Indycar, situazione motori

Il motore Honda attualmente utilizzato nella Indycar Series

Negli ultimi giorni è tornata in auge la questione motoristi nella IndyCar Series.
Il presidente di Honda Performance Development Erik Berkman he di recente chiesto che si riaprissero i tavoli di discussione per accelerare i tempi di decisione per quello che riguarda i nuovi motori.

“Dobbiamo decidere tutto entro il primo trimestre del prossimo anno, altrimenti non saremo in grado di essere pronti per il 2012”, ha detto Berkman.

“La cosa migliore sarebbe sapere tutto entro Natale in modo che possiamo pianificare il budget. C'è stata una certa comunicazione, ma il nostro ultimo incontro è stato un po' di tempo fa. Vorrei dire che è tempo per noi di averne un altro.”

Uno dei principali ostacoli nelle discussioni precedenti è stato il tipo di motore da utilizzare.
La Honda spinge per un V6, mentre altri costruttori spingono per un propulsore quattro cilindri.

Berkman ritiene che una soluzione può essere trovata rapidamente se le riunioni riprenderanno. “Non c'è niente che ci impedisca di trovare un accordo, se ci mettiamo tutti insieme in una stanza e ci impegniamo a non uscirne finchè non abbiamo trovato un accordo”, ha aggiunto Berkman.
“Per fare le cose per bene, abbiamo bisogno di due anni. Per farle in un modo meno ottimale, abbiamo bisogno di 18 mesi. Questi sono i tempi necessari per fare tutto senza rischiare di incorrere in problemi.”

La IndyCar Series utilizza sostanzialmente lo stesso pacchetto di base motore/telaio dal 2003, ed ormai l'attuale formula è chiaramente giunta al termine del suo corso. Quando è stata introdotta, le squadre potevano scegliere tra due telai e tre motori, ma dal 2006 la IndyCar Series è diventata un monomarca Dallara-Honda.

E con alcune squadre che hanno più di sette anni di esperienza con questo pacchetto, il ciclo sembra essere giunto al termine. Specialmente sugli ovali, per cui queste vetture e questi motori sono nati, sembrano essere arrivati al limite, come dimostra anche la recente difficoltà  a raggiungere il livello di spettacolarità  che la categoria aveva offerto negli ultimi anni, anche a causa di alcune scelte regolamentari per quel che riguarda l'aerodinamica (al riguardo, arriveranno delle modifiche a partire dalla prossima gara in Kentucky).

Per rinvigorire l'interesse da parte di tifosi, squadre, sponsor e costruttori, la serie non può permettersi di non dare il via alla creazione di un nuovo pacchetto tecnico. Allo stesso tempo, bisognerà  fare in modo di non avere grandi cambiamenti, che potrebbero portare ad un incremento dei costi, cosa molto preoccupante in questo periodo di crisi economica, specialmente nel settore automobilistico a stelle e strisce.

Al riguardo vi sono diverse filosofie di pensiero tra le squadre stesse. Mike Hull, direttore del Target Chip Ganassi Racing, è uno dei più convinti sostenitori dell'accelerare i tempi per trovare un accordo sulle nuove specifiche. Al contrario Roger Penske sostiene invece che al momento sarebbe meglio mantenere le cose come stanno, al fine di per mantenere la stabilità  della categoria e tenere bassi i costi.

Negli ultimi due anni, la IndyCar Series ha avuto una serie di tavole rotonde con i principali costruttori per parlare del nuovo pacchetto tecnico e sollecitare chi avesse interesse ad entrare nella categoria a farsi avanti.

Negli ultimi incontri c'erano state approfondite discussioni, oltre che con la Honda, con il gruppo Fiat, con il gruppo Audi-Volkswagen e con la Porsche. Ultimamente le cose sono andate più tranquillamente, anche a causa dei cambiamenti al vertice dell'organizzazione (con la dipartita del fondatore della IRL Tony George).

Adesso il presidente di Honda Performance Development Berkman ritiene necessario agire immediatamente.

“Nessuno dei cinque costruttori che sono stati precedentemente individuati nella tavola rotonda processo si sono tirati fuori o hanno mostrato nervosismo”, ha detto Berkman.
“Ma il nostro ultimo incontro è stato molto tempo fa. Ci sono state alcune comunicazioni tra le varie aziende e con la Indycar. A quanto ne so io, sono ancora tutti interessati. Anzi almeno una di esse ha mostrato un maggior interesse. E' stata una sorpresa per me che mi ha incoraggiato. Il mio suggerimento per la categoria è di rimetterci di nuovo tutti insieme e fare del nostro meglio. Così ognuno potrà  sentire tutte le domande e tutte le risposte e conoscere lo stato delle cose. Dobbiamo entro l'anno arrivare ad un accordo in vista del 2012. Per il 2011 non vi è più tempo ormai, non solo per un nuovo design, ma anche per una questione di costi.”

Negli ultimi tempi, parallelamente alle nuove specifiche che vedono l'utilizzo di un V4 Turbo di due litri, erano uscite voci di altre possibili vie.

Una di queste parlava di utilizzare le stesse specifiche utilizzate fino al 2007 dalla Champ Car, ovvero motori V8 Turbo di 2.6 litri. Questo, tra l'altro, permetterebbe anche di "riciclare" i motori Cosworth utilizzati nella ormai defunta categoria.

La Honda ha costruito questo tipo di motori dal 1994 al 2002 per la CART, e quindi sostanzialmente si tratterebbe soltanto di riprendere in mano il vecchio progetto. La stessa Cosworth, oltre che Toyota e Ilmor, avevano poi costruito questo tipo di motori in quel periodo, quindi anche per loro si tratterebbe di riprendere in mano il progetto.

Dal 2003 al 2007 poi, la Cosworth ha offerto ai team della ChampCar un contratto di leasing per meno di un milione di dollari a stagione.

Brian Barnhart, presidente della sezione competizioni della IRL della concorrenza, ha fornito un aggiornamento delle prospettive della IndyCar Series. “Abbiamo già  confermato da tempo che cinque costruttori di motori hanno espresso interesse a partecipare alla IndyCar Series in futuro. Honda, Audi, Fiat, Porsche e Volkswagen continuano a mostrare grande interesse”, ha detto Barnhart.

“I piani per l'introduzione di nuove specifiche per il motore, partendo dalla nostra posizione di leader per l'uso di biocarburanti. Prevediamo di finalizzare le nuove specifiche per i motori nei prossimi mesi.”

Barnhart ha accennato anche al tipo di telaio che verrà  utilizzato, e ha suggerito che ci potrebbero essere cambiamenti radicali a riguardo, non escludendo la possibilità  di aprire nuovamente alla concorrenza dopo anni di monopolio Dallara.

“Abbiamo davanti a noi due progetti”, ha detto Barnhart.
“Essi sono significativamente differenti l'uno dall'altro e sono anche significativamente diversi da quello che abbiamo attualmente. E' difficile per me entrare troppo nei dettagli su di esso, posso dire che si è partiti, sempre con un occhio di riguardo alla sicurezza, da una base di dati verso l'evoluzione dell'attuale tipo di auto, una significativa porzione dei quali non saranno poi applicabbili, in quanto le nuove vetture sono così radicalmente diverse. Esse prevedono un motore molto diverso, in quanto i due concetti sono così radicalmente diversi. Con l'importanza e la priorità  da dare in materia di sicurezza, servirà  il giusto tempo per costruire e testare le nuove vetture. Servirebbero 17 o 18 mesi a partire dal gennaio del 2010, quindi il calendario non è così comodo per poter essere a posto per il via della stagione 2011. Il nostro obiettivo più realistico è il 2012.”

Berkman ha sottolineato come qualsiasi ritardo non influenzerà  la Honda, anche se loro preferirebbero utilizzare un nuovo V6 turbocompresso.

“Noi vogliamo sostenere la IndyCar Series e vogliamo fare tutto il possibile per renderla migliore e più forte”, ha detto. “Riteniamo che la concorrenza sia una buona cosa. Riteniamo che l'equivalenza tra diverse specifiche vada bene, è possibile. Essa può non essere l'ideale, ma non è la fine del mondo. Comprendiamo che la Indycar voglia mantenere un certo equilibrio, ed abbia una certa resistenza all'equivalenza tra diverse specifiche. Siamo consapevoli del fatto che i costruttori tedeschi hanno una certa resistenza verso i combustibili al 100 per cento di alcool. Siamo consapevoli del fatto che Honda ha una certa resistenza verso i quattro cilindri. Questo non significa che, nonostante i problemi legati alla crisi economica, non possiamo sederci tutti insieme, discutere, e trovare infine un accordo.”

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