Manny Ramirez: bene in attacco, male in difesa…
Che sarebbe stata una serie dominata dagli attacchi lo si sapeva; e si sapeva anche che la difesa dei Boston Red Sox era famosa per essere una delle meno sicure della lega.
Ma ipotizzare che nonostante i 4 errori commessi in Gara-1 di queste World Series 2004 la squadra di Terry Francona sarebbe riuscita ad avere la meglio sui Saint Louis Cardinals poteva apparire un azzardo.
Invece i Red Sox Gara-1 l'hanno portata a casa, per la gioia di Fenway Park e dei suoi molti tifosi illustri (Ben Affleck tra gli altri), con un punteggio che testimonia il grande equlibrio e lo straordinario spettacolo che ci attende nei prossimi incontri.
Spettacolo cominciato con il fuoricampo di David Ortiz nel primo inning, che gli ha permesso di diventare il 28esimo giocatore nella storia centenaria delle WS a battere un HR nel suo primo turno al piatto delle finali.
“C'era molto freddo in campo, e questo non è certo una buona cosa per un ragazzo dominicano…“, ha commentato ironico “Big Papi” dopo la partita.
Il freddo (meno di 10 gradi) non l'ha certo sentito l'MVP delle Championship Series, che ha dimostrato grande calma e tranquillità nonostante la pressione del momento.
“Ha capito alla perfezione che doveva rimanere calmo ed aspettare i lanci buoni senza forzare le cose, e lo si vedeva dal suo linguaggio del corpo già nel pre-partita“, osserva il compagno Gabe Kapler.
Probabilmente il clima disteso, molto “cool”, dello spogliatoio di Boston ha aiutato i giocatori a superare l'impatto con le World Series e con le aspettative molto alte del pubblico di Fenway, tornato dopo 18 anni ad assaporare il clima della serie finale.
In effetti la pressione non è stata completamente vinta dalla squadra di casa, perché quando Tim Wakefield ha perso il controllo delle sue knuckleballs nel quarto inning concedendo 3 basi-ball consecutive, il ritorno dei Cards e la loro rimonta non solo nel punteggio ha innescato una paura di vincere (o di perdere) negli uomini di Francona che li ha portati a commettere qualche errore di troppo.
“In fondo sono stati solo 2 errori“, osserva Johnny Damon a caldo, senza ricordarsi che invece le indecisioni difensive sono state ben 4 ed oltre alle 2 (piuttosto prevedibili ed anche goffe) di Manny Ramirez ci sono state anche quelle di Kevin Millar (che è costata un punto) e di Bronson Arroyo.
C'è stato chi però è riuscito a vincere la pressione e la paura di perdere all'esordio casalingo nella serie, ed ancora una volta è stato un protagonista non certo tra i più attesi.
Dopo aver risolto Gara-6 di ALCS contro New York è stato ancora un HR di Mark Bellhorn la chiave della vittoria dei Sox.
“Credo che troppo spesso noi ci dimentichiamo che la forza della mente è molto potente, e qualche volta arriviamo a perdere fiducia nei nostri mezzi; in questo tipo di partite c'è talmente tanta voglia di vincere che spesso ci si mette addosso troppa pressione, anche inconsciamente, ed è proprio in quei momenti che si va in difficoltà “.
Questa la saggia riflessione di Bellhorn nel dopo gara, che dimostra di possedere non solo un grande self-control ma anche una lucidità non comune per uno sportivo professionista.
Di queste doti di Bellhorn, non solo di quelle di filosofo-giocatore ma di clutch-hitter, sembra essere pienamente consapevole il suo manager Terry Francona, che riconosce: “Mark è stato un battitore fondamentale per noi durante tutta la stagione; ha messo a segno decine di valide o fuoricampo in momenti decisivi, ed anche quando ha attraversato periodi negativi abbiamo sempre creduto in lui, perché se lasci fuori un giocatore in crisi, non puoi sperare di trovarlo caldo quando ne hai più bisogno…“.
Una dichiarazione pro parte sua di Francona a cui però va dato atto della coerenza nelle scelte che fino ad ora sono state premiate da un'annata, la sua prima sulla bollente pancina dei Red Sox, che i tifosi della “città dei fagioli” ricorderanno, comunque, per sempre.