungersi che anche i giocatori, come già  accade per gli stadi inglesi della Premier League, stanno apprezzando non poco.

È questo un aspetto importante, perché è vero che, specialmente in Europa e Sudamerica, I tifosi sono spesso molto più caldi, ma c'è anche da pensare che capita spesso in centro e sud america che gli spogliatoi non abbiano nemmeno l'acqua calda!

Un altro degli appeal degli USA è l'ambiente vario e internazionale delle città  che ospitano i club della MLS. Ambiente che però allo stesso tempo riesce anche ad assicurare quella privacy che ai giocatori più famosi spesso manca. Qualità  che fu tra le motivazioni, oltre ai tanti dollari, del trasferimento negli USA di giocatori come Pelé, Franz Beckenbauer e George Best, e che oggi è una delle attrazioni per ancora campioni come David Beckham e Ronaldo.

Di grandi campioni nella MLS oggi ce ne sono, ma ci sono molti giocatori stranieri di buon livello (Markus Schopp, Yuri Djorkaeff, Matias Donnet, Amado Guevara), altri molto bravi che sono passati per un breve periodo (Hugo Sanchez, Lothar Matthà¤us, Roberto Donadoni, Walter Zenga, Giuseppe "Nanu" Galderisi, oggi tutti allenatori) e coach dall'ottimo passato in campo, come Mo Johnston, cannoniere di Celtic e Rangers Glasgow, Steve Nicol, che ricordiamo nel grande Liverpool, o Paul Mariner, ex Nazionale inglese anni '80. E sono loro che stanno spargendo il verbo della MLS, fatto di un grande futuro, un'ottima organizzazione, stadi fantastici e, prossimamente, anche molti soldi.

Un esempio è Claudio Suarez, già  capitano della Nazionale messicana, di cui ha il record di presenze, e oggi 38enne difensore dei Chivas USA, che ha recentemente convinto il connazionale 31enne attaccante Jose Manuel Abundis ad accettare l'offerta dei New England Revolution.

Un altro fattore che viene spesso sottolineato dai giocatori stranieri della MLS, ad esempio gli argentine Gomez e Dario Sala, è la serietà  dell'organizzazione. Si riferiscono in particolare alla puntualità  dei pagamenti, fattore che i calciatori di oggi considerano molto importante, come dimostrato anche da alcune passate dichiarazioni di giocatori della Lazio, che hanno ammesso di aver scelto i biancocelesti anche per la regolarità  dei pagamenti, rara nel calcio italiano.

Ancora non in grado di pagare gli ingaggi richiesti dalle stelle del calcio mondiale, la MLS ha deciso di crescere passo dopo passo, ben memore di cosa successe alla NASL, la precedente lega professionistica del soccer USA, fallita nel 1985. Memore però non solo delle spese folli, ma anche di stadi e campi. Le squadre della NASL infatti, si sono spesso trovate a giocare in stadi di baseball (!), dove solo le basi e il monte di lancio venivano rimossi, e dove un tackle poteva causare brutte ferite. Oggi sono proprio i D.C. United di Donnet e Freddy Adu a condividere lo stadio, il R.F.K. Stadium, con una squadra di baseball, i Washington Nationals. Ma il campo oggi viene trattato adeguatamente, per quanto molte linee rimangano, e guardare le partite possa sembrare un po' strano.

Sull'altro versante, la visibilità  della MLS rimane molto bassa all'estero, e questo è dovuto in parte al calendario, completamente differente dal resto del mondo, eccetto alcuni paesi nordici d'Europa.

"In Argentina si guarda principalmente il calcio nazionale e alcune partite europee", osserva Donnet. "Si parla giusto un po' di calcio brasiliano, principalmente, e messicano, ma nient'altro. Non si fa parola del soccer USA, e quindi non sapevo praticamente nulla della lega prima di arrivare qui".

Al proposito, vanno messi in evidenza I recenti sforzi della MLS per farsi conoscere, attraverso partnerships con squadre da tutto il mondo, che regolarmente l'estate volano negli USA per giocare delle amichevoli contro i team americani. Il Chelsea, ad esempio, è stato l'avversario delle MLS All Stars (che hanno vinto) nell'All-Star Game di quest'anno. Il Chelsea FC ha anche annunciato un accordo di partnership con i Los Angeles Galaxy che prevede scambi fra tecnici, giovani calciatori, e alcune amichevoli. Altri team USA hanno invece collegamenti con squadre messicane, contro cui giocano con una certa regolarità . Amichevoli che diventano occasione di visibilità  reciproca per team e calciatori. Infatti, per molti giocatori messicani, o anche brasiliani, i soldi non sono tutto, specie quando provengono da paesi dove è molto alto il rischio di rapimenti e rapine. Motivo per il quale molti giocatori di livello dell'emisfero occidentale stanno iniziando a considerare la MLS una possibile, e valida, meta professionale. Tra questi, ad esempio, l'attuale cannoniere della lega messicana, l'argentino Bruno Marioni, che si vocifera prossimo al trasferimento, e la cui motivazione personale principale è la necessità  di sicurezza per la sua famiglia.

Come abbiamo detto prima, anche il rispetto della privacy è importante per i giocatori. Ha raccontato quest'estate Joe Cole, forte centrocampista del Chelsea e della Nazionale inglese, come durante la tournee estiva a LA, si sia preso un break e si sia fatto un giro per Rodeo Drive senza essere riconosciuto. Un'esperienza per lui assolutamente nuova e piacevole. E come lui ha espresso il suo favore per l'America come posto dove chiudere la carriera un grande come Luis Figo. Di Beckham e Ronaldo abbiamo detto.

È chiaro che sarà  difficile vedere presto nella MLS giocatori di tal calibro, ma siamo sicuramente entrati in un periodo di transizione, dopo alcuni anni in cui la MLS ha persino rischiato la chiusura (che è toccata a team quali Miami Fusion, Tampa Bay Mutiny e persino i due volte campioni San Jose Earthquakes). Oggi, l'arrivo sempre maggior di giocatori di buon livello, aiutati dalla crescita e dall'esplosione di nuovi talenti USA (vedi Clint Dempsey, i 16enni Jaromire Altidore e Freddy Adu, Danny Szetela, purtroppo infortunatosi ad inizio stagione) sta consentendo alla lega di crescere tecnicamente (notevole lo stacco tecnico di quest'anno rispetto ai precedenti), dandole anche il tempo di far crescere il business (anche tramite gli accordi con le TV) e di essere in pochi anni in grado di competere, almeno in parte, sui grandi nomi del calciomercato.

Ma siamo all'inizio, e quindi non c'è che da seguire con interesse. Voi continuate a farlo su Play It USA.

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