La prima fila delle 94a edizione della 500 Miglia di Indianapolis
Potrà sembrare una frase fatta, ma fare un pronostico su una gara complicata come 500 Miglia di Indianapolis è sempre difficile e si presta a mille possibilità di errore. Perché in una gara corsa a 370 kmh per circa tre ore può succedere di tutto, e soprattutto anche il minimo inconveniente può causare un disastro nei piani gara di ciascun pilota.
Come le condizioni meteo, che dopo una settimana di nuvole e temperature basse hanno sconvolto i due giorni di qualifiche con temperature in aumento (e il sole nel Bump Day). Quindi un favorito della vigilia non è detto che poi riesca a disputare una gara all'altezza delle previsioni, e qualche outsider inaspettato può sempre emergere.
I favoriti
Più che i favoriti, c'è un favorito assoluto. E' Helio Castroneves, che insegue la quarta vittoria alla 500 Miglia, dopo aver dominato le prove e ottenuto la quarta pole position in carriera. Castroneves è il re di Indianapolis degli anni 2000, il suo score è impressionante: 4 pole, 3 vittorie, un secondo, un terzo e un quarto posto in nove (dieci se consideriamo la pole di quest'anno) edizioni.
Alla 500 Miglia ha sbagliato poche volte, corre per il team più forte. Nelle qualifiche ha fatto quello che ha voluto, ha girato su tempi inavvicinabili per gli altri (inavvicinabili per il metro di quest'anno, ovvero qualche centesimo più veloce). Sembra imbattibile.
I primi avversari saranno i suoi compagni di squadra. Come per il resto di questo inizio stagione, ha destato migliore impressione Will Power (che partirà secondo) rispetto a Ryan Briscoe (quarto in griglia). Power l'anno scorso disputò un'ottima gara, giungendo quinto, mentre Briscoe negli ultimi due anni è stato rallentato dal medesimo problema (foratura e pit stop fuori programma).
Briscoe è più portato per gli ovali, sarebbe lui la seconda punta dichiarata ma deve ancora limare qualche errore ed incertezza di troppo. Power è in stato di grazia, in Kansas ha corso meglio del dodicesimo posto finale. Comunque, Penske è abbastanza al riparo nel caso Castroneves abbia qualche inconveniente.
Gli uomini di Ganassi sono gli immediati sfidanti. Franchitti è stato l'unico a inserirsi nella lotta al vertice durante il Pole Day, mentre Dixon si è trovato più in difficoltà . Nelle giornate di prove era stato invece il neozelandese quello più efficace, con lo scozzese più indietro.
L'anno scorso il team dominò la prima parte di gara tranne poi naufragare a centro gruppo per problemi ai pit stop. A parte problemi vari, ha due piloti forti e maturi, completi e veloci su ogni genere di tracciato, quindi quello non è un problema. Semmai il problema è che sono sembrati un passato dietro ai piloti di Penske per tutte le prove.
Gli outsider
L'outsider numero uno, quello che nei sette giorni di prove si è inserito con più costanza in mezzo al duopolio Ganassi-Penske, è Alex Tagliani. E' incredibile la competitività che ha rapidamente raggiunto il suo team, all'esordio assoluto quest'anno e già capace di diversi arrivi nella top ten (compreso nell'unico ovale finora affrontato, in Kansas).
In una gara così lunga e complessa la gioventù della squadra potrebbe essere un problema, ma l'esperienza di Tagliani (Rookie of the Year lo scorso anno, ma rookie un po' anomalo visto la sua lunga esperienza) e di Rob Edwards, che lo guiderà dal muretto, sono sinonimo di garanzia. E per tutte le prove il canadese è sempre stato a ridosso o all'interno della top 5 (scatterà quinto in griglia). Ce la può fare, specie se qualcuno davanti commette qualche errore.
Il secondo outsider è il giapponese Hideki Mutoh. Il Newman Haas Racing versa in condizioni finanziarie non buonissime, ed un risultato prestigioso ad Indianapolis sarebbe ovviamente un toccasana. Già in Kansas quest'anno il giapponese ha corso al vertice, sempre tra i primi cinque prima che un incidente col connazionale Sato chiudesse la sua gara.
Nelle prove ad Indy, è stato costantemente tra i primi dieci, nelle qualifiche non ha avuto problemi ad entrare nello Shootout tra i primi nove. Una sua vittoria avrebbe del clamoroso, per la situazione del team, e perché sarebbe il primo giapponese a riuscirci. Ad Indianapolis, nei due anni precedenti, ha sempre corso bene e in modo spettacolare. Sembrerebbe pronto per un risultato di prestigio.
Non deve ingannare la sesta fila da cui parte, e non è da sottovalutare Dan Wheldon. Quando è partito dalla sesta fila, ha ottenuto i suoi migliori risultati in carriera (un primo ed un secondo posto). Ha sbattuto nelle prove, ma poi è subito tornato ai suoi livelli. Come sempre ha pensato poco alle qualifiche, ma in gara sarà sicuramente protagonista. E' veloce, forse sprecato per un team piccolo come il Panther Racing, ad Indianapolis ha sempre corso da protagonista. Non va sottovalutato.
Poi c'è il caso dell'Andretti Autosport. Dei cinque piloti schierati il migliore in griglia è Marco Andretti, sedicesimo, appena davanti al compagno Ryan Hunter-Reay. Ma probabilmente l'unico che può puntare alla vittoria è Tony Kanaan, che però parte penultimo. Nelle 94 edizioni della 500 Miglia, nessuno ha mai vinto partendo peggio che ventottesimo.
Kanaan è lì in basso perché ha sbattuto in entrambi i giorni di qualifica, ma nelle prove si era comunque fatto vedere nelle zone alte della classifica. Il team ha pagato più di tutti il cambiamento climatico nei giorni di qualifica, ma in realtà solo Kanaan e qualche volta Marco Andretti erano stati competitivi nel resto delle prove. Kanaan deve sfatare una maledizione, quella di non aver vinto ad Indianapolis nonostante abbia avuto diverse chance, chissà che non ce la faccia nell'anno della sua peggior qualifica.
Le possibili sorprese
Ottima qualifica per tre piloti "una tantum": Graham Rahal, Ed Carpenter e Townsend Bell. Specialmente il primo si era fatto vedere costantemente tra i primi durante le prove, e potrebbe rappresentare una delle sorprese della gara. Ma anche Carpenter e Bell in passato hanno ottenuto degli ottimi risultati nonostante corressero per team non di prima fascia.
Il KV Racing Technology ha vissuto un mese confuso, con tre piloti a muro e un altro non qualificato (Paul Tracy, paradossalmente l'unico dei quattro a non aver avuto un incidente). Ma prima di sbattere nel Pole Day, Mario Moraes era considerato un possibile contendente per la pole.
Anche l'anno scorso aveva grandi chance, ma la sua gara durò una curva. Probabilmente meriterebbe di stare tra gli outsider, ma la sua giovane età e qualche eccesso di irruenza consigliano prudenza. Intanto sia lui che i suoi compagni Sato e Viso dovrebbero pensare ad arrivare in fondo.
Buone prove e buone qualifiche per il De Ferran Dragon Racing. Raphael Matos l'anno scorso disputò, da rookie, una grande gara, issandosi anche fino al terzo posto prima di finire a muro per un contatto con Vitor Meira. Ha iniziato bene l'anno, poi è un po' scivolato a centro gruppo.
Il team ha fatto bene durante le prove e ha tratto beneficio dalla presenza di un secondo pilota, l'esperto Davey Hamilton, che anzi è stato spesso più veloce del suo compagno. Possono fare entrambi bene.
Come non va sottovalutato Vitor Meira, trentesimo in griglia ma un altro che ha pagato il cambiamento climatico nei giorni di qualifica, visto che nelle prove era spesso stato a ridosso della top ten. Ma Meira è un esperto di Indianapolis (secondo nel 2005 e nel 2008), il suo team è in crescita quest'anno e lui ha recuperato alla grande (sia fisicamente che psicologicamente) dal gran botto dello scorso anno. Parte indietro, ma si può pronosticare una rapida rimonta.
Il team Dryer&Reinbold Racing schiera ben quattro vetture, e con Justin Wilson ha ottenuto un undicesimo posto migliore di quanto fatto vedere nelle prove. Però tra lui, Conway, Scheckter e, perché no, la rookie Ana Beatriz, qualcuno può portare al team un bel risultato.
Più che Wilson, quello che in prova (così come in Kansas qualche settimana fa) è sembrato più competitivo è stato Conway. Forse non abbastanza da vincere, però può fare una buona gara e portare a casa un risultato di prestigio.
Solo per una sorta di "noblesse oblige" va citata Danica Patrick, vittima di un mese disastroso, tra un team in confusione e lei incapace (forse per la prima volta in carriera) di reggere la pressione, finendo addirittura per polemizzare coi fan che l'hanno fischiata dopo le qualifiche. Sulla carta le sue chance sono prossime allo zero, però ad Indianapolis in un modo o nell'altro è sempre stata protagonista.
Probabilmente più che gettarsi a testa bassa alla ricerca della rimonta dalla ventitreesima posizione da cui parte dovrà correre con la testa e aspettare. Se scatta l'interruttore può far bene, se non scatta può finire male.
Il problema è che quest'anno rischia di non essere neanche la migliore tra le ragazze (quattro al via quest'anno, lei, la Fisher, la Beatriz e Simona De Silvestro).
Per il resto del gruppo dei 33 in griglia probabilmente la vittoria è già arrivata alle 6 del pomeriggio del Bump Day, quando si sono chiuse le qualifiche e loro erano dentro.