NL Awards: domina l’incertezza

Barry Bonds: ancora lui?

Mai come quest'anno nella National League la corsa ai premi individuali di fine stagione sembra essere davvero serrata.

Sia perché molte sono state le singole prestazioni statisticamente notevoli, sia perché alcuni dei possibili candidati hanno subito dei cali di forma durante l'arco della stagione.

Uno dei due awards più ambiti, quello di Most Valuable Player, vede come possibili candidati 4 se non 5 giocatori, proprio perché molti sono stati gli uomini che in questo 2004 hanno disputato le proprie migliori annate di sempre.

Tra questi c'è sicuramente Adrian Beltre, terza base dei Los Angeles Dodgers.

Il 25enne interno della formazione californiana ha collezionato record personali raddoppiando il numero di HR e di punti segnati in carriera in una singola stagione contribuendo sensibilmente al vicino titolo di Division con conseguente accesso ai playoff dei suoi Dodgers.

La leadership nella classifica MLB per HR messi a segno (47) non deve ingannare: la potenza in battuta (ottima anche la percentuale slugging di .646) non è stata la sola caratteristica del terza base di L.A., perché la media battuta di .342 dimostra la completezza e quindi la pericolosità  al piatto del giocatore.

Se parliamo però di soli numeri c'è chi ha fatto, se possibile, ancora meglio: si tratta dell'ormai leggendario Barry Bonds, che oltra ad aver raggiunto quota 700 HR in carriera, terzo nella storia, si è tolto anche la soddisfazione di disputare la miglior stagione della gloriosa carriera per media battuta, ad oggi un'impressionante .371.

Impressionante non solo perché da decenni ormai la quota di .400 sembra essere diventata una chimera, quanto piuttosto per la tipologia di battitore che BB rappresenta.

Battitore di potenza per eccellenza, uno da 73 HR in un anno, Bonds sta lottando non solo per l'ennesimo titolo di miglior fuoricampista delle Majors, ma anche per quello di miglior battitore MLB con “mister single” Ichiro Suzuki.

La Triple Crown è lontana solo perché le opportunità  concesse all'ex Pirates di portare a casa punti sono ridotte dall'enorme quantità  di basi-ball gentilmente offertegli dai pitcher avversari (221 in stagione, recentemente 5 in una sola partita).

Quota 100 RBI però è già  stata raggiunta dall'esterno dei San Francisco Giants ed il settimo titolo di MVP, il quarto consecutivo, appare possibile se non addirittura probabile.

Chi invece potrebbe essere nuovamente beffato, e sarebbe la terza volta consecutiva, è il runner-up degli ultimi due anni, il prima base dei Saint Louis Cardinals, il 24enne Albert Pujols.

Il probabile dominatore delle Majors per i prossimi 10 anni ha disputato la quarta stagione nella MLB totalizzando i soliti impressionanti numeri, dimostrando se ce fosse stato ancora bisogno di possedere una continuità  di rendimento rara per un giocatore al quarto anno di professionismo, che per giunta ha cominciato a stupire sin dalla stagione da rookie.

Il record personale di HR, 45, è ben supportato da una sontuosa media battuta (.326) e dalla solita tripla cifra di RBI (116).

La stagione autoritaria dei suoi Cards aiuta sicuramente la sua candidatura ad MVP, ma paradossalmente la facilità  e l'anticipo con cui Saint Louis ha ottenuto il titolo di Division e raggiunto la qualificazione ai playoff possono aver penalizzato il nativo di Santo Domingo.

Infatti nelle ultime settimane il manager dei cardellini Tony LaRussa sta (probabilmente giustamente visti gli obbiettivi della squadra) risparmiando a turno i suoi gioielli nelle partite finali di regular season
applicando quel turnover tanto caro agli allenatori dello sport nazionale italiano.

Le possibilità  di Pujols quindi di migliorare ulteriormente le proprie statistiche già  comunque eccezionali sono perciò diminuite soprattutto se paragonate a quelle di Beltre e Bonds, che invece sono chiamati a trascinare le prorpie squadre ai playoff proprio in questo finale di settembre.

Lo stesso problema di Albert lo avranno i due outsider nella corsa al titolo di MVP, gli altri due componenti del sensazionale cuore del line-up di St. Louis: Jim Edmonds e Scott Rolen.

Il primo ha disputato senza dubbio la miglior stagione della sua carriera (42 HR, 11 RBI, .314 di media) ed ha trovato anche una dimensione di slugger puro che gli ha regalato in molte partite della stagione, soprattuto contro lanciatori destri, il prestigioso ruolo di clean-up.

Il secondo, il terza base ex Phillies Scott Rolen, è stato l'indiscusso MVP della prima parte di stagione regolare ma è poi calato dall'All Star Break in poi, rimanendo comunque con 121 RBI (conditi da 33 HR con una media di .320) il secondo miglior giocatore nella NL in questa specialità .

Per quanto riguarda il titolo di miglior pitcher dell'anno i candidati al Cy Young Award possono essere considerati sostanzialmente tre: il sempreverde Roger Clemens, l'emergente Carl Pavano ed il solido Jason Schmidt.

Lo splendido quarantenne degli Houston Astros è partito in questa che per lui era la prima avventura in National League come ai tempi dei Boston Red Sox, quando una sua sconfitta faceva notizia e la sua media ERA superava di poco i 2 punti.

Poi le prestazioni sono calate di livello, parallelamente a quelle della squadra, e solo in questo ultimo mese sono tornate quelle che tutti si aspettano quando “The Rocket” sale sul monte.

La parentesi amara della sconfitta nell'All Star Game sembra superata, e le 18 vittorie stagionali a fronte di sole 4 sconfitte rappresentano un bottino che per molti pitcher della MLB sarebbe memorabile.

Per Clemens siamo nella norma, come nella norma è la media ERA di 2.89, e nella norma potrebbe essere anche l'ennesimo Cy Young (sarebbe il settimo).

Molto simile a quello del partente degli Astros è stato il rendimento stagionale di Jason Schmidt, lanciatore destro dei San Francisco Giants, che per buona parte della regular season è sembrato intoccabile (anche 10 vittorie consecutive per lui).

Poi un fisiologico calo ma la consueta potenza nei lanci e la grande precisione nell'eliminare i battitori avversari al piatto (240 K, terzo nella NL) gli hanno consentito di raggiungere quota 16 vittorie e mantenersi in corsa per il Cy Young.

Per il partente dei Marlins Carl Pavano, terzo possibile candidato al premio, la stagione è stata un crescendo di prestazioni, giunte al loro massimo nel mese di agosto e coincise con la rimonta degli ormai ex campioni del mondo nella corsa alla Wild Card.

Poi però l'entusiasmo dei “pesci” è naufragato ed i compagni non hanno aiutato il pitcher nella sua rimonta personale: un paio di sconfitte nelle ultime due partenze hanno macchiato il record fino a quel momento quasi immacolato del partente di origini italiane e le 17 vittorie (con 2 shutout) potrebbero non bastare al 28enne ex Montreal Expos.

Possibile sorpresa l'altro lanciatore degli Astros Roy Oswalt, co-leader insieme a Clemens per vittorie (18) ma molto più sconfitto (10 volte) e con una media ERA non proprio da Cy Young Winner (3.59).

Infine una romantica ma forse altamente improbabile ipotesi Randy Johnson, che nonostante la pessima stagione degli Arizona Diamondbacks guida comunque le Majors per strikeout (ma non è una novità ) ed è secondo nella NL per media ERA.

Il bilancio di 14-14 non è sfavillante ed il quinto Cy Young per “The Big Unit” appare sfumato.

Un altro terzetto si presenta come favorito per la corsa a Relief Pitcher of the Year: il Cy Young 2003 Eric Gagne, il closer dei primi della classe di Saint Louis Jason Isringhausen e l'ex Mets Armando Benitez, ora ai Florida Marlins.

Dalla parte di “Isri” c'è il maggior numero di salvezze ottenute finora (46), da quella di Benitez invece la strepitosa media ERA (1.22), infine a sostenere la candidatura del canadese con gli occhiali la percentuale di saves (44 su 46 occasioni); staremo a vedere.

Per il titolo di Rookie of the Year non dovrebbero esserci dubbi sulla vittoria di Jason Bay, esterno sinistro dei Pittsburgh Pirates, autore di 25 HR e 78 RBI in stagione con una media vicina ai .300 ed una presenza difensiva invidiabile se si considera la sua poca esperienza MLB.

Unico rivale sembra essere lo short-stop dei San Diego Padres, il 24enne Khalil Greene, ottimo difensore dotato di un tiro molto sicuro, i cui numeri appaiono però troppo inferiori a quelli di Bay per poterlo considerare un favorito.

Molto probabile quindi che il giorno della consegna dei premi sarà  un altro “Bay Day”…

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