Per sconfiggere gli Oilers, bisogna prima di tutto saper battere Dwayne Roloson
Ci siamo. La lunga corsa iniziata il 5 ottobre 2005 è ormai giunta all'attesissimo sprint finale. Gli Edmonton Oilers e i Carolina Hurricanes sono le squadre regine delle rispettive Conference. Da quel lontano giorno di inizio ottobre, quando i petrolieri debuttarono sconfiggendo Colorado e gli uragani perdendo da Tampa Bay, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Le "grandi potenze", quelle che tutti indicavano come le sicure favorite al trionfo finale, sono a casa. Vancouver e Toronto addirittura fuori dai Play Off, i campioni (Tampa Bay) e i vicecampioni (Calgary) in carica eliminati al primo turno insieme a Detroit e Dallas. New Jersey e Ottawa estromessi dopo la seconda serie.
Restano, come detto, le squadre allenate da Peter Laviolette e Craig MacTavish. E se per la franchigia canadese si può tranquillamente parlare di sorpresa, visto che si è qualificata ai Play Off più per demeriti dei Canucks che non per meriti propri, gli Hurricanes hanno invece dimostrato grande continuità di risultati lungo tutto l'arco della stagione regolare, classificandosi al secondo posto della Eastern Conference solo un punto alle spalle dei Senators.
Cosa ci riserverà una finale tanto inattesa? Innanzitutto sarà interessante vedere come gli Edmonton sapranno reagire dopo la lunga pausa della quale hanno beneficiato. Un'occhiata alle serie precedenti non può che preoccupare Pronger e compagni. Nel primo turno, infatti, Colorado (4-1), San José (4-1), Ottawa (4-1) e New Jersey (4-0) avevano chiuso velocemente le rispettive serie ma, nel secondo turno, contro squadre sulla carta meno riposate, avevano dovuto salutare la compagnia. Gli stessi Anaheim, poi, vittoriosi per 4 partite a 0 sugli Avalanche, erano stati eliminati nel terzo turno proprio dagli Oilers, reduci da una serie molto più impegnativa contro San José.
Pur se in allenamento è impossibile ricreare l'intensità e la tensione di una partita, quindi, la squadra di MacTavish dovrà cercare di presentarsi a Gara 1 con il giusto livello di adrenalina, dovendo affrontare Carolina che, invece, di adrenalina ne avrà da vendere essendo reduce da Gara 7 contro Buffalo.
A livello di impostazione tecnico-tattica, invece, le due contendenti non paiono avere più segreti. Anche se nella Regular Season Oilers e Hurricanes non hanno mai incrociato gli sguardi, dopo tre serie di Play Off le scrivanie dei rispettivi allenatori rischiano di piegarsi sotto il peso delle videocassette delle partite dell'avversario.
Sulla strada verso la finalissima gli Edmonton si sono affidati (a volte sin troppo) al bravissimo Roloson e alla rapidità abbinata a un incredibile spirito di sacrificio dei propri attaccanti. All'insegna del trascinatore Ryan Smyth, nessun petroliere, da Horcoff a Pisani, da Peca a Stoll, da Torres a Murray, si è mai tirato indietro. Un forechecking incessante ha permesso di eliminare, nell'ordine, gli esperti Red Wings, i coriacei Sharks e gli entusiasti Mighty Ducks.
Proprio contro le papere californiane, però, ha fatto capolino un pericoloso atteggiamento alla "tanto c'è Roloson". Ebbene, se Selà¤nne e compagni avessero messo un pizzico in più di precisione nei loro tiri, a quest'ora ci staremmo accingendo a seguire una sfida tra Hurricanes e Mighty Ducks. Contro gli uragani, che dispongono di più bocche da fuoco rispetto ai californiani, i petrolieri dovranno quindi tornare a proteggere il proprio portiere così come nei primi due turni.
I Carolina sono molto simili agli Oilers in quanto a profondità dell'organico. Oltre al capocannoniere Staal, infatti, Laviolette ha potuto contare sul contributo offensivo di Stillman, Brind'Amour, Williams, Cullen, Weight, Recchi e Whitney, tutti al di sopra dei 10 punti. Lo stesso Brind'Amour, da autentico capitano, sembra vivere una seconda giovinezza e ha preso per mano i compagni di squadra a suon di reti, di ingaggi vinti e di minuti di ghiaccio (nella decisiva Gara 7 contro Buffalo ha giocato 24 minuti, più di tutti, difensori compresi). Se gli Hurricanes dovessero trionfare, nessuno gli toglierà il Conn Smythe Trophy quale MVP dei Play Off.
Come sempre, una delle chiavi della serie sarà la prestazione dei portieri. Se per i canadesi Roloson, salvo catastrofi naturali, è inamovibile, sarà curioso osservare come procederà il valzer dei portieri di Carolina. Sostituito dopo le prime due sconfitte nel primo turno contro Montréal, Gerber sembrava tornato sulla ribalta dopo un fantastico shutout in Gara 4 della finale di Conference, ma aveva dovuto cedere immediatamente il passo al giovane e più continuo Ward.
Quest'ultimo partirà quindi sicuramente in qualità di titolare anche se, pur al cospetto di prestazioni assolutamente da incorniciare, ha sulla coscienza due reti nelle ultime due partite: il gol decisivo all'overtime di Brière in Gara 6 e quello, col senno di poi ininfluente, di Hecht nella settima sfida. Indecisioni che, in una finale di Stanley Cup, potrebbero rivelarsi letali.
5 ottobre - 5 giugno: dopo 8 mesi sono rimaste solo due squadre. Due squadre che si contenderanno il trofeo più ambito, la Stanley Cup. Tornerà per la sesta volta a Edmonton? Riusciranno i Carolina ad aggiudicarsi la prima coppa dopo la sconfitta nella finale 2002? Sarà Jason Smith o Rod Brind'Amour a sollevare il trofeo al cielo? Incolliamoci davanti alla TV in attesa delle risposte"