Ecco Troy Glaus mentre solleva il meritato trofeo di MVP delle World Series !
Nel concetto massimo di squadra l’esaltazione di un singolo avviene solo in particolari situazioni che esulano da un discorso generico, andando a pescare chi (non necessariamente la stessa persona) in un momento specifico ha avuto un impatto maggiore o che sia stato decisivo per una giocata.
Gli Anaheim Angels campioni del mondo 2002 sono l’emblema di un gruppo di validi giocatori che presi singolarmente avrebbero poca ribalta all’interno delle Major, ma che uniti hanno potuto realizzare un’impresa storica.
Se il titolo l’avessere conquistato i San Francisco Giants, la designazione dell’MVP sarebbe stata scontata, visto il dominio di Bonds continuativo per tutti i Playoff e i suoi numeri da record, ma avendo vinto gli Angels i risultati sono stati più incerti.
Il premio lo poteva vincere Francisco Rodriguez, il ventenne terribile che ha annichilito tutti in questi Playoff dal monte di lancio, anche se le ultime apparizioni erano state un po’ deficitarie, poteva assicurarselo Garret Anderson, la “stella” della squadra, che ha chiuso gara 7 con il doppio da 3 punti, dopo aver battuto alla grande anche nella rimonta di gara 6, o John Lackey, secondo rookie a vincere una gara decisiva per il titolo dopo quasi cent’anni, magari lo si poteva dare a Tim Salmon, veterano della squadre con più di dieci stagioni con gli Angels, preminando il più vecchio per premiare l’intero gruppo, ma un vincitore ci doveva essere e nessuno di questi ha avuto la costanza di rendimento di Troy Glaus.
Il terza base di Anaheim, dopo una buona regular season, è letteralmente esploso nella postseason, riuscendo ad essere perfino migliore nelle World Series; i numeri parlano da soli: .385 di media battuta con 3 home runs e 8 punti battuti a casa, di cui 2 importantissimi nella indimenticabile rimonta di gara 6, sei partite su sette delle Finali con almeno una valida, stanno a testimoniare il suo contributo ininterrotto nel box battuta degli Angels. Addirittura 2 HR battuti nella sua prima partita nelle World Series, solo il sesto nella storia a farlo, considerando l’emozione che si prova in tali eventi, anche quando si è dei veterani, il dato fa scalpore e conferisce quel più che serve per vincere un premio come l’MVP.
Certamente questo contributo è stato decisivo così come sono state decisive altre giocate di altri compagni di Glaus, ma, come detto, la sua costanza è stata premiata e soprattutto ha regalato a Scioscia la possibilità di mettere pressione in qualsiasi momento della partita ai Giants, avendo un battitore di tale potenza con medie altissime di battuta.
L’MVP, come da pronostico, ha voluto assolutamente dividere il premio con tutti e 25 i suoi compagni, dichiarando “Noi giochiamo per il Titolo nelle Major non per un premio individuale come questo, nessuno ci ha portati qui singolarmente, è stato uno sforzo di squadra, 25 ragazzi.”, ma le parole del suo allenatore, che ha parlato di una presenza incredibile nel lineup di battuta, considerando il suo esordio assoluto nei Playoff, e di un talento che forse pochi conoscevano finora, ma che tutti ormai hanno visto nelle Series, sono inequivocabili nel conferire a Glaus il ruolo di stella per gli Angels in questa fantastica vittoria.
Comunque sia, il solo fatto di aver contributo con quel doppio a completare la rimonta in gara 6, per tutti la sfida decisiva per le sorti delle Series, che ha affossato i Giants già festeggianti, ed esaltato gli Angels, dominatori della successiva gara 7, poteva essere considerato plausibile per dare al terza base l’ambito premio, ricordando ancora la pressione che sul 5 a 3 nell’8° inning di una partita in cui può finire il tuo sogno, davanti al pubblico di casa ed essendo alla prima postseason della carriera.
Tutto questo Glaus l’ha superato con una freddezza che solo i campioni possono avere nel loro DNA, e pur essendo gli Angels un fantastico gruppo di giocatori, forse senza di lui non sarebbero mai diventati i campioni del mondo.