Le Barra Bravas in azione contro il Chelsea FC
Mancano tre ore alla partita e i Barra Brava, gli ultras dei D.C. United, stanno già cucinando in mezzo al parcheggio Lot 8 del RFK Stadium. Sono in 200, è stanno portando avanti una delle tradizioni degli sport americani, il tailgating, anzi in questo caso lo chiamano the Mother of All Tailgates, una festa con chorizos grigliati, salteà±as boliviane e abbastanza birra gelata da riscaldare il gruppo prima di una serata a base di cori e tamburi in una splendida serata estiva nella quale i Barra sono pronti ad applaudire un'altra vittoria dei (quasi) imbattibili D.C. United di quest'anno.
Fondato da Oscar Zambrana, un immigrato boliviano, il gruppo Barra Brava è quanto di più simile ad un gruppo ultras all'europea, o argentina, con una composizione anglo-latina e cori in spagnolo e inglese.
"Abbiamo nelle nostre fila un giudice federale e un professore universitario, ma anche ragazzi che fanno i macellai e che riparano le moociclette per vivere", racconta Robert Gillespie, il vice-capo del gruppo, che per lavoro è un executive di una software-company, ma che ha un tatuaggio dello United su una spalla e uno dei Barra Brava (teschio e ossa incrociate sopra lo slogan "Muerte o Gloria") sull'altra. "La cosa più bella è che siamo come una famiglia", aggiunge Zambrana, agene immobiliare cresciuto giocando col suo compatriota Marco Etcheverry, stella di D.C. negli anni '90.
I tifosi membri del Barra seguono D.C. sia in casa che in trasferta, raccolgono soldi per beneficenza e si aiutano l'un l'altro quando ci sono problemi familiari o economici. Tra di loro c'è anche un analista ricercatore croato, un antropologo colombiano e un commerciante del Ghana! E mentre possono trovarsi d'accordo su molte - com l'odio per il veterano dei Los Angeles Galaxy, Cobi Jones, che una volta dopo un gol li ha scherniti mettendosi una manno sulle p". - spesso discutono sulle cose importanti della vita. Come ad esempio decidere quale sia stata la migliore squadra messa in campo dai D.C. United nei suoi 10 anni di storia. Decisione non facile per una squadra che ha vinto 4 titoli in 10 anni. "Sicuramente il team del 1998", dice Gillespie. "Non credo", controbatte Zambrana, "è stato sicuramente il team del 1996".
Ecco ora i D.C. United del 2006, primissimi nella Eastern Conference, imbattuti in casa fino a sabato scorso, e in semifinale di US Open Cup, che sembrano in grado di superare tutti i predecessori. "Sai che ti dico? Non ho mai visto i D.C. United così forti", commenta Gillespie bevendo la sua bottiglia di Yuengling.
Jaime Moreno si ricorda ancora della sua prima partita con i D.C. United . L'anno era il 1996, prima stagione della MLS, e Moreno era un attaccante di 22 anni uso a sedersi sulla panchina dei rossoneri. Ricorda Moreno di quel periodo. "Il calcio qui non era proprio il top, e io mi chiedevo "Ma che sto facendo?". Ma una volta decollato eccoci qua, e D.C. è davvero qualcosa di speciale". Adesso Moreno ha 32 anni, ed è ancora uno dei migliori giocatori della MLS, oltre ad essere stato una figura chiave in tutti e quattro le MLS Cup di D.C. Nessun'altro club USA ha avuto così tanto successo con i giocatori latini: all'inizio fu Marco Etcheverry – il boliviano la cui faccia e il suo numero 10 sono sulle maglie dei Barra -, dopo di lui Moreno e il salvadoregno Raàºl Dàaz Arce. Oggi l'influenza latinoamericana arriva sempre da Moreno e da due argentini: l'elegante centrocampista Christian Gà³mez, 31, e il difensore Facundo Erpen, 23 anni. Prima di finire a Washington durante la stagione 2004, Gomez non aveva mai pensato che avrebbe potuto lasciare l'Argentina, dove aveva giocato per 13 anni con Nueva Chicago, Independiente, Argentinos Juniors e Arsenal de Sarandà. Ma i problemi economici del suo paese lo hanno costretto a guardarsi intorno e a cercare nuove possibilità . "La svalutazione ha cambiato il modo di pensare di molti giocatori", dice Gomez. "Ma non è solo per una questione di soldi, È anche per l'opportunità di venire negli Stati Uniti". Gomez quest'anno ha avuto un impatto immediato sul rendimento di D.C., segnando 8 gol e piazzando 8 assist, in quella che sembra destinata a divenare la sua migliore stagione nella MLS.
Grazie alla crescente reputazione del calcio USA in Argentina, sia per i successi della Nazionale che per quelli dei giocatori argentine nella MLS, il coach Peter Nowak e il direttore tecnico Dave Kasper viaggiano frequentemente in Argentina per scovare talenti a basso costo, ben contenti di trasferirsi negli USA. E l'anno scorso hanno pescato Erpen, difensore dai piedi buoni reduce da 5 anni con la maglia del Talleres de Cà³rdoba. "Abbiamo parlato per 6 mesi prima di chiudere", dice Erpen. "Volevo sapere come fosse il calcio nella MLS, quanti titoli avesse vinto D.C. Sapevo che era il team più importante degli USA, e questo mi ha aiutato a decidere. Volevo lasciare l'Argentina e questa era l'occasione giusta".
I benefici sono stati chiaramente reciproci. A differenza di altre squadre della MLS, che hanno preso in prestito alcune stelle del campionato messicano come Luis Hernà¡ndez e Carlos Hermosillo, entrambi ai - solo per avere più presenze ai botteghini nel preve periodo, ma con scarsi ritorni dal punto di vista tecnico, lo United ha preferito cercare giocatori giovani e di telnto, anche se privi di un nome famoso, ma che sul campo potessero dare di più e per più tempo.
"Facciamo molto di più che semplicemente dare un servizio alla comunità latina locale", dice il Presidente dei D.C. United Kevin Payne. "Crediamo fortemente nelle qualità dei giocatori latini, e abbiamo cercato di creare un nostro stile, certamente unico nella lega". Come i Barra Brava, infatti, D.C. ha infatti un intrigante mix di backgrounds etnici. I suoi giocatori top players sono latinos (Moreno, Gà³mez, Erpen), Anglo (Ben Olsen, Troy Perkins) e afro-americani (Freddy Adu, Clyde Simms), e il suo coach e un polacco (Nowak) ex stella della squadra, ai tempi centrocampista. Il risultato è un calcio divertente con influenze varie, qualcosa di vicino ad un inedito american stile, melting pot di diversi stili di gioco.
"Peter vuole che tutti sappiano giocare la palla ed esere pazienti in attesa del momento giusto per andare in gol", dice Gomez. "E dopo aver segnato ci spinge al controllo del gioco e della palla. È così che facciamo risultato". "Il calcio è qualcosa di semplice quando lo giochi in modo semplice", dice Moreno. "Non parleremo tutti la stessa lingua, ma ci capiamo con la lingua franca che è il calcio".
Nel "Robert Fitzgerald Kennedy Stadium" l'arbitro ha fischiatto l'avvio del match, e i Barra Brava iniziano a fare casino nella Section 135. i capi danno il ritmo:
Vamos,
Vamos Uniiiii-ted,
Esta noche
Ten-e-mos que ganarrrrrr….
Al gol ecco i primi fumogeni, come nelle curve europee e sudamericane. E improvvisamente la lingua dei cori passa all'inglese sulle note di Yellow Submarine dei Beatles:
We all laugh at a yellow football team,
A yellow football team,
A yellow football team….
dedicato a Columbus come a Los Angeles.
I giocatori apprezzano molto, e questo fa capire perché sia stato Etcheverry a comprare il primo striscione dei Barra, o perché l'ataccante Alecko Eskandarian una volta abbia fermato il suo truck e abbia regalato ai Barra in tailgate due casse di birra, o perché Nowak abbia organizzato una sessione off-the-record coi tifosi per spiegare la sua strategia a lungo termine per la squadra. Per Erpen i D.C. United's Barra Brava sono diversi dai loro "simili", diciamo a Buenos Aires. "In Argentina I Barra Brava di solito appartengono alle classi sociali più basse, e se la squadra gioca male e non vince sono problemi per società e giocatori", dice Erpen. "Qui c'è rispetto. Non c'è molta pressione e abbiamo sempre il loro supporto".
Durante un match della scorsa stagione contro i MetroStars (oggi Red Bulls) giocato in New Jersey, le telecamere hanno colto un'immagine particolare. Ma era proprio Gomez in curva a suonare il tamburo con i Barra Brava? Sì, era lui. Squalificato, aveva guidato fino a East Rutherford con la famiglia per vedere la partita come un qualsiasi United fan. "Ero tra amici", racconta. Allora non c'è solo Paolo Di Canio"
Comunque non è che i Barra siano un gruppetto di santerelli, come si può vedere in questo video quando, alla prima di campionato contro i Red Bull, hanno aggredito gli 800 tifosi al seguito di NY, facendo vedere i primi episodi di hooliganismo nella storia della MLS.
Chiudiamo con la canzone (sulle note di My Bonnie Lies Over the Ocean) che preferiscono:
If I had the wings of an eagle,
If I had the ass of a crow,
I'd fly over New York tomorrow,
And s— on those bastards below….
Ultras d'America.