MLS – Report seconda giornata

Il salvadoregno Ronald Cerritos (D.C. United), MVP della seconda giornata

Buon inizio di Peter Nowak.

Durante la sua lunga carriera di calciatore, in Polonia e Germania prima e nella MLS poi, Peter Nowak ha sempre dimostrato di disporre di un grande senso del gioco.

E dopo le prime due partite da allenatore sulla panchina dei D.C. United sta già  mostrando la stessa abilità  nelle vesti di coach, non avendo, fino ad ora, sbagliato neanche una decisione.

Dopo una preseason in cui tifosi e addetti ai lavori hanno passato il tempo a chiedersi da dove sarebbero arrivati i gol, ecco che Nowak decide di lanciare in campo nella prima partita Jaime Moreno ed Alecko Eskandarian, ed entrambi sono subito andati a segno contro San Jose. Ha inserito Ronald Cerritos in sostituzione di Moreno contro i Los Angeles Galaxy, e il salvadoregno l'ha buttata dentro al primo tocco. Sta persino riuscendo, sembra, a gestire nel modo giusto il giovane fenomeno Freddy Adu, rimandando al mittente tutte le pressioni di quegli esperti di calcio dell'ultima ora che lo vorrebbero in campo sempre e comunque dal primo minuto.

Al di là  delle singole scelte, Nowak è riuscito a dare alla compagine di Washington la struttura tattica e mentale che è sembrata mancare nelle recenti stagioni. Pochi allenatori della MLS avrebbero il coraggio di mettere in campo un debuttante come Brian Carroll in un ruolo vitale a centrocampo, con la responsabilità  di inventare giocando davanti ad una linea di tre centrocampisti, con Bobby Convey, Ben Olsen e Dema Kovalenko in continuo movimento per assicurare attacco e copertura adeguati.

La stabilità  e l'equilibrio del centrocampo dei D.C. United riflette la stabilità  e l'equilibrio del carattere della squadra. C'è grande forza negli United di quest'anno, e questo si traduce in una grande fiducia in se stessi, fiducia che consente di giocare ai massimi livelli anche in un ambiente ostile come l'Home Depot Center di Los Angeles, dove il pubblico è caldo almeno quanto il clima.

Gli infortuni subiti da Ryan Nelsen e Jose Moreno, lo sfortunato errore commesso dal difensore Brandon Prideaux, che è risultato nel gol del pareggio di Carlos Ruiz, e alcune esitazioni del portiere Nick Rimando, sono sembrati gli unici punti critici delle prima due partite di un campionato in cui gli United hanno "rischiato" di trovarsi a punteggio pieno.

Freddy Adu. La sua partita di sabato notte è stata completamente diversa rispetto all'esordio. Si è potuto notare come fosse molto meno nervoso e molto più intraprendente (sue un paio delle più belle azioni dei D.C. e un 'occasione nel finale), anche se solo quando ha avuto la sfera tra i piedi. Si è fatto notare anche dal punto di visto fisico, come quando è andato a contrastare di forza a centrocampo Herzog, che gli aveva rubato il pallone, facendo ruzzolare a terra. Deve ancora migliorare, e molto, nel gioco senza palla.

Non è ancora chiaro se Nowak abbia inquadrato quale sia il ruolo di Freddy in campo. Nelle prime due partite infatti, avendolo fatto entrare come riserva nel secondo tempo, ha sempre provveduto ad assegnargli compiti tattici molto specifici. Al momento quindi, non si riesce a capire se Adu sia un centrocampista d'attacco o una punta. Considerato il tipo di gioco del giovane nativo del Ghana si direbbe che il suo partner ideale in attacco possa essere uno fra Alecko Eskandarian e Ronald Cerritos, un genere di attaccante in grado di tenere il pallone e di battagliare con le difese avversarie. Meno adatto sembrerebbe Moreno. Il boliviano infatti, tende a svariare su tutto il fronte dell'attacco come fa anche Adu, che però è ancora un po' troppo leggerino per non avere un partner bello grosso davanti.

Adu inoltre sembra ancora dover decidere se preferisce giocare più spalle alla porta (con tutto ciò che ne consegue in termini di botte da dietro, vedi il Totti dei primi anni), oppure se arretrare ed andare ad infilarsi negli spazi che si creano. Dopo tutto ha 14 anni. Tempo per decidere ne ha ancora un bel po'.

Soliti problemi per i Galaxy

Nonostante i quattro punti nei primi due match della MLS 2004, e i lampi derivanti da iniziative personali di alcuni giocatori, i problemi che hanno afflitto i Galaxy lo scorso anno sembrano tornare a galla.

Mancanza di idee a centrocampo, con l'austriaco Andreas Herzog che deve ancora ben inserirsi, e scarsità  di rifornimenti per l'ottimo attaccante guatemaleteco Carlos Ruiz, recentemente lodato in un'intervista anche dal grande Giorgio Chinaglia, sembrano essere le questioni che più affliggono il team californiano guidato da Sigi Schmid. Nella partita contro i D.C. infatti, a parte alcune iniziative di Herzog e Kirovski, e i bel gol di rapina di Carlos Ruiz, i Galaxy sono stati dominati dagli United per l'intera partita.

Dopo un buon debutto, Arturo Torres ha fatto vedere pochissimo sull'ala di destra. Non molto di più è risucito a fare Cobi Jones, che ha sostituito Torres nel secondo tempo, esordendo così nel suo nono campionato MLS, che sembra trovarsi però in difficoltà  nel 4-4-2 di Schmid. Anche Peter Vagenas e Sasha Victorine hanno fatto ben poco in campo, dopo l'ottimo esordi della scorsa settimana. Solo un gol alla Paolo Rossi da parte di Ruiz ha salvato ancora una volta i Galaxy, così come spesso è avvenuto nel campionato 2003, ma non potrà  certo essere sempre lui il salvatore della patria.

Giocare contro il centrocampo a cinque dei D.C. sarà  un problema per tutte le compagini del campionato, ma gli uomini di Sigi Schmid dovranno fare ben altro se vorranno, come dicono, puntare a vincere la MLS Cup di quest'anno.

Donovan troppo solo

Senza Brian Mullan che gli fornisce i palloni dalla fascia destra e con la fascia sinistra ancora sguarnita per i continui cambiamenti, Landon Donovan sembra giocare nel bel mezzo di deserto, e cioè quello che è oggi l'attacco dei San Jose Earthquakes, campioni in carica della MLS. Nelle prime due partite Donovan, insieme a Richard Mulrooney, è stato l'unico giocatore dei Quakes a riuscire a costruire azioni pericolose degnie di questo nome.

Donovan ha dichiarato di stare bene, nonostante gli infortuni che lo hanno martoriato in preparazione e in questo inizio di stagione, ma il coach Dominic Kinnear dice che Landon al momento è solo all'80. Ma i problemi che sta affronatando però non dipendono dal suo stato di forma. Questi derivano principalmente dallo scarso supporto che sta ricevendo dalla squadra. E infatti un solo gol fatto e un solo punto guadagnato sono un segnale che qualcosa non non gira nei meccanismi della compagine di San Jose.

Nelle prime due partite Kinnear ha schierato il suo solito centrocampo, con Mulrooney e Ronnie Ekelund al centro, ma a questo punto sembra inevitabile lo spostamento in mezzo di Landon Donovan. Donovan è l'unico giocatore dei Quakes che sembra in grado di poter prendere in mano le redini del gioco e dare un'anima alla squadra. Non farlo rischierebbe di vederlo languire solo in attacco, vista l'incapacità  dei compagni di supportarlo, a detrimento del rendimento della squadra.

Sarebbe poi interessante rivedere in campo Brian Ching a sostegno di Donovan. L'attuale partner in attacco di Donovan, Dwayne DeRosario, non sembra infatti in grado di essere il giocatore fondamentale che molti si aspettavano. Ching, hawaiano, è un giocatore alto e potente (modello Corradi della Lazio), in grado di tenere impegnate le difese e aprire spazi per Donovan e per gli inserimenti dei centrocampisti.

Vedremo poi come si inserirà  il neoacquisto Chris Brown, attaccante acquistato la scorsa settimana dai New England Revolution, e assente nella partita contro Chicago. Il ventottenne attaccante si aggregherà  alla squadra da questa settimana e scenderà  probabilmente in campo già  sabato nel match contro la sua ex squadra.

Un altro giocatore che potrebbe eventualmente dare una scossa sul fianco sinistro di un attacco al momento estremamente prevedibile è il giovane diciannovenne texano Arturo Alvarez, ala dalle accelerazioni improvvise e dal dribbling bruciante, in grado di generare grossi problemi alle difese avversarie.

Ma Donovan non è l'unico a sentirsi solo.Dopo che l'esordio dello scorso anno contro i Kansas City Wizards aveva visto assieparsi sugli spalti dello Spartan Stadium oltre 17.000 tifosi, sabato solo 8.230 erano i presenti. Il problema spettatori sta iniziando a destare sempre più preoccupazioni, al di là  delle giustificazioni del presidente Alexi Lalas relative alla contemporaneità  con il match dei playoff degli Sharks (NHL). Si fanno quindi sempre più forti le voci di un possibile spostamento della squadra in un'altra città .

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