St. Louis ed il Busch Stadium
C'è come sempre un pezzo di Italia in ogni cosa che accade negli States. Iniziano le World Series e basta leggere i nomi dei due manager e già la piccola Italia fa la sua comparsa. Sarebbe poi sufficiente fare una passeggiata dalle parti di The Hill, il quartiere italiano della bella St. Louis, per assaporare un pò di Italia anche qua vicino al Missisipi.
The Hill è soprattutto il luogo sacro dei vecchi tifosi dei Cardinals. Qui si ritrovano anziani di chiare origine italiane che c'erano già , eccome se c'erano, nel 1946 per esempio quando i Redbirds affrontavano nelle World Series di allora i Red Sox battendoli in sette partite. C'erano quattro anni prima quando i Cardinals schierarono una delle loro migliori formazioni di sempre, capace di un grande record di vittorie che la squadra del 2004 vincitrice del Pennant della NL con i 105 successi conseguiti in regular season è stata capace solamente di sfiorare.
Questo è il quartiere dove sono nati Yogi Berra e Joe Garagiola due tra i personaggi più simpatici e caratteristici della storia del Baseball. Al di là dei loro meriti sportivi come si fa a non ricordarsi di Berra per le frasi che era capace di buttare li in una intervista, roba da far rabbrividire anche il mitico Vujadin Boskov. Ed il grande Garagiola che come commentatore delle partite dei Cardinals divenne una celebrità , ideatore e conduttore poi del famosissimo The Baseball World of Joe Garagiola che gli fece ottenere molti premi e riconoscimenti.
Insomma terra di italiani, di Baseball player, soprattutto catchers, e di grandi personaggi dello sport. Questo è il cuore pulsante della passione per la locale squadra, i Cardinals, quella passione incontenibile soprattutto quando si possono ancora incontrare per strada i tifosi che andavano al ballpark per vedere all'opera la Gashouse Gang, composta da fuoriclasse come Stan Musial, Bob Gibson e Jack Buck.
Questa città , bisogna ricordarselo, fu prima dell'espansione del Baseball professionistico del 1958 l'avamposto ad occidente e nel meridione degli States del pianeta Baseball. Qua il gioco è un autentica celebrazione che va oltre alla classica definizione di “National Pastime”.
Da sempre la contesa tra New York e Boston sul diritto a chi deve essere considerata la capitale del Baseball ricordando anche come pure Chicago e Philadelphia siano considerate molto spesso delle Baseball Towns, fa a volte dimenticare l'importanza che il gioco ha nella città di St. Louis.
Da tempo i tifosi che non vengono solamente dal centro urbano ma anche da tanti piccoli paesini dell'area, amano parlare di se stessi come della Cardinals Nation e qualsiasi giocatore arrivi ad indossare l'uniforme dei Redbirds rimane letteralmente stupefatto dell'accoglienza che il pubblico del Busch Stadium gli riserva. Qua l'amore per il Baseball e per la propria squadra è infinito e si tramanda di generazione in generazione.
Tutto il passato vive ancora e non si smette mai di celebrarlo. Intorno al Busch Stadium statue e targhe ricordano i grandi giocatori che sono passati da queste parti. Uno su tutti ovviamente è Stan Musial che ha ancora intatto nella clubhouse del ballpark il suo posto nello spogliatoio. Il mitico locker n. 6 del Busch Stadium appartiene ancora a lui ed è meta fissa di ogni nuovo giocatore di St. Louis.
Ma non si vive logicamente di solo passato, nonostante questo sia ricco di vittorie, soprattutto quando il presente è ben vivo con la squadra che ha giocato un'annata trionfante con il miglior record di regular season e che dopo aver superato lo scoglio Dodgers, si è giocata il Pennant con i più in forma del finale di stagione, ovvero gli Astros. Vinto il titolo n. 16 di National League ecco i Cardinals affrontare Boston nelle World Series 2004.
Gli ultimi cinque anni hanno elettrizzato maggiormente i fans di St. Louis con le quattro apparizioni in post season della squadra. Finora Tony LaRussa non aveva ottenuto molto nel mese di ottobre, invece questo 2004 gli ha già consegnato un bel Pennant. Era dal 1987 che la squadra non vinceva il titolo di lega e per tre volte era arrivata in finale per essere poi battuta.
I 22 anni che la separano dalle ultime World Series vinte, quelle del 1982 contro Milwaukee è il periodo più lungo nella storia della franchigia tra una vittoria e l'altra partendo dal 1926, anno in cui St: Louis, battendo gli Yankees, vinse per la prima volta la serie finale.
Per il lineup del 2004 si sono rispolverate tutte le storiche definizioni: dalla solita Murderers' Row alla New Gashouse Gang e così via. Le aspettative della Cardinals Nation si sono fatte sempre più grandi. La franchigia ha continuato a viaggiare ad oltre 3 milioni di spettatori a stagione. Le partite dei Cardinals sono passate in prima posizione nel rating delle TV a livello nazionale mentre sono seconde dietro a quelle degli stessi Red Sox nell'audience delle emittenti regionali via cavo.
A dimostrazione di quanto sia popolosa questa Cardinals Nation basta vedere le classifiche del merchandising con la franchigia di St. Louis preceduta solo da Yankees, Chicago Cubs e Boston Red Sox. Insomma qua si parla di tifosi legati strettamente alla loro squadra come alle sue tradizioni.
Una passione talmente forte che si riflette sull'atteggiamento degli stessi giocatori che raramente dai campioni del passato a quelli del presente troverete sui giornali per cose che non riguardino il Baseball. Qua si cerca di mantenere tutto dentro del mondo del gioco, poi per il resto il basso profilo è d'obbligo.
Al Busch Stadium difficilmente si sentiranno i boo che invece sono tipici di tutti i ballpark sparsi negli USA. Il tifoso di St. Louis sembra quasi che non voglia mai offendere o infastidire il suo giocatore che sempre ama e rispetta prima di ogni cosa.
Ed è normale che quando si leggono le interviste dei giocatori sempre viene fatta una menzione per la tifoseria come un qualcosa che innanzitutto bisogna contraccambiare con i risultati in campo rispettandola sempre, impegnandosi a non tradirla mai.
Nell'ultima partita delle Division Series con i Los Angeles Dodgers si è vista una scena molto rara nel mondo del Baseball: le due squadre in mezzo al diamante ad abbracciarsi, questo è uno di quegli atteggiamenti che sono molto sentiti dentro alla clubhouse dei Cardinals.
Semplicemente è lo Spirit of St. Louis!