Tanta grinta per i Crew, ma pochi risultati: l'anno prossimo ci vorrà ben altro…
La stagione dei Crew si è conclusa questa notte a Boston, contro i Revolution che cercavano la vittoria per assicurarsi il 2° posto dietro ai United. Alla fine ha vinto Boston 1-0, ma la partita serviva solo ai Revs; Columbus era già fuori dalla post-season, non le sono bastate le vittorie contro Dallas e Chicago nelle ultime 2 partite.
I Crew falliscono dunque anche quest'anno e a questo punto iniziamo a chiederci cosa c'è che non va in questa franchigia: dopo l'ottima annata 2004 (1° posto nella Eastern Conference ed eliminazione al 1° turno da parte dei Revolution), il 2005 ha prodotto uno sconquasso: la squadra non girava, le sconfitte erano all'ordine del giorno e i gol incassati una marea.
Eppure quella squadra era la medesima che aveva tanto ben figurato nel 2004, com'è stato possibile un tale cambiamento? La dirigenza dei Crew ha deciso, nella off-season 2005, che probabilmente alcuni giocatori non erano adatti, che qualcuno forse era stato sopravvalutato e che, insomma, forse l'anno prima si era trattato di una botta di fortuna; perciò si è cercato di rinnovare i ranghi, ma a nostro parere c'è stato un rinnovamento troppo profondo.
Ecco dunque in aiuto il tanto sospirato SuperDraft di gennaio: in quest'occasione tutti i gm di tutte le squadre sono convinti di avere operato per il bene della propria squadra, e lo fanno in assoluta buona fede, sia ben chiaro.
Però, per riuscire nel proprio intento, si ha bisogno della assoluta consapevolezza di ciò che si sta facendo, altrimenti è un navigare a vista che nel 90% dei casi non porta assolutamente a niente. Comunque i Crew, forti della scelta n. 3, decidono di chiamare l'elemento che loro ritengono più futuribile, ossia il più promettente in rapporto all'età e ai mezzi tecnici: e fanno il nome di Jason Garey, punta da Maryland, dove in 4 anni ha collezionato 60 gol e 20 assist.
Numeri di tutto rispetto, anche se dobbiamo sottolineare in questa sede (e approfondiremo il discorso più in là nel tempo) come il soccer NCAA sia a livelli molto più bassi rispetto al basket o al football universitario; ragion per cui certe cifre vanno prese col beneficio d'inventario.
Con questa scelta i Crew intendono seguire una strada ben precisa: la linea giovane. Infatti, oltre a Garey (che, detto per inciso, ha comunque segnato 5 gol e smazzato 2 assist: per un rookie sono comunque un buon bottino), il roster di Columbus ha la bellezza di 18 giocatori sotto i 25 anni.
Tralasciando quelli che sono i giocatori di complemento, che giocano nel campionato riserve e rimpolpano la panchina, vediamo brevemente quali sono gli elementi migliori di quest'anno, che potranno in futuro contribuire alle fortune della franchigia dell'Ohio.
Joseph Ngwenya (classe 1981, dallo Zimbabwe, l'anno scorso ai Galaxy) quest'anno ha segnato 5 gol e 2 assist, dopo che a L.A. aveva dimostrato buone doti: ha segnato 4 reti nel 2004, l'anno scorso è stato fermo per infortunio. Crescerà , perché tecnicamente è valido e si fa rispettare in area, inoltre può sfruttare la sua velocità di base che nella MLS è sempre un valore aggiunto.
Ned Grabavoy, classe 1983, anch'egli proveniente dai Galaxy, è arrivato a metà della stagione ma si è conquistato subito il posto in squadra grazie alla sua versatilità e alla sua capacità di essere presente in ogni zona del centrocampo. Può svolgere un ottimo lavoro di collegamento ed è un recupera-palloni instancabile. A centrocampo un elemento su cui costruire.
Brandon Moss, classe 1984, centrocampista prettamente difensivo, chiamato al n. 27 del Draft di quest'anno per rendere un po' più "pesante" il centrocampo di Columbus. Con Grabavoy può costituire nel futuro un'ottima coppia di interditori; è ovvio che gli manca l'esperienza, e questo si è sentito durante la stagione: ma ha giocato quasi sempre, e pur non segnando mai (ma non è il suo lavoro, del resto) ha fatto sentire la sua presenza in campo.
Chad Marshall, anch'egli dell'84, è già alla sua 3ª stagione nella Lega, sempre con i Crew, e si è sempre comportato all'altezza: come terzino di spinta è valido, deve crescere un po' di più nella fase difensiva, dove a volte si è fatto cogliere fuori posizione.
Eddie Gaven, classe 1986: pur essendo molto giovane è già un veterano della Lega: è stato scelto dagli allora NY Metrostars nel draft del 2003, quando aveva solo 16 anni. Quest'anno è stato ceduto ai Crew e questo ha privato New York di un instancabile motorino di centrocampo, che però sa anche dispensare assist e all'occorrenza segna (quest'anno 4 gol e 4 assist, in totale 20 gol e 16 assist in 4 anni di MLS). Un buon acquisto.
Danny Szetela, classe 1987: altro giovanissimo veterano, già alla 3ª stagione con i Crew; sarebbe il cervello pensante del centrocampo, l'uomo che imposta il gioco e che detta l'ultimo passaggio. Il condizionale è d'obbligo perché, se è vero che le doti tecniche non sono assolutamente in discussione, è altrettanto vero che il giocatore dimostra di non avere ancora la continuità e la mentalità necessarie per essere un leader: troppi i momenti di "assenza" in mezzo al campo per poter essere decisivo. E non è un caso, infatti, che in 3 stagioni Szetela abbia smazzato solo 1 assist all'anno e non abbia mai segnato. Quest'anno si è anche fratturato la gamba sinistra e da quando è tornato non si è ancora ripreso del tutto: ha solo 19 anni, deve mettere la testa a posto; se ci riuscirà , potrà essere il faro della rinascita dei Crew.
Questi sono gli uomini su cui a Columbus dovrebbero puntare per costruire una squadra ad alti livelli: ma è necessario fare anche chiarezza su alcuni punti.
Per esempio, il roster di quest'anno comprende ben 5 portieri: Jon Busch (8 presenze, tutte dall'inizio), Bill Gaudette (11 presenze, tutte dall'inizio), Andy Gruenebaum (3 presenze, di cui 2 dall'inizio), Noah Palmer (10 presenze, tutte dall'inizio) e Johnny Walker (0 presenze). Ora, tolti Gruenebaum e Walker, la concorrenza tra gli altri 3 non ha chiarito chi sia il goalie titolare dei Crew e questo genera incertezza in un ruolo così delicato, checché ne dicano i "rivoluzionari" sapientoni ("la concorrenza stimola a migliorarsi": mi sembra di sentire Mancini o Sacchi").
Altro punto su cui fare attenzione è proprio la qualità tecnica del roster: tra i giocatori sopra elencati l'unico che sia tecnicamente un gradino sopra gli altri (e, per questo, in prospettiva il giocatore-faro) è proprio Szetela. Tutti gli altri sono generosi, danno l'anima e sono instancabili lavoratori, ma sulla tecnica c'è molto da lavorare, per tutti. I Crew hanno sempre avuto l'immagine di squadra "operaia" (persino nel logo), ma ora si sta un po' esagerando, perché senza tecnica non si vince, mai, in nessuno sport.
Adesso nell'Ohio staranno sicuramente analizzando le ragioni di questa stagione disgraziata, ma a qualunque conclusione arrivino Mark McCullers (il gm) e la famiglia Hunt (proprietari), la strategia per l'anno prossimo dovrà essere pianificata per bene, perché un altro errore di valutazione potrebbe definitivamente condannare i Crew all'anonimato più completo"
Alla prossima!!