Il capitano di Wade Barrett spera di poter alzare la MLS Cup nella finale di domenica
Dopo soli 11 mesi, la franchigia ultima arrivata nella MLS sembra ormai essersi perfettamente ambientata nella città di Houston. Team di Houston che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Houston 1836 in ricordo della Dichiarazione d'Indipendenza del Texas, ma in un vortice di politically correctness nei confronti della comunità messicana si è poi deciso di cambiarlo in Houston Dynamo, fors'anche per creare una continuity con gli Houston Dynamos dei tempi della NASL. Comunque, oggi i Dynamo sono molto vicini a poter agguantare la loro prima MLS Cup, ma se la dovranno vedere nella finale di domenica sera a Frisco (TX), contro i New England Revolution.
La volata attuale dei Dynamo, con vittorie arrivate davanti ad una situazione quasi impossibile, riportano alla mente le vicende di un'altra squadra di Houston, gli Houston Rockets dei playoff della NBA 1993-94, in cui questi si meritarono il soprannome di Clutch City.
Di cosa parliamo? Al via della stagione 1993-94, i Rockets misero insieme la bellezza di 15 vittorie consecutive, record per la NBA. Dopo aver raggiunto uno score di 22 vittorie e una sola sconfitta, ci fu un certo rilassamento, ma chiusero comunque al primo posto con un più che ottimo 58-24 record, con il mitico Hakeem Olajuwon nominato Defensive Player of the Year e prossimo al premio MVP. Ma nei playoff i Rockets, dopo aver eliminato velocemente i Portland Trailblazers in 4 games, al second round sembravano ormai destinati all'eliminazione precoce, dopo aver perso le prime due partite contro i Phoenix Suns, sprecando anche 20 punti di vantaggio nel 4th quarter di Gara 2, e 18 Gara 1. Dopo le brutte figure di Rockets e Oilers nei playoff, qualcuno definì Houston "Choke City" (traduciamo in "la città col freno tirato"). Ma in Gara 3 i Rockets recuperano, vincono poi Gara 4 e Gara 5. ma dopo essere di nuovo sull'orlo del crollo, avendo perso Gara 6 a Phoenix, in Gara 7 Houston lasciano il freno e innestano la frizione, clutch, battendo i Suns 104-94, e avanzando alle Western Finals. Nelle Western Finals i dominano gli Utah Jazz in 5 games, vanno in finale contro i New York Knicks di Patrick Ewing. Ancora una volta Houston si ritrova in Gara 6 a rischio sconfitta ed eliminazione, ma un grande Hakeem Olajuwon (NBA Finals MVP) porta i Rockets al NBA Championship, e la città da “Choke City” diventa 'Clutch City.” Lascio ulteriori approfondimenti al riguardo alla nostra Redazione NBA.
Il paragone
I Dynamo sono partiti quest'anno con uno score di 6 sconfitte in 14 partite, anche a causa del improvviso passaggio dal bel clima secco della California del Nord, al caldo umido del Southwest degli USA. “È stata dura adattarsi. Lo si può capire dai nostri pessimi risultati di inizio stagione. I nostri corpi, semplicemente, non erano abituati ad allenarsi e giocare nel caldo ogni giorno. Ti porta via le forze", ha raccontato l'hawaiano centravanti della Nazionale USA Brian Ching capocannoniere della squadra insieme al canadese Dwayne De Rosario.
In ogni caso gli arancioni di Houston sono riusciti a mantenere quello stile di gioco fisico e aggresivo che li ha contraddistiniti quando erano a San Jose, e la risposta del pubblico non è mancata. E infatti il fattore campo, vista la vicinanza con Frisco (TX), sarà dei tifosi texani. Nel match di apertura di quest'anno, prima gara della nuova franchigia, si sono presentati in 25,000 al Robertson Stadium, stadio della University of Houston, e la maggior parte di loro ha continuato a venire allo stadio per tutta la stagione.
“Non ci piace il gioco dai e vai o le palle lunghe. Amiamo gestire il pallone e attaccare, visto che le caratteristiche dei giocatori che abbiamo lo consentono", dice coach Dominic Kinnear. "La gente non continuerebbe a venire allo stadio se non giocassimo bene. Giocare a calcio nel modo giusto - con tecnica, determinazione, lavoro duro e impegno - è quello che la nostra gente vuole vedere".
La rinascita
I San Jose Earthquakes avevano chiuso la stagione 2005 con uno score 18-4-10, ma avevano fallito l'assalto alla MLS Cup, e i giocatori si stavano preparando ad un'altra stagione allo Spartan Stadium.
A dicembre, quasi improvvisamente, arriva l'ordine dalla MLS: gli Earthquakes chiudono, si riparte da Houston. E così, mentre i giocatori delle altere squadre si stavano preparando per andare in ritiro, gli Earthquakes, ora Dynamo, dovevano emigrare dalla California al Texas. Una precisazione: la franchigia di Houston è considerato un nuovo club a tutti gli effetti. Tutti i record statistici e i titoli di San Jose rimangono alla città , dove la MLS ha recentemente stipulato un accordo con il proprietario degli Oakland Athletics, Lew Wolff, per riportare il soccer nella San Francisco Bay Area, a condizione che venga costruito un Soccer Specific Stadium.
E così, invece di andarsene in vacanza, I giocatori dei nuovi Dynamo, 17 dei quali arrivavano da San Jose, si sono trovati a risolvere una serie di problemi burocratici quali affitti, bollette, scuole per i bambini, ecc. E a Houston c'erano solo quattro impiegati al momento per aiutarli a rilocarsi a Houston.
Ching, ad esempio, si è dovuto lasciare dietro sua moglie Charisse, la quale ha ancora un anno da finire alla University of Pacific di Stockton. “Trasferirmi con lei al college non è stato facile", racconta Ching, che ora vive in un condominio. "Charisse ha ancora un anno di università davanti, ma una volta che saà farmacista potrà trasferirsi qui o potremo andare dove vorremo".
Il pubblico, almeno dal punto di vista del sostegno, ha facilitato la transizione. Nei playoff i Dynamo hanno attirato al Robertson Stadium 17,440 spettatori nel match di ritorno contro i Chivas USA e ben 23,107 nella Western Conference Final contro i Colorado Rapids. Solo 560 tifosi in meno dei D.C. United, squadra top per pubblico nella MLS, e per giunta quasi riempiendo uno stadio di football da 32,000 posti a sedere.I Dynamo hanno tenuto una media spettatori annua di 18,935 in 16 gare casalinghe, con un aumento del 45% nelle presenze rispetto a quelle dei San Jose Earthquakes. Sono inoltre al quarto posto nelle vendite del merchandising. Non male per un team all'esordio!
Quello che rende unici o quasi nel panorama della MLS i match degli Houston Dynamo, è l'atmosfera elettrica che si crea al Robertson Stadium, con un mare di maglie arancioni e migliaia di tifosi rumorosi a sostenere la squadra.
“Ci piaceva giocare e vivere a San Jose, i tifosi erano fantastici, e siamo stati molto dispiaciuti", ha dichiarato il capitano Wade Barrett. "Ma quanto abbiamo ricevuto dalla comunità di Houston è incredibile, molto più di quanto ci saremmo mai potuto aspettare". Ha aggiunto l'MLS Commissioner Don Garber: “Sapevamo da tempo che il lancio della lega a Houston sarebbe stato un successo, e la stagione dei Dynamo ce l'ha confermato".
Il cambio
Coach Dominic Kinnear assume l'incarico nel 2004, prendendosi sulle spalle I San Jose Earthquakes campioni in carica, e gli ci sono volute un paio d'anni per riportare la squadra certi livelli. Lo scorso anno, si è ritrovato con 18 giocatori nuovi in rosa, avendo perso stele locali quali Landon Donovan, il difensore Jeff Agoos e il centrocampista Richard Mulrooney, oggi al FC Dallas, dove si è aggiudicato il premio di MLS Comeback Player of the Year 2006. Ma gli Earthquakes 2005 toccano comunque la vetta dei 64 punti in regular season, seconda volta per un club MLS sopra i 60 punti, finendo eliminati malamente dai Los Angeles Galaxy nei playoff.
Quest'anno l'inizio è stato duro e la stagione altalenante (11-8-13, 46 punti), ma comunque Kinnear ha portato la squadra al secondo posto della Western Conference, superando i problemi derivanti dall'assenza per oltre un mese del centravanti Ching (prima i Mondiali poi un infortunio), grazie principalmente alle magie di Dwayne De Rosario, convertitosi definitivamente a centrocampista offensivo dopo una carriera da attaccante. “I suoi ultimi due anni sono stati veramente buoni", dice Kinnear. "Dwayne è dinamico, pericoloso, capisce il suo ruolo ed è in grado di inventare cose impensabili in campo".
Lo stesso si può dire per la squadra. Chi avrebbe mai pensato che questo team - con tuttt quello che ha dovuto passare - sarebbe sceso in campo nella finale di MLS Cup?
“Non esiste una formula per il successo", dice Barrett. "Il soccer è per fortuna un gioco ancora imprevedibile. Ma certo l'esperienza e le problematiche di quest'anno ci hanno reso un gruppo molto unito e pronto a tutto".
Domenica invece, i Dynamo si troveranno di fronte una serie di giocatori individuali di alto livello, quali Taylor Twellman, in grande forma, Clint Dempsey e Shalrie Joseph. Ancora una volta, vincerà il gruppo o i singoli? Aspettare e vedere.