Il titolo di miglior giocatore a Barry Bonds ora è solo una formalità …
Se nella American League, l'elezione a MVP di Miguel Tejada ha suscitato non poche perplessità , non tanto per la qualità del giocatore stesso, bensì sulla legittimità di una decisione che ha sminuito, o tenuto di poco conto, le straordinarie cifre di Alex Rodriguez, lo stesso non può dirsi per la National.
Il titolo di miglior giocatore assegnato, con scelta unanime, a Barry Bonds, è stato accolto, se non con indifferenza, quantomeno senza particolari clamori, quasi non fosse contemplato altro tipo di epilogo alla vicenda.
"Bonds MVP? Bene"quando comincerai a dirmi qualcosa che non so? Vuoi dirmi anche che Lance Armstrong ha vinto il Tour de France?". Questo (ammesso che sappiano chi sia Lance Armstrong) a grandi linee il commento degli appassionati di baseball alla notizia della vittoria dello slugger dei Giants, in una corsa che ha visto un solo padrone"un uomo solo al comando.
Eppure nel gruppetto degli inseguitori (e qui la finiamo con queste fastidiose metafore ciclistiche) di avversari credibili ce n'erano: in primis Albert Pujols, eclettico secondo anno dei St. Louis Cardinals, già Rookie of the year nella passata stagione e ormai parso spedito lungo il cammino che lo condurrà ad essere una stella di prima grandezza negli anni a venire.
Primo giocatore nella storia delle Majors a far registrare .300 di media battuta con 30 homers e 100 RBIs nelle prime due stagioni ha continuato a migliorare la sua consistenza al piatto, vedendo aumentare il numero delle basi per ball ed al contempo riducendo il numero dei K subiti.
Ormai pietra angolare di una squadra forte, che ha finalmente smesso di piangere la perdita del proprio uomo simbolo Mark McGwire, Pujols si è mostrato in grado di assurgere al ruolo di leader mostrando le proprie indubbie capacità in difesa, assieme alla qualità non comune di sapersi rendere pericoloso al piatto, sia come battitore di contatto, che come fuoricampista.
Non a caso, dall'urna contenente i voti dei 32 membri della Baseball Writers' Association of America, il nome di Pujols è risultato essere il più votato dopo quello di Bonds, con un totale di 276 punti ottenuti a fronte dei 448 del vincitore, il quale ha ovviamente ottenuto il massimo punteggio consentito.
Subito dopo Pujols, un altro giovane, il ventiseienne slugger degli Houston Astros Lance Berkman, il quale ha coronato con la menzione tra i principali candidati per l'MVP award, una stagione che lo ha visto partecipare all'All Star Game, forte dei 29 home runs con cui si è presentato alla pausa, quando l'ultimo switch-hitter attestatosi su certe cifre era stato il grandissimo Mickey Mantle nel 1961.
I 42 fuoricampo con cui ha chiuso la stagione e soprattutto i 128 RBIs, che ne hanno fatto il migliore nella Lega in questa particolare categoria statistica, non fanno altro che avvalorare la propria "MVP campaign", cominciata addirittura nelle prime tre gare dell'anno, nessuna conclusasi senza che avesse messo a segno un home run.
Se il sesto posto di Jeff Kent tornato ai propri livelli, conferma e giustifica la grande stagione dei Giants, il settimo di Randy Johnson (vincitore del Cy Young Award), sembra il solito contentino dato alla categoria dei pitchers, da sempre (salvo rare eccezioni) snobbati nella corsa per l'MVP, quasi si trattasse di una categoria a parte.
E allora, nonostante dei validi antagonisti (tra cui è giusto ricordare anche Shawn Green dei Dodgers e Vladimir Guerrero degli Expos), come si spiega la schiacciante quanto attesa affermazione di Bonds?
Tanto per cominciare, col suo status di superstar, ormai icona vivente di uno sport che sembra fatto apposta per amplificare le proprie leggende ed alimentarne il fascino. Bonds è attualmemente uno degli sportivi più riconoscibili del mondo, assieme a Michael Jordan, Shaquille O'Neal, Tiger Woods e come questi sta fissando degli standards su cui i giocatori di domani dovranno confrontarsi.
I cinque titoli di miglior giocatore, caso unico nelle Majors, lo situano di diritto nella ristretta cerchia di sportivi che hanno ottenuto lo stesso riconoscimento almeno lo stesso numero di volte, tra cui lo stesso Jordan, Kareem Abdul Jabbar, Bill Russell, Gordie Howe e the Great One Wayne Gretzky, dei quali Bonds, da Fukuoka in Giappone per la tournee delle stars MLB, sarebbe contento di ottenere la stessa forma di rispetto.
"La gente li ammira per i loro risultati e le loro capacità ed ognuno di loro ha avuto i propri alti e bassi con i media"i miei purtroppo non vengono mai cancellati"".
Dichiarandosi comunque molto felice e fiero di questo premio, l'esterno sinistro dei Giants ha voluto precisare che la cosa che lo ha reso più orgoglioso è stata il fatto di essere riuscito, dopo la stagione dei 73 home runs, a rimanere ad altri livelli nonostante le 38 primavere alle spalle comincino a costituire un traguardo importante, persino nello sport americano, da sempre popolato di campioni piuttosto longevi.
Destinato a scalzare nella prossima stagione (salvo imprevisti) il proprio padrino Willie Mays al terzo posto nella classifica dei fuoricampo (al momento 613 contro 660), Bonds ha attribuito proprio al grande Mays ed al proprio padre, buona parte del merito per i risultati ottenuti negli ultimi due anni. "Mi forniscono stimoli continui"so che sono molto fieri di me, ma sembra che non sia mai abbastanza"quello che faccio, non lo faccio solo per me, ma anche per ottenere la loro approvazione"".
Proprio l'idea di superare il suo grande idolo, ha costituito una molla nel campionato 2002 di Barry: "Willie è tutto quello che volevo diventare e che sono diventato e se un giorno lo batterò il suo record di home run, sono certo che sarà il primo a congratularsi con me fuori dal campo"quest'anno, quando sono arrivato a 600/610 fuoricampo, ho cambiato il mio approccio al piatto, cercando più spesso il contatto"ho pensato a Willie, che aveva vinto il titolo di miglior battitore e continuava a farmelo notare punzecchiandomi"adesso che l'ho vinto anche io, finalmente riuscirò a farlo tacere"".
Ed in effetti Bonds, a 38 anni, è il giocatore più anziano ad aver centrato il batting title, per la prima volta, con .370 di media battuta. Le 198 basi per ball ottenute, di cui 68 intenzionali, oltre a costituire un record, rendono bene la sensazione di terrore che il 25 di San Francisco incute nei pitching staff avversari, così come il fatto di aver raggiunto la base quasi il 60 per cento delle volte ci spinge necessariamente a considerare questo, non solo il più grande giocatore della propria generazione, ma probabilmente la più grande minaccia offensiva di sempre.
Basti pensare al primo posto nella percentuale slugging, alle undici stagioni con 30 o più fuoricampo e soprattutto al rapporto home run/strike out, assestatosi su un eccezionale 46/47.
Se Bonds ha commentato la propria elezione a MVP, scherzando sul fatto di non avere stanze sufficienti per tutti i trofei individuali conquistati è anche vero che l'anello di campione continua a sfuggirgli, nonostante proprio i playoffs appena terminati abbiano fugato definitivamente le chiacchiere riguardo ad una sua inconsistenza nelle partite di postseason.
"Sì, l'anello mi manca, ma ho intenzione di tornare alle World Series"quest'anno mi sono veramente divertito, è stata la migliore esperienza della mia vita"ci siamo andati veramente vicini e sono certo che se ne avremo ancora l'opportunità , questa volta non falliremo".
Propositi di ritiro ancora non pervenuti a quanto pare, perché il campionato rimane l'unico obbiettivo da perseguire per un fenomeno che non si stanca di far riscrivere i libri di storia: "non ho mai vinto un titolo e questo mi dona grandi motivazioni nel continuare a giocare e a dare il massimo in allenamento e sul campo"non so per quanto potrò ancora giocare a questi livelli, ma anche qualora dovessi calare del 30 percento, rimarrei comunque tra i migliori giocatori della Lega"".
Siete avvisati" state con Barry!