Tim Howard, Manchester United
In principio fu Tony Meola. Il gigantesco portiere (1.86 per 94 kg) è stato (ed è ancora, militando nella MLS alla verde età di 35 anni, con la maglia dei Kansas City Wizards) senza dubbio uno degli atleti più carismatici della rappresentativa a stelle e strisce che ben figurò ai mondiali casalinghi, fino ad uscire onorevolmente sconfitta per 1-0 dai futuri campioni del Brasile.
Ma Meola non è un caso isolato,visto che negli ultimi anni negli USA si è sviluppata un'intera generazione di ottimi portieri, che fanno probabilmente dell'estremo difensore il ruolo meglio coperto all'interno della nazionale a stelle e strisce.
Il primo a tentare con successo la carriera internazionale è stato Kasey Keller. Nato il 29 novembre 1969 nello stato di Washington, il portiere si fece conoscere al mondo intero ai Mondiali under 20 del 1990, dove venne addirittura eletto secondo miglior giocatore del torneo e trascinò la squadra al quarto posto finale con le sue parate.
Dopo il torneo, viene ingaggiato dal club inglese del Millwall, dove è rimasto sei stagioni, di cui le ultime quattro da titolare. Le sue ottime prove convinsero il club di Premier League del Leicester ad ingaggiarlo, e lì Keller ha vissuto quella che è probabilmente la parte migliore della sua carriera, con tre stagioni da titolare e il successo nella Coppa di Lega del 1996-97. Ma è in nazionale che gioca quella che è probabilmente la sua miglior prestazione personale di tutta la carriera: il 10 Febbraio 1998 gli USA colgono una storica vittoria per 1-0 contro il Brasile e Bebeto dichiara: "È la miglior partita che abbia mai visto fare ad un portiere in tutte le partite che ho giocato".
Successivamente Keller si è mantenuto ai vertici del calcio europeo, giocando prima due anni nel Rayo Vallecano per tornare poi in Premiership al Tottenham Hotspur. Ancora oggi difende la porta degli Spurs, ma non è più portiere titolare della nazionale, avendo perso il posto a favore di Friedel. Intanto però è riuscito a rompere il record di Meola, ottenendo 33 "shutouts" (partite da imbattuto) con la maglia USA. Sì, perché gli americani seguono statisticamente le prestazioni dei portieri con la stessa precisione con cui in Europa si contano gol e assist. Un esempio certamente da seguire.
La carriera inglese di Brad Friedel, formatosi a UCLA, è stata invece più difficoltosa, non per demeriti del suoi, ma a causa delle difficoltà ad ottenere un permesso di lavoro, che l'hanno costretto prima a giocare con i turchi del Galatasaray e poi in Danimarca nel Broendby, per poi tornare nella MLS, con i Columbus Crew, per due anni. Alla fine del 1997 finalmente il permesso arriva, e Friedel può giocare le ultime 11 partite della stagione 1997-98 con il leggendario club del Liverpool F.C.. L'anno successivo, però, i Reds acquistano l'olandese Westerweld e così Keller resta seduto due stagioni in panchina, prima di passare, all'inizio della stagione 2000-01, al Blackburn Rovers.
È la mossa vincente: alla prima stagione centra la promozione in Premier League, e qui si dimostra subito uno dei migliori portieri. I riconoscimenti fioccano: nel 2002 è sesto miglior portiere al mondo secondo la IFFHS, prima dei Mondiali 2002 toglie a Keller il posto da titolare in Nazionale, con la quale esordì il 3 settembre 1992 in un match a reti bianche contro il Canada, e gli USA giungono ai quarti di finale, e infine nella stagione 2002-2003 viene nominato nell'undici ideale della Premier League. Nel febbraio 2004 ha persino segnato un gol, a seguito di un calcio d'angolo, che ha permesso al Blackburn di paerggiare momentaneamente con il Charlton.
Ma il suo posto da titolare in nazionale è oggi seriamente minacciato dal nuovo che avanza, cioè Timothy "Tim" Howard. Classe '79, uno dei giovani lanciati dal Project-40, dopo 6 stagioni ai MetroStars, intervallate da brevi prove con il Milan (nel 1998) e con gli olandesi del Feyenoord di Rotterdam, nell'estate del 2003 ha firmato per uno dei più grandi club del mondo, il Manchester United, che lo ha prelevato dai MetroStars per $3.6 milioni. Per fargli posto, un certo Fabian Barthez è stato spedito all'Olympique Marsiglia. Howard, nonostante le sole tre presenze in Nazionale USA al momento della firma, non ha però avuto gli stessi problemi di Friedel nell'ottenere il permesso di lavoro da parte dell'Home Office inglese, e ciò grazie all'interessamento diretto di Sir Alex Ferguson, che si è speso direttamente con le autorità interessate. E chiaramente queste procedure "agevolate" hanno rinfocolato ancor di più la rivalità fra Howard e Friedel, che non esitano a beccarsi pubblicamente sui giornali. In particolare quest'ultimo accusa Howard di giocare in una squadra dove è "facile" fare il portiere.
Tim Howard ha comunque ripagato la fiducia di Ferguson e del Manchester United disputando un'ottimo campionato, che gli è valso l'ottavo posto nella già citata classifica IFFHS, e ponendosi stabilmente tra i migliori portieri della Premiership, sulle orme del suo predecessore in maglia rossa, il danese Pete Schmeichel. Le prime difficoltà sono però giunte anche per lui, e probabilmente allo spettatore italiano il nome Howard ricorda soprattutto l'incertezza che ha permesso a Costinha di segnare il pareggio per il Porto, eliminando il Man Utd dalla Champions League. Lo stesso Ferguson però ha assolto il proprio portiere, ed ora si attende di vedere come Tim reagirà a questo errore. Conoscendo il suo talento, si può essere certi che tornerà a giocare alla grande come prima. Il futuro è suo, anche a detta del coach della Nazionale USA, Bruce Arena, che ha cominciato a convocarlo da tempo, pur rimanendo Friedel il titolare, per il momento.
Un particolare personale su Howard. Il sito della US Soccer Players Association scrive che il portiere è affetto dalla sindrome di Tourette, una malattia ereditaria che comporta movimenti inconsulti (tic), problemi di attenzione e altro, della quale anche un genio come Mozart pare fosse affetto. Howard rifiuta di prendere qualsiasi medicina per paura che possa limitarlo nella sua professione, e ha sempre dichiarato che per lui questa malattia invece di essere un ostacolo è stata uno sprone a migliorarsi ogni giorno di più, spingendolo ad arrivare dov'è ora e ad impegnarsi nel sociale, è infatti membro del Board of Directors of the Tourette Syndrome Association of New Jersey. Grande calciatore e grande uomo.