Adu ha segnato da poco il suo primo goal
Non c'è “troppo Adu” nella MLS
La Freddy-mania è negli USA è ormai ai massimi livelli da quando Adu ha messo a segno il suo primo gol nel match perso dai D.C. contro i MetroStars sabato scorso. Il gol non è stato niente di speciale, con il giovane nativo del Ghana che è riuscito ad anticipare il suo marcatore insaccando da tre metri. Certo però gli va dato credito per l'opportunismo dimostrato.
Finora, Adu sembra riuscire a gestirsi nella maniera migliore. Certamente non ha ancora dato del suo meglio, ma è vero anche che il coach Piotr Nowak sta lavorando saggiamente per inserirlo con gradualità nella squadra. Forse la cosa più importante che Adu deve mettersi è l'idea che spesso non sarà il giocatore con più talento sul campo di gioco durante una partita (almeno per qualche anno ancora). Con in squadra veterani quali Earnie Stewart e Jaime Moreno, Adu dovrà imparare a fare cose come correre per aprire spazi ai compagni. Certo, anche lui avrà la possibilità di giocare il pallone, e questo sembra saperlo fare già abbastanza bene, ma non sarà facile per lui abituarsi a giocare con giocatori di livello, a volte, più alto del suo.
La maggior parte dei giocatori al primo anno di MLS sarebbero eccitati all'idea di ritrovarsi a fine carriera con alle spalle una storia come quella dei compagni di squadra Stewart (due Mondiali alle spalle) e Moreno (nazionale boliviano e a lungo tra i migliori giocatori della MLS).
Ma nel caso di Adu, dopo tutto quello che è stato detto e scritto, cosa succederebbe se crescendo dovesse diventare solo un buon giocatore invece di un campione? Cosa succederebbe se si trasformasse in un Jordi Cruyff invece di Johan Cruyff?
Jordi non è poi un giocatore così scarso, avendo giocato nella Nazionale olandese (un gol a Euro '96) ed essendo stato per anni un solido professionista in squadre quali Barcellona e Manchester United. Jordi, 30 anni, gioca attualmente da titolare con gli spagnoli dell'Espanyol di Barcellona, (27 partite e tre gol quest'anno). Per ogni altro giocatore sarebbe una carriera più che rispettabile, ma quando tuo padre è stato uno dei grandi della storia del calcio, non è facile convivere con l'idea.
Quanti giocatori sono stati acclamati come "the next big thing"? Paragonare Adu a Pelè ed a Maradona, o peggio, pronosticare che sarà lui a guidare gli USA alla vittoria nei Mondiali del 2010 è nel migliore dei casi stupidità assoluta. In primo luogo, nella storia sono esistite molte grandissime squadre che non hanno mai vinto un Mondiale - come l'Ungheria negli anni '50 e l'Olanda nei '70. Solo perchè gli USA hanno sfiorato le semifinali dei Mondiali 2002, non si può certo dare per scontato che ripeteranno l'impresa a Germania 2006. Alla faccia della ridicola classifica stilata mensilmente dalla FIFA, gli Stati Uniti devono ancora fare molta strada prima di poter essere comparati con le altre nazionali con una lunga storia alle spalle.
Diamo a Freddy un po' di tempo prima di chiedergli di portarci nella "terra promessa". Se gli USA dovessero raggiungere i quarti in entrambi i prossimi Mondiali, e quando magari Freddy avrà 28 anni e sarà quindi maturo come calciatore, potremo realisticamente pensare a qualcosa, ma parliamo dei Mondiali del 2018! E comunque anche se dovesse diventare un Jordi Cruyff invece di un Johann Cruyff, potrà comunque essere ricordato come uno dei migliori calciatori della storia del soccer USA, e non c'è nulla da ridere.
Baker aspetta la sua chance
Uno dei principali nuovi acquisti dei Revs, il nazionale irlandese Richie Baker, sta aspettando la sua chance di mostrare che cosa è in grado di fare. Fino ad oggi è stato frenato da un infortunio alla caviglia, saltando sia le amichevoli contro Harvard e UConn, andando invece in panchina nel match perso dai NER contro San Jose.
“Il calcio qui è ad un buon livello", ha dichiarato l'ex giocatore dello Shelbourne, squadra di Dublino, "l'ambiente è ottimo e c'è molta più concorrenza di quanto pensassi. Spero di avere presto l'occasione di mettere in mostra quello che so fare".
Baker ha aggiunto che il livello di gioco della MLS è sicuramente superiore a quello della della lega irlandese. "In Irlanda non tutti i calcatroi sono professionisti full time, ma anche lì molte cose stanno migliorando anno dopo anno, anche se veramente la MLS è più avanti".
Per Baker molte cose accomunano la MLS e la lega d'Irlanda. Come negli USA, anche nell'Eire c'è quel tipo di gente che in America viene definita Euro-snob, e cioè tutti quello che seguono avidamente il calcio d'oltreoceano storcendo il naso all'idea di dover assistere ad un match della MLS. In Iralanda è lo stesso, con la stragrande maggiornza della gente che segue soltanto la Premiership, con poco interesse nella lega nazionale locale. "Ma sembra che qualcosa si stia muovendo", ha detto Baker, “più il gioco migliora col tempo, più aumenta l'interesse nei club".
L'abito fa il monaco?
La reazione generale alle nuove uniformi dei New England Revolution, quest'anno di marca Reebok, è stata a dir poco tiepida. La maggior parte dei tifosi di ogni sport è ormai conscia del ruolo preponderante degli sponsor, tecnici e non, anche nel disegno delle magliette. Ma in certi casi, come questo, i risultati sono banali se non scadenti, comunque lontane dalle preferenze dei tifosi.
È forse troppo chiedere di mantenere la stessa combinazione di colori anno dopo anno?!? Negli ultimi anni i Revs erano riusciti a darsi alcuni tratti distintivi con i propri calzini rossi e le grandi strisce laterali rosse sulle loro magliette e calzoncini blu. Pur dato per scontato che col cambio da Umbro a Reebok qualcosa sarebbe cambiato, chi mai avrebbe immaginato che il rosso sarebbe praticamente scomparso? Niente più bande laterali, niente più calzini rossi. Almeno se avessero lasciato i calzini rossi e gli shorts bianchi assomiglierebbero alla Scozia o al Portsmouth. L'uniforme da trasferta è ancora peggio, praticamente tutta bianca. Si prevedono vendite (ed entrate) scarse.
Un secondo pensiero riguarda quelle 9 squadre su 10 che in trasferta giocano in bianco. Sembra un problema da poco, ma certo un po' di fantasia farebbe più spettacolo.
Lezione di storia
È incoraggiante vedere che finalmente il calcio americano sta accettando/comprendendo l'idea che il soccer ha una storia che risale a prima dei Mondiali del 1994!.
Alcuni team stanno infatti spostando indietro le lancette dell'orologio iniziando ad adottare uniformi modellate su quelle della NASL, la North American Soccer League fallita a metà anni '80 in cui giocarono i vari Pelè, Best, Cruyff, Beckenbauer, Chinaglia, ecc.
I Revolution non stano rivivendo i fantasmi bei Boston Tea Men anni '70, ma stanno cercando di riannodare i lacci con il proprio passato cercando di rinverdire i propri legami con la storia del calcio del New England. Un ottimo esempio di quest'attività è la statua alta quasi tre metri posta dietro curva nord del Gillette Stadium di Foxboro (MA) di Eusebio, il più grande calciatore portoghese della storia che chiuse la propria carriera nel 1975 dopo aver giocato le ultime due stagioni con la maglia dei Boston Minutemen.
Tom Hill