Red “Hot” Sox

“Slamming”…Manny!

Non ditelo ai tifosi dei Boston Red Sox.
Non dite loro che questo potrebbe essere l'anno della riscossa, della vendetta sportiva nei confronti dei tanto odiati New York Yankees.
Non cercate di convincerli che mai come in questa stagione le possibilità  di successo per le “calze rosse” sono state così concrete.

Troppe volte infatti in questi anni, ma si potrebbe anche dire in questi decenni, le ambizioni di squadra e tifosi sono state assecondate in stagione regolare per poi essere infrante nei playoff.

Molto spesso nei pronostici di inizio stagione la formazione del Fenway Park veniva data come la grande avversaria degli eterni Bronx Bombers, ma alla fine a spuntarla erano sempre state le “pinstripes” della Grande Mela.

Quest'anno, dopo l'affronto della vicenda Alex Rodriguez, i primi scontri diretti avevano scatenato l'entusiasmo di tutti i bostoniani del globo, che avevano visto nei propri idoli quell'orgoglio che molto spesso i superpagati professionsti MLB non hanno.

Poi però la regular season, complici anche alcuni infortuni, aveva ripreso il trend di sempre, con gli Yankees destinati ad una facile affermazione nella AL East ed i Red Sox condannati alla solita Wild Card Race.

Tutto questo fino alla metà  di agosto.

Infatti dal 20 del mese più caldo dell'estate la squadra di Terry Francona ha inanellato una strepitosa serie di 10 vittorie consecutive, liberandosi piuttosto facilmente di avversari assai ostici, come i rivali per la Wild Card di Anaheim.

Ma gli Angels non sono stati la sola vittima illustre di questa sfavillante striscia di successi: anche White Sox e Tigers, team con record superiore o molto vicino al .500, si sono dovuti inchinare alla superiorità  di Boston.

Le cause di questa rinascita di mezz'estate possono essere diverse, ma ognuna di esse non può prescindere dalla straordinaria motivazione della squadra nel suo complesso.

Motivazione dei due assi del monte, Pedro Martinez e Curt Schilling, che possono ancora puntare ad un premio prestigioso come il Cy Young Award.

Motivazione per i nuovi arrivati, lo short-stop Orlando Cabrera ed il prima base Doug Mientkiewicz, che vogliono dimostrare di essere degni di vestire una maglia storica e pronti a non far rimpiangere gli illustri predecessori (Nomar Garciaparra su tutti).

Infine motivazioni per tutti i veterani della squadra, i reduci della serie del 2003 contro gli Yankees, rimasti con la memoria a quei maledetti fotogrammi dell'HR di Aaron Boone in Gara-7.

Dopo alcuni mesi di alti e bassi, Francona sembra aver trovato dunque in questo importantissimo finale di stagione la chimica migliore per far esprimere al meglio i suoi talentuosi, ma spesso incostanti, giocatori.

Ed allora ecco che come per incanto anche il resto della rotation, in particolar modo Tim Wakefield e Derek Lowe, ha ritrovato brillantezza e continuità , assicurando alla squadra solide prestazioni fondamentali in quei casi (pochi di recente) in cui l'attacco non si dimostrava esplosivo.

I nuovi innesti hanno regalato a Francona una panchina lunga, parafrasando il nostro sport più seguito, e la possibilità  di ruotare uomini e schemi.

La difesa è diventata più sicura anche grazie all'arrivo di un veloce esterno nonché ottimo pinch-runner quale Dave Roberts, e l'attacco ha recuperato giocatori in piena efficienza come Kevin Millar e Bill Mueller.

Ma l'asso nella manica dei Red Sox di questo periodo è sicuramente la coppia di slugger che costituisce il cuore del line-up: Manny Ramirez e David Ortiz.

“The Sensational Combo”, come amano definirla i tifosi del Fenway, sta letteralmente dominando l'American League nelle principali statistiche offensive, con una rivalità  interna (assolutamente sana perché i due sono molto amici) a colpi di HR e RBI.

Entrambi battono con medie superiori al .300, Ramirez è già  a quota 37 HR contro 33, ma Ortiz è davanti per numero di punti battuti a casa (116 a 110).

Sembra scontato che il prossimo MVP della AL sia uno di loro, in una gara in famiglia molto simile a quella a cui ci si sta preparando nella NL tra Albert Pujols, Scott Rolen e Jim Edmonds di Saint Louis.

Se aggiungiamo che durante questa incontenibile serie di vittorie di Boston i New York Yankees non sono riusciti a tenere il passo dei rivali, il sogno dei Sox di portare a compimento l'insperata rimonta si fa quanto mai realizzabile.

La formazione di Joe Torre ha infatti perso 8 delle 10 partite di vantaggio che aveva nei confronti di Boston in poco più di 10 giorni, subendo anche la batosta interna, ormai storica, contro i Cleveland Indians, che non ha certo aiutato il morale dei newyorchesi quanto piuttosto esaltato gli inseguitori.

Se si considera che da qui alla fine della stagione ci saranno ancora 6 scontri diretti tra le due squadre, le probabilità  di un sorpasso prima della fine di settembre non sono poi così remote come apparivano pochi giorni orsono.

Non vogliamo però cadere in un paio di pericolose “trappole”: quella di dare già  per spacciati gli Yankees, che ci hanno insegnato in questi anni di saper vincere anche lottando contro pronostico, e quella di fomentare il “secolare” entusiasmo dei tifosi dei Red Sox che oramai sanno perfettamente che vincere ad agosto è importante, ma è ottobre a fare la differenza.

Infine un piccolo accorato consiglio a coloro i quali avessero in programma di visitare Beantown nelle prossime settimane: non provate nemmeno a pensare per un solo momento a quell'uomo chiamato Babe Ruth ed alle sue oscure profezie, correreste dei seri pericoli…

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