Il futuro di Danica Patrick

Dove correrà  Danica Patrick nel 2010?

Il contratto di Danica Patrick con l'Andretti-Green Racing scade alla fine di questa stagione, e come prevedibile visto il personaggio, con l'arrivo dell'estate sono partite le speculazioni riguardo il suo futuro. Le opzioni sono tre: restare in Indycar o muoversi verso la NASCAR o la Formula 1.

Quest'ultima opzione in realtà  appare abbastanza fumosa, sia per lo storico rifiuto della Formula 1 alle donne in pista, sia per le caratteristiche di Danica, più portata alla guida sugli ovali che non sugli stradali, sia soprattutto perché il suo nome è stato affiancato sostanzialmente soltanto all'abbastanza misterioso e poco chiaro progetto US F1. In pratica, le opzioni restano due: Indycar o NASCAR.

La Patrick qualche settimana fa ha concluso terza la sua quinta Indianapolis 500, ottenendo il miglior risultato personale e per una donna sul catino dell'Indiana.

Dopo la 500 Miglia, sono subito incominciate le speculazioni e i giri di opinioni su quello che attualmente è il personaggio di spicco dell'automobilismo americano.

Soprattutto, quello che vende di più e attira più sponsor, particolare che ovviamente in un periodo di così seria crisi del mondo dell'auto a stelle strisce è un particolare tutt'altro che secondario.

Anche se è ormai diventata la categoria automobilistica più potente negli USA e probabilmente al mondo, anche la NASCAR ha sofferto il sopraggiungere della crisi. Anche più della Indycar, che meno potente e ricca ha meno da perdere.

La NASCAR quest'anno sta soffrendo un abbassarsi delle presenze sia dal vivo che davanti alla tv (anche se resta da entrambi i punti di vista la numero 1, 500 Miglia di Indianapolis a parte) oltre che una seria difficoltà  a reperire sponsorizzazione che ha portato alla scomparsa di alcuni team o alla fusione di altri.

Per un team quindi, la presenza di una calamita come Danica rappresenterebbe quindi una occasione unica. La Patrick con tutta probabilità  potrebbe aprire nuove strade di sponsorizzazione per la Nascar, ad esempio con prodotti orientati femminile o portare in Nascar alcuni suoi sponsor attuali, come ad esempio il celebre GoDaddy.com, sito di e-business da anni suo sponsor personale.

Al momento la Patrick non ha espresso un chiaro intento di dove voglia andare, ma prima dell'ultima prova della Indycar in Texas ha dichiarato come un “pilota che guida ad alto livello in una categoria negli Stati Uniti, o in Nord America, prima o poi sente il bisogno di cimentarsi in una nuova avventura. Se questa sarà  la direzione da prendere alla fine la prenderò, ma non sono così ingenua da non essere aperta ad altre opportunità  e altre idee.”

Per tutta una serie di ragioni la NASCAR guarda quindi con interesse alla possibilità  dell'arrivo della Patrick.

“Danica sicuramente attira molta attenzione. Qualsiasi sport trae beneficio da un atleta che la stampa ritiene interessante e che segue con attenzione”, ha detto Andrew Giangola, direttore dell'area comunicazione della NASCAR.

“La Nascar è uno sport aperto a tutti i migliori piloti del mondo. Alcuni piloti di grande talento provenienti da altre categorie hanno tentato il salto. E' un diverso tipo di corsa rispetto a quello a cui è abituata. Se l'eventuale salto possa essere un successo o no, questo non posso dirlo.”

Le difficoltà  incontrate da altri colleghi nel passaggio alla NASCAR, come ad esempio il fallimento dell'ex compagno di squadra Dario Franchitti, suggerirebbe inoltre alla Patrick un inserimento graduale, magari partendo dalla Nationwide Series piuttosto che direttamente dalla Sprint Cup, come suggerito anche da alcuni campioni NASCAR quali Jimmie Johnson e Mark Martin.

“Non c'è alcun modo di sapere se si è pronti fino a quando non si prova” ha detto la Patrick sempre la settimana scorsa al Texas Motor Speedway.
“Ma posso dirvi che starò ad esplorare tutti i tipi di opzioni per il prossimo anno, e anche oltre. Non so in quale direzione andrò. Penso che dobbiamo valutare quali sono i programmi più interessanti per noi. Cosa comporta un certo accordo? Che cosa vogliono loro? Cosa voglio io? E poi tutti i vari dettagli. La cosa più importante per me è guidare per un team che crede in me ed è competitivo per vincere. Qualsiasi cosa accada questo è il mio obiettivo. C'è solo da aspettare e vedere.”

Ovviamente un passaggio in NASCAR comporterebbe tutta una serie di questioni.

Come si comporterebbe in una categoria complicata e dall'approccio alle gare completamente diverso rispetto a quello su una monoposto?
E il presunto vantaggio che Danica trae dal suo peso inferiore alla media, sarebbe tale anche su una vettura NASCAR?
E come si adatterebbe a passare da un calendario a 17 gare come quello Indycar ad uno a 36 come quello NASCAR?

Al riguardo il padre TJ, un po' la sua guida, non ha dubbi: “Il suo programma è occupato in ogni caso. Forse sarebbe un po' più pieno, ma alla fine anche adesso ha solo un mese libero all'anno.”

La Indycar dal canto suo subirebbe certo un colpo duro dalla partenza di un centro di attrazione come la Patrick. La categoria, dopo la reunion dello scorso anno, sta pagando anch'essa i danni della crisi, con diversi team che devono fare i salti mortali per reperire i fondi.

L'attuale situazione di monopolio tecnico Dallara-Honda (con un pacchetto che è sostanzialmente invariato da ormai 7 anni, aggiustamenti a parte) attrae poco, e finchè non si concretizzerà  l'arrivo di nuovi motoristi (è previsto l'arrivo di Alfa Romeo, Porsche e Audi-Volkswagen per il 2011 o 2012), la serie dovrà  scontare una sensazione di plafonatura tecnica che non esalta di certo chi deve investire del denaro in un periodo così difficile.

Negli ultimi tempi però si sono infittite speculazioni sul possibile arrivo anche di altri protagonisti. La recente lotta tra FIA e FOTA in Formula 1, anche se al momento sembra improbabile, potrebbe però aprire scenari sorprendenti.

Di recente, sia il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo che il due volte campione del Mondo Fernando Alonso hanno espressamente citato la Indycar e Indianapolis come possibili porti di approdo nel caso il castello della Formula 1 crolli definitivamente.

Al momento sembra quasi fantascienza, ma se fra uno o due anni la Indycar si presentasse al via con la Ferrari o con un Alonso, di certo che l'appeal crescerebbe, portando così nuova aria, nuovi interessi, e maggiore capacità  di attrarre sponsor e trattenere i propri pezzi pregiati.

E certamente vedere magari la Patrick alla guida di una Dallara-Ferrari battagliare con un Alonso alla guida di una Dallara-Honda e un Castroneves alla guida di una Dallara-Porsche sarebbe qualcosa di unico e fantastico. Ma al momento siamo appunto alla fantascienza.

La realtà  dei fatti è che da un punto di vista strettamente agonistico Danica Patrick avrebbe tutto l'interesse a rimanere in Indycar. Per quanti progressi abbia potuto fare dal 2005 ad oggi, la Patrick resta ancora un pilota non affidabilissmo, troppo spesso incostante anche all'interno della stessa gara.

Oggi come oggi è un buon pilota, ma non vale i top driver della categoria quali Dixon, Franchitti, Castroneves, Briscoe, Kanaan o Wheldon.

E se al passaggio dalla Indycar alla NASCAR hanno incontrato grosse difficoltà  anche campioni affermati come Sam Hornish jr e Dario Franchitti, a maggior ragione c'è da pensare che un pilota tutto sommato di seconda fascia possa andare incontro ad una debacle: se si è trovato in difficoltà  uno come Hornish, vincitore di decine di gare, tre campionati ed una Indy 500, cosa può succedere ad un pilota come la Patrick che sostanzialmente non ha vinto nulla?

Dovrebbe ricominciare daccapo, buttare a mare tutto i progressi, annullare qui piccoli passi che ha compiuto in questi anni, e ripartire da zero. Probabilmente sarebbe un peccato.

Ma è anche vero che molto dei successi di un pilota dipendono dalle motivazioni, e se scatta una scintilla in testa poi è difficile spegnerla.

Questi mesi dovranno spiegare quindi cosa vuole diventare Danica: se continuare con i suoi progressi, coi suoi piccoli passi, per affermarsi nella categoria che le ha dato la popolarità , o azzerare tutto e cercare una nuova sfida che magari potrebbe anche rivelarsi più soddisfacente dal punto di vista dei risultati (lo sarebbe presumibilmente dal punto di vista economico) di quella che è stata finora.

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