Dario Franchitti e il suo team festeggiano la vittoria
Dopo aver dominato quasi tutta la gara, Dario Franchitti si è dovuto sudare la sua seconda vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis fino all'ultimo metro.
Anche quella 2010 è stata l'ennesima conferma di cosa sia la 500 Miglia: un pilota, anche se domina, non può essere per davvero sicuro della vittoria neanche all'ultimo giro. Ed infatti, col carburante che si stava esaurendo, Franchitti ha dovuto fare tutto il possibile per risparmiarne a sufficienza per prendere la bandiera a scacchi.
E in questo il pilota scozzese è ormai un mago. Se la si mette sui consumi, vince Franchitti: titolo 2007, titolo 2009, Indy 500 2010.
“Mi hanno fatto vedere un elenco di piloti che hanno vinto due volte la Indy 500, e sono delle leggende”, ha detto Franchitti. “Mi sono detto l'altra sera 'io sono solo un pilota, quelli sono leggende.' Sono così fortunato di guidare per Chip e per il Team Target, con buone macchine. Essere tornato dopo l'esperienza in NASCAR è una cosa fantastica. E aver vinto un campionato e una Indy 500, non mi aspettavo nulla di tutto questo. In passato ho detto che mi aspettavo di essere in pensione quando avrei avuto 35 anni. Questo è tutto bonus, è qualcosa in più, ed è bellissimo.”
Chip Ganassi è diventato il primo proprietario a vincere nello stesso anno Daytona e Indianapolis. “Dietro c'è un sacco di duro lavoro svolto da un sacco di gente, molte delle quali non ricevono mai l'attenzione che meritano”, ha detto. “Bisogna prendere un sacco di decisioni che non sai mai se sono quelle giuste o sbagliate. Non si sa mai. Non avete idea di cosa sia essere un proprietario di un'autovettura in questi giorni. Dipendi dagli sponsor. Noi abbiamo grandi sponsor. Ma hai gli sponsor da un lato, i piloti dall'altra parte, la vostra squadra da un'altra.”
Nonostante abbia dominato gran parte della gara, al giro 166 Franchitti si è ritrovato in quinta posizione, e con il problema di non sapere se tirare al massimo per tornare al primo posto o alzare il piede per conservare carburante.
“La mia macchina era molto guidabile, ma era comunque veloce”, ha detto il pilota scozzese. “Quando è veloce, puoi andare tranquillo e fare quello che vuoi. Quando non è proprio così, devi iniziare a fare le regolazioni necessarie. Inoltre la macchina era molto guidabile quando facevo 223 mph e gli altri facevano 221.”
Ma la giornata è stata inevitabilmente segnata anche dallo spettacolare incidente che ha visto Mike Conway decollare sulla vettura di Ryan Hunter-Reay, che aveva rallentato per essere rimasto praticamente a secco di carburante.
La vettura è schizzata contro le reti di protezione disintegrandosi, in un incidente che ha ricordato quelli accaduti in passato a Brack e Briscoe. Il pilota inglese se l'è cavata con una frattura alla gamba sinistra e un problema alla schiena che lo terrà fuori per un paio di mesi.
“E' stata davvero una circostanza sfortunata il modo in cui è successo. Siamo rimasti a secco e quando si esaurisce il carburante in queste vetture, è come se freni di colpo. Tu passi dall'andare al massimo al nulla. Sapevo di avere un sacco di vetture dietro di me. Mi dispiace per quello che è successo e che Mike sia ferito. E' una cosa triste”, questo il commento di Hunter-Reay.
Il pilota americano è stato tra l'altro operato anch'egli per un problema al pollice, feritosi dopo un contatto ai box con Scott Dixon. Il decollo delle vetture è uno dei problemi che la IndyCar vuole risolvere per il 2012, visto che l'attuale Dallara ha mostrato una certa tendenza ad alzarsi in volo.
Resta comunque la grande sicurezza di queste vetture, che nonostante questi voli spaventosi hanno comunque salvato la vita ai piloti, usciti quasi sempre con danni molto meno lievi di quanto un incidente del genere farebbe temere.
La corsa verso la quarta vittoria di Helio Castroneves è stata invece sottotono, e rallentata pure da un suo errore al pit al giro 145.
“Purtroppo un errore stupido ci ha gettato nella parte posteriore del gruppo”, ha detto il brasiliano. “Sono molto deluso. Sono più deluso per l'errore. Sicuramente sono molto dispiaciuto per i miei ragazzi. Hanno fatto un lavoro incredibile per tutto il mese. Devono uscire da qui con la testa alta. Dario [Franchitti] era più veloce, vedevo che era molto comodo alla guida della sua auto. Io ho cercato di essere conservativo in attesa che giungesse l'occasione giusta. Ho commesso uno stupido errore. Mi sento deluso. C'era una grande attesa su di me. Sapevo che non sarebbe stato facile. Speriamo che il prossimo anno non avremo più il caldo che c'era quest'anno, perché questo è stato probabilmente il mio giorno più difficile ad Indy.”
Dopo i problemi durante le prove, tutto sommato positiva la gara dell'Andretti Autosport. Se il sesto posto di Danica Patrick è stato più che altro conquistato negli ultimi giri, quando lei è riuscita a rallentare meno di molti suoi avversari (per il resto ha passato il resto della gara tra il dodicesimo/tredicesimo posto), se Tony Kanaan è riuscito a risalire dal trentatreesimo al secondo posto nel finale, prima di doversi fermare al pit per un ultimo rifornimento, alla fine chi ha portato a casa il miglior risultato è stato Marco Andretti, terzo dopo una gara solida e corsa con la testa.
“In generale è stata una grande giornata per noi”, ha commentato Andretti. “Non ho mai dubitato che in gara saremmo stati in grado di lottare, ero contento di come la vettura in assetto da gara si fosse comportata per tutta la settimana. Avremmo voluto vincere, ma comunque partire dal 16° posto e terminare al terzo è qualcosa di cui possiamo essere soddisfatti. Sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe successo se fossimo arrivati fino alla fine. Dario (Franchitti) è sempre stato il re del risparmio di carburante. Aveva la macchina da battere, ma nel traffico è stato umano. Questo è ciò che rende Indianapolis quello che è: non è facile vincere questa corsa. Noi torneremo e ci riproveremo.”
Il premio di Rookie of the Year è stato invece assegnato a Simona de Silvestro, quattordicesima alla fine (anche se il migliore al traguardo è stato Mario Romancini, tredicesimo).
“Questa è stata la corsa più pazza che io abbia mai disputato e sono felice di dove siamo finiti, e sono onorata di aver partecipato a questa gara storica”, ha detto la svizzera. “Sono estremamente orgogliosa e grata con il team per il lavoro svolto e il materiale che mi hanno dato. Tutti hanno lavorato tanto questo mese e mi fa piacere che siamo stati in grado di portare a casa un buon risultato.”
Infine è stata la prima 500 Miglia per il nuovo CEO della IndyCar Randy Bernard.
“E' stato probabilmente il giorno più bello della mia vita'', ha detto Bernard. “E' stato anche più grande di tutto ciò che la gente mi aveva raccontato. Per me è stato incredibile, sconvolgente. E' stato incredibile andare in giro alle 6 del mattino e vedere gente seduta sul prato ad aspettare la gara. E poi tutto il patriottismo, tutte le celebrazioni prima della gara. Tutto questo ha fatto una grande impressione su di me.''