Due piloti al momento qualificati per la Chase: Kyle Busch e Juan Pablo Montoya
Mancano 8 gare all'inizio della Chase for the Sprint Cup, e ovviamente la lotta si sta accendendo per occupare uno dei dodici posti che permetteranno di lottare per la vittoria finale, in quelli che sono sostanzialmente i playoff della NASCAR. Come l'anno scorso, i piloti qualificatisi per la Chase partiranno da 5000 punti, più 10 punti per ogni vittoria ottenuta in stagione. In sostanza quindi, è come se ripartissero tutti dallo stesso punto.
Dei dodici posti, almeno 8 possono essere sostanzialmente considerati assegnati. Tony Stewart, Jeff Gordon, Jimmie Johnson, Kurt Busch, Carl Edwards, Denny Hamlin, Ryan Newman e Kyle Busch hanno un margine abbastanza sufficiente, e le risorse per poter reagire ad eventuali inconvenienti, per poter essere considerati senza troppi dubbi come ormai qualificati.
Restano da assegnare 4 posti, per cui possiamo considerare coinvolti altri 9 piloti. Greg Biffle e Matt Kenseth hanno un buon margine.
Il campione 2002 è ancora alla ricerca della prima vittoria, ma 5 piazzamenti nella top5 lo hanno portato ad avere un margine di un centinaio di punti sul tredicesimo posto, mentre Kenseth continua nella sua corsa alla Chase forte delle due vittorie di inizio stagione, per il resto abbastanza altalenante.
Chi sta avanzando la sua seria candidatura alla Chase grazie alla costanza delle prestazioni è Juan Pablo Montoya.
Ancora a secco di vittorie e anche di piazzamenti nella top5 (unico tra i primi diciotto in classifica), il colombiano sta mostrando una costanza di rendimento sorprendente per chi lo conosceva finora come un pilota molto aggressivo ma per questo incline spesso all'incidente.
In questa stagione ha collezionato 8 piazzamenti tra i primi 10, il che gli permette di occupare attualmente una solida undicesima posizione con una ottantina di punti di margine sul tredicesimo.
Se continua così, magari portando a casa uno o due grossi exploit nelle prossime 8 gare, il colombiano riuscirà a centrare l'obiettivo stagionale, cosa che non tutti credevano possibile, paradossalmente proprio nella stagione in cui ha toppato l'appuntamento su stradale in cui in passato aveva mostrato una certa superiorità sugli avversari e in cui non ha ottenuto altri risultati eclatanti.
Però è stato praticamente sempre competitivo, ha lottato al vertice, poteva vincere qualche gara (a Daytona era in grande rimonta quando è cominciato a piovere, a Talladega è sempre stato tra i primi prima di essere coinvolto incolpevole in una carambola con una decina di altre vetture). L'ultimo posto per la Chase è attualmente occupato da Kasey Kahne.
Il pilota che corre per il team del mitico Richard Petty aveva iniziato la stagione un po' in sordina, ma nella seconda parte della stagione è andato in crescendo, fino a ottenere la vittoria sullo stradale di Sonoma, prima vittoria in carriera su questo genere di tracciato. Con la politica dei piccoli passi stanno entrambi avendo ragione, al momento, di diversi agguerriti rivali.
A 65 punti da Kahne c'è il primo degli esclusi, Mark Martin, al momento fuori dalla Chase nonostante ben 3 vittorie stagionali. Il problema per lui è che stato rallentato da tre piazzamenti oltre la quarantesima posizione, e da un trentottesimo posto nell'ultima corsa a Daytona. Il 50enne pilota di Hendrick paga quindi una incredibile serie di alti e bassi, e più che altro qualche errore che l'ha visto coinvolto in qualche incidente di troppo, visto che anche lui ha terminato 8 volte nella top 10, quindi le prestazioni ci sono e il suo non è un problema di competitività .
Il nome nuovo, insieme a Montoya, nella lotta per la Chase è invece quello di David Reutimann. Il pilota del Michael Waltrip Racing ha vinto quest'anno la prima gara in carriera, anche se in modo un po' fortunoso visto l'intervento della pioggia, conquistando la Coca-Cola 600, la seconda gara più prestigiosa della stagione, che si disputa a Charlotte. Altri 4 piazzamenti nella top 5 ne avanzano la candidatura per la Chase, anche se corre per un team relativamente piccolo rispetto a quello degli altri contendenti. Alle sue spalle due piloti del Richard Childress Racing, team dal glorioso passato ma che sta attraversando un momento buio (0 vittorie in questo 2009), per cui in passato avevano corso e vinto nomi del calibro di Dale Earnhardt, Ricky Rudd, and Neil Bonnett.
Ad un centinaio di punti da Kahne si trova Jeff Burton, le cui quotazioni sono in netto calo dopo un buon inizio di stagione, visto che ha ottenuto appena un nono posto nelle ultime 8 gare. Al di sotto delle aspettative anche la stagione di Clint Bowyer, che risulta staccato di circa 130 punti dal dodicesimo posto, ed anche lui in netto calo dopo un discreto inizio di stagione (solo un ottavo posto nelle ultime 12 gare). Ancora in corsa possiamo considerare anche Brian Vickers.
Il pilota del Red Bull Racing Team si sta dimostrando velocissimo in qualifica, avendo ottenuto ben 4 pole position, ma assolutamente inconsistente in gara, avendo ottenuto appena 2 piazzamenti tra i primi cinque. A 170 punti di distacco, va considerato ancora in corsa più che altro per il potenziale fatto vedere appunto in prova.
Staccatissimi e ormai fuori dai giochi sono invece alcuni piloti molto quotati ad inizio stagione: Dale Earnhardt jr, che invece di raddrizzare la situazione dopo una stagione 2008 disastrosa sta andando anche a peggiorare, Kevin Harvick, altro pilota coinvolto nei problemi del Richard Childress Racing, che dopo la vittoria a Dayona nel Budweiser Shootout sembrava poter ritornare ai fasti del 2007, quando a Daytona vinse invece la 500 Miglia, Martin Truex jr, che dopo la pole a Daytona sta uscendo regolarmente demolito dal confronto con Montoya all'interno del neonato Earnhardt Ganassi Racing, o anche Casey Mears, altro pilota di Richard Childress. Tutti autori di una stagione incolore che li piazza lontani dalla Chase.
Ci sarebbe poi da riflettere sul sistema della Chase, che come detto sostanzialmente equivale al sistema dei playoff negli sport di squadra. Se in NBA, NFL, NHL o MLB il sistema dei playoff è abbastanza giusto ed appare una buona idea rimettere tutto in gioco e rendere vivace una stagione che altrimenti potrebbe essere chiusa per almeno i tre quarti dei partecipanti già dopo un mese, nelle corse automobilistiche la bontà del sistema è meno automatica. O perlomeno il sistema di punteggio.
Sembra un po' ingiusto infatti che Tony Stewart debba buttare 180 punti di vantaggio sul secondo in classifica, punti guadagnati col sudore di una stagione comunque lunga e impegnativa. Col sistema di punteggio attualmente in vigore, poi, appare ingiusto che Kyle Busch, tre vittorie ma 485 punti di distacco al momento (all'incirca 2 gare e mezza) dovuti ad una stagione costellata da diversi errori, parta davanti a Stewart che invece sta disputando un campionato pressocché perfetto. In sostanza quindi, Stewart è attualmente un leader di classifica virtuale, ma il vero leader è Kyle Busch.
Allo stesso tempo appare diverso il principio che la presenza dei playoff, negli sport di squadra, fa sì che anche squadre molto lontane dalla vetta abbiamo comunque un motivo per cui puntare ancora alla vittoria, visto che allo stesso tempo il sistema del draft inviterebbe invece certe squadre a perdere (e certe squadre puntano comunque a perdere anche col sistema dei playoff).
Nell'automobilismo invece, il problema di puntare alla vittoria comunque non c'è, perché si corre comunque per vincere una corsa. Da questo punto di vista l'introduzione dei playoff nelle corse non sembra così necessario, anche se resta comunque un sistema spettacolare per mischiare le carte per il finale di campionato e ravvivare l'ultima parte di stagione (con questo sistema difficilmente il campionato si può assegnare prima dell'ultima gara).
D'altro canto è vero che se in uno sport di squadra la classifica rispecchia più o meno giustamente i valori in campo, negli sport motoristici la classifica può essere, anzi è, influenzata ance da fattori indipendenti dalla bravura del pilota, come una rottura meccanica, una foratura, o una carambola in cui ti puoi trovare incolpevolmente coinvolto. Quindi il sistema della Chase cerca di aiutare chi è stato magari rallentato da qualche "sfortuna".
Come si vede quindi il sistema ha anche un suo senso di esistere. In sostanza probabilmente non è la Chase ad essere sbagliata, ma più che altro il sistema di punteggio, che andrebbe modificato e forse riportato ad una scala di valori differente dal primo al dodicesimo, come era fino a qualche anno fa.
Perché sarebbe più giusto dare un minimo vantaggio a chi per venti gare ha disputato una stagione quasi perfetta, come Tony Stewart quest'anno. Tornando al paragone coi playoff degli sport di squadra, si tratterebbe insomma di una sorta di "fattore campo a favore" per chi è rivelato più bravo e costante nel corso di tutta la stagione.