Jamie McMurray festeggia la vittoria a Daytona
A 33 anni, Jamie McMurray ha realizzato il sogno della propria vita: vincere la Daytona 500.
“E' irreale. E' incredibile. Non riesco a spiegarlo. E' un sogno, è veramente un sogno che diventa realtà “, ha detto appena sceso dalla vettura.
Per il pilota nativo del Missouri è la vittoria che corona una carriera avara di successi (appena quattro le vittorie conquistate). Una carriera da onesto mestierante e nulla più, ma che ha ricevuto il suo coronamento in una delle più incredibili, movimentate, selvagge Daytona 500 della storia.
Quanto sia significativa questa vittoria per lui lo dimostra l'incontrollabile pianto che lo ha colpito prima in Victory Lane e poi di nuovo, un'ora più tardi, nella conferenza stampa dedicata al vincitore.
“E' incredibile e irreale,” ha detto McMurray, soffocando le lacrime di gioia. “Non posso crederci, ed è un modo incredibile per festeggiare il mio ritorno con il team. E siamo pure a San Valentino! Mi sento come un bambino, è un sogno vincere la Daytona 500. Uscendo dall'ultima curva, non posso spiegare che cosa sentivo in quel momento.”
McMurray sta affrontando la sua nona stagione nella massima serie NASCAR, l'attuale Sprint Cup. L'esordio avvenne nel 2002 a Talladega, in sostituzione di Sterling Marlin infortunatosi la settimana precedente, per il team di Chip Ganassi.
Una settimana più tardi, in quella che era appena la sua seconda gara in, vinse la UAW-GM Quality 500 al Lowe's Motor Speedway. McMurray dominò l'intera gara, rimanendo in testa in 96 dei 100 giri finali e facendo segnare la sua prima vittoria, stabilendo un record dell'era moderna per il minor numero di gare disputate prima della prima vittoria, oltre che per essere l'unico pilota ad aver vinto alla sua prima gara su un ovale da 1,5 miglia, il più comune tra quelli in calendario. Quel risultato è considerato uno dei più grandi upset nella storia della NASCAR.
Dopo quel risultato ci si aspettavano grandi cose da McMurray, ma le promesse non sono state mantenute. Rookie of the Year nel 2003, il 2004 poteva essere la sua stagione, ma una penalità lo estromise dalla Chase (se fosse entrato nella Chase, avrebbe terminato il campionato al quarto posto) nonostante ben 23 arrivi nella top 10. Nel 2006 lasciò il team di Ganassi per passare al più quotato Roush Fenway Racing (indispettendo non poco Ganassi), ma anche qui la sua carriera non mostrò la crescita e soprattutto i risultati che ci si sarebbe aspettati.
Un paio di vittorie in quattro anni non gli hanno garantito la riconferma nel team, che aveva deciso di ridurre il numero di vetture schierate. Così ha fine la decisione di ricongiungersi con Ganassi e correre per il suo nuovo team, l'Earnhardt Ganassi Racing.
“Ho pensato che tornare era la migliore cosa da fare”, aveva dichiarato prima del via della stagione. “La mia personalità probabilmente si adatta all'ambiente che c'è nella squadra di Chip meglio rispetto a quanto accadesse nel team precedente. Mi sento bene qui.”
Domenica è stata una delle Daytona 500 più movimentate degli ultimi anni, probabilmente della storia. 21 piloti si sono alternati in testa alla gara, il maggior numero nella storia della corsa della Florida. McMurray è stato il ventunesimo ed ultimo dei leader, rimanendo in testa per un totale di due giri.
Mai una Daytona 500 ha avuto un vincitore che fosse rimasto in testa per così pochi giri. L'incredibile interruzione di due ore e mezzo per riparare il buco nell'asfalto nella curva 2, e la nuova regola che prolunga a tre tentativi il "green-white-checkered finish" (che ha fatto sì che la corsa si sia disputate su 520, e non 500, miglia) hanno sicuramente contribuito a rimescolare le carte.
“Io non penso che la nostra sia stata una grande sorpresa”, ha detto McMurray in conferenza stampa. “Penso che Juan (Montoya) e Martin (Truex jr) l'anno scorso sono andati molto bene sui superspeedway, e i motori dell' Earnhardt Ganassi Racing sono sempre stati riconosciuti come molto performanti su questi tracciati. Certo, devi essere anche fortunato se vuoi vincere queste gare. Io sono riuscito a mettermi in una posizione veramente buona, oggi così come avevo fatto lo scorso anno qui a giugno, quando riuscì a battere in volata Kyle Busch. Quindi, voglio dire, non credo sia stato un risultato a sorpresa. Credo che la cosa più grande sia averlo fatto alla prima gara con un nuovo team e un nuovo crew chief. Comunque è stato molto più facile tornare in questo team di quanto fosse stato lasciarlo, perché conoscevo già tutti qui.”
Sui due avvenimenti principali della gara (l'interruzione per i problemi della pista e i restart finali), McMurray ha le idee chiare. “La NASCAR e i commissari di pista hanno fatto un ottimo lavoro per cercare di risolvere il problema della buca. Hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Quando eravamo fermi ho chiesto più volte cosa stavano facendo per risolvere il problema, qual'era il problema. Hanno fatto davvero un ottimo lavoro per sistemare le cose. Per quello che riguarda i tre 'green-white-checkered finish', non ero particolarmente entusiasta quando giovedi hanno fatto l'annuncio, ma ora lo sono, perché non sarei qui se non fosse per questo. La NASCAR sta cercando di rendere felici i tifosi. Credo che se si chiede a tutti i piloti, la maggioranza non è entusiasta di questa nuova regola. Ma è stata fatta per i tifosi. Questo è tutto. Questo sport è fatto così.”
Un grande aiuto McMurray l'ha avuto dal suo amico ed ex compagno di squadra Greg Biffle, che lo ha spinto all'ultimo restart, mossa che fino allo scorso anno era stata vietata. “Biffle mi ha aiutato”, ha detto in Victory Lane. “Al restart ho fatto slittare troppo le gomme. Scegliere la linea giusta dove andare era una grande scommessa. Onestamente volevo stare in basso. Sentivo che la mia macchina era migliore quando stavo in basso. Quando ho dovuto ripartire dall'esterno, non volevo essere lì.
Di solito è lì che è più facile rovinare tutto. Quando ho dovuto prendere la linea esterna, ho pensato che non ero dove volevo essere, ma ha funzionato lo stesso. Quando ho visto Earnhardt risalire così velocemente ho pensato: 'Oh no, Earnhardt a Daytona'. Lui ha vinto un sacco di gare e la sua famiglia ha una storia incredibile qui. Sembra che loro vincano ogni volta che possono. Non si sa mai cosa aspettarsi.”
A fine gara il neo vincitore non ha dimenticato di ringraziare l'amico. “Greg è un pilota molto intelligente”, ha detto McMurray. “Se fossi stato nella sua stessa posizione, io dietro e lui davanti, avrei fatto lo stesso. L'avrei spinto al massimo di quanto era nelle mie possibilità . L'obiettivo è quello di spezzare la linea, cercare di non farsi bloccare da quelli davanti spingendoli e cercando di allontanarsi poi da loro. Così, quando Greg mi è arrivato alle spalle ha cominciato a spingermi, il motore ha lavorato alla grande e siamo riusciti ad eliminare tutti gli altri. Abbiamo lavorato in maniera perfetta.”
A fine gara McMurray ha anche voluto ringraziare i tifosi per la loro pazienza, per aver atteso più di sei ore e mezza per vedere il finale. “E' stata dura dover entrare e uscire dalla macchina, ed è stata dura per i tifosi. Ma hanno avuto pazienza, ci hanno assistito ed è stato bello sentire gli applausi alla fine”.