Steve Nicol (New England Revolution) e Dominic Kinnear (Houston Dynamo)
Le due squadre finaliste della MLS Cup 2006, Houston Dynamo e New England Revolution (alla seconda finale consecutiva) arrivano da due stati, Texas e Massachusetts, dove la gente parla con accenti estremamente diversi, ma stranamente l'accento che ci viene in mente a proposito del match di domenica sera a Frisco (TX) è quello scozzese.
Come? Scozzese? Sì, e vediamo perché.
Cominciamo dal coach di Houston, Dominic Kinnear, nato a Glasgow 39 anni fa, anche se cresciuto a Fremont (CA), allenato da bambino dal padre, tifoso dei Rangers, e divenuto poi giocatore professionista negli USA e in Messico.
Un altro scozzese ha invece la responsabilità della panchina dei Revolution, e parliamo di coach Steve Nicol, 45enne nato a Troon, poco fuori Glasgow. Nicol che da giocatore si è fatto un nome indossando la maglia del miglior Liverpool della storia negli anni '80, prima di trasferirsi nel 1999 a Hopkinton, dove venne ingaggiato come allenatore/giocatore dai Boston Bulldogs, grazie all'azione del figlio di un altro scozzese, l'attuale coach di Harvard John Kerr.
E proprio Kinnear quest'estate ha fatto un breve viaggio in Scozia per rientrare con quello che si è dimostrato un importante rinforzo per la squadra, l'attaccante Paul Dalglish, autore della doppietta che consentito ai Dynamo di battere ed eliminare i Colorado Rapids per 3-1 nella Western Conference championship giocata domenica notte.
Nicol è ora probabilmente un po' invidioso della mossa fatta da Kinnear, visto che lui ha avuto la possibilità di conoscere bene Dalglish. Nicol infatti ha giocato a lungo accanto al papà di Paul Dalglish, il velocissimo e talentuoso Kenny Dalglish, con il quale ha vinto la Coppa dei Campioni 1984 (alle spese della Roma all'Olimpico) e giocato insieme fino al 1986, quando Kenny è diventato allenatore/giocatore in sostituzione del vecchio Bob Paisley nel dopo-Heysel.
Di più. Ha recentemente detto Nicol al Boston Globe: "Ho parlato con Stephen [Dalglish] un paio di anni fa, quando era al Blackpool, e stava pensando di ritirarsi. Ed oggi eccolo che sbuca fuori a Houston. Sono rimasto molto sorpreso".
Alla domanda se gli avesse parlato per ingaggiarlo, Nicol ha rispost così: "All'epoca non avevamo bisogno di nessuno e quindi non ho pensato a portarlo a Boston. Conosco Paul da quando era un bambino sempre presente alle nostre partite ad Anfield Road e, quando aveva 9/10 anni, anche in trasferta".
Nicol tutt'ora parla spesso con Kenny Dalglish, che ha smesso di allenare nel 2000 e oggi fa il commentatore in TV. "Kenny, mi ha chiamato qualche tempo fa chiedendomi di Houston, di Dominic Kinnear e della squadra. Gli dissi che era un bel posto con nella gente. Ci ho riparlato anche l'altra settimana".
Kenny Dalglish è considerato uno dei migliori giocatori nella storia del Liverpool FC, e ne è stato anche uno dei migliori allenatori, confermando una scuola che ha visto come maestri I grandi Bill Shankly e Bob Paisley. "Kenny è stato un grande - dice Nicol - uno di grandi successi, e non solo con il Liverpool". "Ha preso il Blackburn e lo ha portato al titolo, poi il Newcastle e lo ha salvato dalla retrocessione. Ha visto le due facce della medaglia". Continua Nicol: "Ma Kennyha poi deciso di mollare. A Glasgow, al Celtic, faceva tutto: allenatore/giocatore, manager, direttore tecnico. Si è stancato. Non possono mica essere tutti come Bobby Robson che è sulla cresta dell'onda da una vita!".
Nicol, che ha guidato i Revolution a tre finali di MLS Cup in cinque anni, ammette che Dalglish ha avuto una grossa influenza sui suoi metodi di allenamento. "Da giocatore era il migliore, fantastico. Non gettava mai via il pallone, ma anzi riusciva a metterlo sempre dove lo volevi. Da allenatore era uno con cui potevi parlare, ma non era certo il tipo che si facesse intimorire o che non fosse pronto ad attaccarti al muro quando necessario. Con lui sapevi sempre come stavano le cose". Su questo Nicol forse però è un po' più leggero.
Ritornando a Dalglish-figlio, Nicol ha parole molto buone per lui. "Per Paul non è stato facile portare quell nome sul campo, Suo padre è stato così grande da essere inimitabile. Fortunatamente Paul non ci ha nemmeno provato a mettersi nei suoi piedi. Ma quando era giovane I paragoni devono essere stati molto duri. Ma lui è riuscito a reggere psicologicamente e ha fatto la sua onesta carriera".
Nato nel 1977 a Glasgow, Paul Dalglish (1,75 per 68 kg), firmò il suo primo contratto da professionista con il Newcastle United, giocando 14 partite e mettendo a segno un solo gol. Dopo un brve periodo in prestito, si trasferì al Norwich City nel 1999, segnando perà³ solo 17 gol in tre anni. Da lì iniziò a girare, finendo a indossare le maglie di Wigan Athletic (in prestito), Blackpool, Scunthorpe (ancora in prestito), degli irlandesi del Linfield. Per un paio d'anni, tra il 2004 e il 2005, abbiamo potuto vederlo anche in Italia, al Modena, con scarso successo.
Ormai sull'orlo del ritiro, Dalglish ha ricevuto linfa vitale al Livingston, dove è tornato brevemente a brillare, attirando l'attenzione di Tony Mowbray, manager dell'Hibernian, e nell'ultimo giorno di mercato del gennaio 2006 si è infatti trasferito ad Edinburgo, ma ancora una volta ha deluso. Quest'estate, ad agosto, il trasferimento a Houston, dove ha contribuito alla volata dei Dynamo fino alla finale, pur partendo spesso dalla panchina.
Dal punto di vista tecnico, secondo Nicol, Dalglish è un giocatore "di buona tecnica, abile, bravo anche di testa, insomma abbastanza completo", e che quindi domenica "dovrà essere marcato stretto". Ma come Nicol sa, non sarà il solo, vista la forma e l'entusiasmo degli uomini di Kinnear, a partire da, loro non scozzesi di sicuro, Brian Ching (americano delle Hawaii) e Dwayne De Rosario (Canada).