Woody Williams sarà il partente in Gara 1 per i Cardinals
Rino Tommasi la chiama la "prova del 9".
Si tratta della partita successiva a quella in cui il soggetto preso in considerazione, ha ottenuto una vittoria inaspettata, così da dover confermare, contro un avversario di levatura inferiore, che non si è trattato di un colpo di fortuna.
Il paragone potrebbe sembrare fuorviante per diversi motivi; uno fra tutti: non è detto che i St.Louis Cardinals siano più deboli dei New York Yankees, anzi.
Ma quando i Boston Red Sox scenderanno in campo al Fenway Park per gara 1 delle World Series, si troveranno a dover affrontare diverse problematiche, non tutte necessariamente provenienti dai loro avversari diretti, quei Cardinals guidati da Tony La Russa, dominatori della regular season nella National League, con 105 vittorie a fronte di 57 sconfitte.
Uno degli interrogativi riguardanti i Red Sox, infatti, riporta direttamente alla serie vinta con una storica rimonta da 0-3, contro i New York Yankees. Proprio gli Yankees infatti, dopo aver eliminato Boston in sette partite nelle Championship Series dello scorso anno, parvero completamente svuotati nelle World Series, al cospetto di una squadra che appariva, almeno sulla carta, di gran lunga inferiore. Tutto questo, tenendo in considerazione che il peso psicologico di una eventuale sconfitta per gli uomini di Joe Torre, non è neanche paragonabile a quello che sentirebbero gravare sulle proprie spalle, i giocatori di Terry Francona.
Boston, assente alle World Series dal 1986 ed a secco di titoli dal 1918, si presenterà davanti al pubblico amico, consapevole di aver adempiuto soltanto a metà della propria missione.
La conquista dell'undicesimo pennant della storia della franchigia infatti, se ha garantito a giocatori e management l'immortalità nella storia del baseball, per come è maturata, non sarà sufficiente a saziare la fame di vittorie della Red Sox Nation e perdere (per la terza volta alle World Series) contro i Cardinals, non farebbe che ridare fiato ai sostenitori della veridicità della maledizione di Babe Ruth.
Sgombrare la mente dai festeggiamenti a base di champagne e birra susseguenti alla magica notte dello Yankee Stadium dunque, sarà l'obbiettivo primario di un gruppo di giocatori che ha ridefinito il concetto di quel "non mollare mai" troppo spesso cantato a sproposito negli stadi italiani, all'indirizzo di bizzosi calciatori superpagati.
I Sox erano nella più classica delle buche ed hanno saputo tirarsene fuori grazie al talento dei propri giocatori certo, ma anche grazie all'esempio dato da alcuni dei loro leader, uno fra tutti Curt Schilling, addirittura leggendario in gara 6.
Come premio si troveranno davanti i Cardinals, macchina perfetta in regular season, quando pur frenando in vista dei playoffs, peraltro raggiunti con largo anticipo, hanno saputo far segnare il miglior record di tutte le majors, continuando ad imporre la propria legge, anche in una postseason affrontata senza il proprio miglior partente della stagione, Chris Carpenter.
Con sei vittorie casalinghe nella postseason, in altrettante partite, i Cardinals, per via della regola che vuole con il vantaggio campo, la squadra appartenente alla Lega che si impone all'All-Star Game, dovranno tentare di strappare almeno una delle prime due gare che si giocheranno all'ombra del Green Monster, per poi sfruttare il vantaggio derivante dall'applicazione delle regole della National League, una volta che la serie si sarà spostata al Busch Stadium.
Nessuna squadra come i Red Sox infatti, potrebbe venir maggiormente debilitata dalla necessità di mettere nel lineup un pitcher, soprattutto perché non utilizzare il battitore designato, comporterà per Terry Francona, l'obbligo di scelte a dir poco complicate. Rinunciare infatti a Ortiz (l'unico caso in cui David e Golia sono la stessa persona") divenuto ormai una sentenza come DH, sembra fuori discussione, ma il suo impiego come prima base potrebbe comportare problemi di carattere difensivo. Ad ogni modo, se Ortiz dovesse giocare in prima, Millar si dividerebbe con Nixon lo spot di esterno, a seconda della necessità di schierare un mancino o un destrorso.
I Cardinals, vincitori del proprio sedicesimo pennant (9-6 nelle proprie apparizioni alle WS), cercheranno di raggiungere quell'obbiettivo per cui si sentono pronti ormai da un paio di anni e che forse proprio quest'anno, sembrava più fuori portata, vista il rafforzamento di Cubs e Astros durante l'inverno.
Quando però si dispone del miglior attacco e della miglior difesa della Lega, quando i tuoi pitcher, senza essere delle stelle assolute, sono solidi e affidabili, quando il tuo bullpen non perde un colpo e quando il tuo manager è considerato uno dei primi tre di tutte le majors, certi obbiettivi diventano più facili da raggiungere.
Certo di facile nella serie contro gli Astros non c'è stato niente, basti pensare alla vittoria ottenuta in gara 7 quando dopo sei inning e con due punti di svantaggio, i Cards hanno dovuto conquistare la partecipazione alle World Series contro uno dei più grandi lanciatori di tutti i tempi, il migliore della propria generazione, Roger Clemens.
Pujols e Rolen hanno griffato la vittoria, così come in gara 6 era toccato a Jim Edmonds e così come a tanti altri è successo durante la stagione regolare. I Cardinals hanno un middle lineup veramente devastante e in caso di necessità , tutti sanno salire di livello e aiutare la squadra con qualche big play"
Il confronto tra i due attacchi (.282 la media battuta dei Sox in stagione, .278 quella dei Cardinals) lascia pensare ad una fiera del fuoricampo. Non è detto che sia così perché nei playoffs, ci insegnano dall'altra parte dell'oceano, conta battere al momento giusto e fare più fuoricampo non necessariamente garantirà la vittoria del titolo.
Il pitching staff dei Red Sox, dovrà limitare la squassante potenza di Pujols e compagni e si affiderà alle proprie due stelle, Schilling e Pedro Martinez, per trascinare tutta la squadra.
Schilling, pur con una caviglia in disordine, sarà fondamentale e grazie alle quattro partite in casa di cui usufruirà Boston, potrà sperare di andare in campo ben due volte, visto che nelle sue condizioni, giocare a St.Louis dovendo presentarsi al piatto e magari correre sulle basi, sarebbe stato impensabile.
Pedro, finalmente libero dai fantasmi con le strisce, potrà dare tutto in quelle che potrebbero essere le sue ultime partite con questa maglia. Derek Lowe, dopo una grande prestazione in gara 7, scenderà in campo in gara 4, relegando Arroyo a contribuire dal bullpen, mentre il partente per gara 1 saranno Tim Wakefield e la sua knuckleball.
Woody Williams sarà il partente stanotte per i Cards, che si presenteranno con una rotazione priva di Carpenter ma con Matt Morris, Jeff Suppan e Jason Marquis a rendere il pitching staff dei campioni della National, tutt'altro che inferiore a quello degli avversari ed anzi, forse più equilibrato.
Se i Cardinals sembrerebbero meglio attrezzati, seppur di poco, dei Red Sox, a vantaggio di questi ultimi potrebbe giocare la convinzione e l'entusiasmo che l'impresa di cui sono stati capaci dovrebbe aver inculcato nelle teste di giocatori da anni abituati a convivere con le delusioni e le frustrazioni per obbiettivi solo sfiorati.
Come al solito sarà il campo a parlare, ma chi non uscirà di sicuro sconfitto sarà , senza timore di smentita, il baseball stesso, che metterà in scena, in queste umide notti ottobrine, la propria migliore rappresentazione possibile, in termini di talento, orgoglio, tradizione: Red Sox contro Cardinals.
Il resto" solo dettagli!