Dopo la Finale il vuoto?

Pat Onstad ha parato l'ultimo rigore e i Dynamo fanno festa, invece Boston deve ingoiare un altro boccone amaro…

E così un'altra MLS Cup (l'11ª) è in bacheca: quella degli Houston Dynamo, alla loro 1ª vittoria nel loro 1° anno di vita. Ma l'abbiamo scritto tante volte, i Dynamo sono solo i San José Earthquakes con un altro nome ed un'altra maglia in un'altra città ; i Quakes ne hanno già  vinte altre 2, di MLS Cups, nel '01 e nel '03.

Ma questa è un'altra società , nata dal nulla, ci dice la storia; quando i Quakes torneranno lo faranno come ogni nuova squadra che nasce dal nulla: ma si approprieranno dei trofei, del nome e dei colori di quella squadra. Perciò questa coppa deve essere salutata come se l'avessero vinta i CD Chivas o i Real Salt Lake, società  (loro sì) di espansione come (non) sono i Dynamo.

E con ciò? Forse Houston non merita di aver vinto la MLS Cup 2006? Al contrario; beninteso, di team che meritavano il titolo ce n'erano altri (in primis quegli stessi Revolution sconfitti per l'ennesima volta in Finale), ma nessuno degli altri può schierare un'accoppiata alla “dy-na-mite” come De Rosario-Ching, tecnica e potenza, visione di gioco e finalizzazione abbinate in entrambi i giocatori.

Non è ovviamente solo questo il motivo per cui Houston ha vinto; i Dynamo sono campioni perché hanno un tecnico (Dominic Kinnear) intelligente e preparato, che ha scelto un certo modulo di gioco perché i giocatori che aveva a disposizione erano adatti a quel modulo; sono campioni perché hanno saputo centellinare le forze, hanno condotto una regular season buona, ma non trascendentale, dove però hanno dato prova di aver imparato la lezione dell'anno prima, quando arrivarono ai play-off stremati per aver speso tutto nelle 32 partite precedenti.

I Dynamo sono campioni anche grazie alla spinta che gli appassionati di calcio di Houston non hanno mai fatto mancare il proprio appoggio alla squadra, e una massa di tifosi colorati di arancione ha seguito i propri beniamini in giro per gli States, per poi ritrovarsi a poche centinaia di chilometri (Frisco è vicino a Dallas) a festeggiare il 1° titolo del “new guy in town”.

Il calcio (e il titolo) a Houston è una vittoria anche e soprattutto per la MLS e per il suo commissioner, Don Garber, che sta facendo fare a questa Lega passi impensabili anche solo 5 anni fa; è stato Garber, infatti, a volere che una franchigia di espansione si creasse in Texas.

Houston è la 4ª città  più grande degli USA, e gli sponsor hanno capito che è un mercato ricettivo per il calcio: la contemporanea scomparsa dei Quakes (che, lo ricordiamo, sarebbe avvenuta anche senza l'arrivo dei Dynamo) ha facilitato l'acquisizione di competitività  da parte di questa squadra.

Quello che però ci dà  da pensare è adesso il futuro di questa squadra; non è una considerazione sullo stato finanziario della società , ma proprio una riflessione sulle caratteristiche tecniche.

Questo venerdì a Toronto si svolgerà  l'expansion draft, che permetterà  alla nuova franchigia (appunto il Toronto F.C.) di iniziare a "costruirsi" un'anima; ogni squadra può "proteggere" un numero preciso di giocatori, ma è la MLS che in fin dei conti decide dove devono essere piazzati i giocatori, visto che firmano il contratto con la Lega e non con le squadre.

Bene, il rischio (molto alto) è che Houston si veda privata di giocatori fondamentali per la sua scalata al titolo, quali De Rosario e il portiere Onstad, entrambi canadesi; infatti sarebbe importante, per la neonata franchigia, cominciare la propria avventura potendo contare su uomini-simbolo che difendano i colori della Foglia d'Acero. E chi meglio di De Rosario (molto probabilmente il miglior giocatore mai prodotto dal Canada) e Onstad può diventare un simbolo?

Onestamente, questa politica di riallocazione dei giocatori non ci trova molto d'accordo, ma le regole sono queste e finora hanno prodotto parecchi benefici; ma Houston l'anno prossimo rischia seriamente di non essere abbastanza competitiva per poter difendere il suo titolo, sconfessando così le premesse sulle quali Houston aveva aderito all'affiliazione alla Lega: poter mantenere una certa competitività . Come sempre, staremo a vedere.

Onore ai campioni, dunque, ma spendiamo anche qualche parola sugli sconfitti.

Boston, dunque.

Conti alla mano: i Patriots (NFL) hanno vinto l'ultimo SuperBowl nel 2005; potrebbero, è vero, vincere il prossimo (posto che ci arrivino) ma sarebbe comunque il SuperBowl 2007;

I Red Sox (MLB) hanno vinto le World Series nel 2004 (dopo 86 anni dall'ultima volta) e quest'anno non sono riusciti a fare i play-off;

I Bruins (NHL) non vincono una Stanley Cup dal 1972 e non fanno una Finale dal 1990;

I Celtics (NBA) non vincono un titolo dal 1986 e non fanno una Finale dal 1987; gli ultimi play-off non li hanno visti tra i protagonisti.

Dunque, a conti fatti, la MLS Cup 2006 era l'unica possibilità , per la città  di Boston, di portare a casa il titolo di campione in una Lega professionistica per quest'anno.

I Revolution hanno giocato 3 MLS Cup: '02, '05, '06, senza vincerne nemmeno una.

Quando Twellman, nel 2° tempo supplementare, porta in vantaggio i Revs, sembra che finalmente l'ultimo tabù sia stato sfatato; finalmente i Revolution segnano un gol nella Finale!

Forse è il gol decisivo; quando a subirlo erano stati i Revs (nelle 2 occasioni precedenti) si era poi rivelato come tale; possibile che la fortuna volti le spalle ancora una volta ai tifosi del New England?

Ecco, i bostoniani non fanno nemmeno in tempo a farsela, questa domanda; il tempo di riprendere il gioco e Ching ha già  pareggiato per Houston: 1-1, tutto da rifare.

Ma stavolta si va ai rigori: è la 1ª volta nella storia della MLS Cup, segno che ci troviamo di fronte davvero alla sfida più equilibrata dell'ancor breve storia di questa Lega; forse non la partita più bella (anzi, senza forse) ma di certo la più piena di pathos.

Bisogna dire che ai rigori ci si finisce perché entrambe le squadre hanno paura di perdere più che voglia di vincere; ma quando si arriva al momento della Verità , conta la freddezza, la calma, la sicurezza nei propri mezzi: tutto ciò che Heaps dimostra di non avere. Sbaglia il rigore decisivo, facendoselo parare da Onstad, ed esplode la festa di Houston. Vuoi vedere che, dopo "The Curse of the Bambino" ai Red Sox e i due decessi in 7 anni ai Celtics, su Boston c'è un'altra maledizione?

Sfuma così una doppia opportunità  per Boston: per la città , di aggiudicarsi un trofeo in questo 2006 invero avaro di soddisfazioni per la Beantown; per i Revs, di aggiungere il proprio nome ai vincitori della MLS Cup che come rappresentante della Eastern Conference annovera solo i D.C. United.

Adesso arriva il paradosso: a Boston si è chiuso un ciclo. Non un ciclo tra i più vincenti, certo: 3 titoli della Eastern Conference (e 5 Finali di Conference) in 5 anni non autorizzano a scomodare paragoni più vincenti.

Ma a Boston si sono abituati bene, la squadra è sempre nelle prime posizioni, ogni anno sembra poter vincere il titolo (cosa che non accadeva nelle prime stagioni), il tutto grazie ad un gruppo di giocatori che, assemblati bene ed allenati ancora meglio, mantengono la squadra competitiva.

Ma quel gruppo sembra sul punto di sciogliersi: Dempsey, Joseph e Twellman sembrano davvero in procinto di fare le valigie per l'Europa, e a quel punto mancherebbe la vera forza trainante della squadra.

Ricostruire un gruppo competitivo è un compito non proibitivo, ma che potrebbe richiedere un buon numero di stagioni.

La fine di un ciclo in cui non si è vinto nemmeno un titolo è un vero paradosso; povera Beantown…

alla prossima!!

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