La prima fila 2009: dall'alto, Helio Castroneves, Ryan Briscoe e Dario Franchitti
La prima settimana ad Indianapolis è andata in archivio, regalando come sempre molto spunti di riflessione. Il tempo ha come sempre influenzato le prestazioni in pista, ma per fortuna, visto anche il calendario accorciato, solo una giornata di prove è stata cancellata. Il vento ha però svolto un ruolo importante, mettendo in difficoltà i piloti nella ricerca della prestazione, e causando diversi incidenti, specie tra gli esordienti.
La lotta per la pole è stata sostanzialmente una lotta tra gli uomini di Penske e quelli di Ganassi. Alla fine a prevalere sono stati i due ragazzi di Penske, con Helio Castroneves che ha conquistato la sua terza pole in carriera ad Indy e Ryan Briscoe che gli partirà a fianco.
“Essere qui in questo momento è fantastico”, ha detto in lacrime Castroneves, che è tornato alla guida soltanto il 19 aprile scorso a Long Beach, subito dopo essere stato assolto dall'accusa di evasione fiscale. “Molte volte durante le qualifiche ci pensavo. Desideravo essere qui. Devo dire che senza il sostegno dei tifosi non ce l'avrei mai fatta.”
Il duo Penske è stato costantemente il più veloce sia il venerdì nell'ultimo giorno di prove, sia il sabato. La loro sicurezza è dimostrata dal fatto che, nonostante fossero ben posizionati dopo il primo tentativo (Briscoe primo e Castroneves terzo), entrambi non hanno esitato ad eliminare i loro tempi e tornare in pista per un secondo tentativo.
Castroneves voleva fortemente la pole position, ed è riuscito a strapparla a Briscoe, che a sua volta, scontento di perdere il primo posto, è subito tornato in pista per battere il compagno-avversario. La scommessa si stava rivelando quasi controproducente in quanto il secondo tentativo di Briscoe si è rivelato più lento, ma alla fine la sua velocità è stata ancora appena sufficiente per tenere il secondo posto.
Lo stesso Castroneves sa come il risultato sia stato un trionfo per se stesso e anche per Briscoe.
“Ho potuto vedere nel suo volto come fosse un po' turbato”, ha detto Castroneves. “Sei un pilota. Vuoi essere il numero uno sempre, non importa chi sia l'avversario. Ma Ryan e io abbiamo lavorato insieme e ci aiutano a vicenda. Questo anche grazie al fatto di avere uno stile di guida molto simile, in particolare per quanto riguarda gli ovali. Lui è un grande pilota, e tutt'e due ci stimoliamo a vicenda. E di tutto questo beneficia il team.”
Il principale rivale di Penske è stato così il team di Chip Ganassi. Alla fine delle qualifiche il duo Ganassi Dario Franchitti e Scott Dixon (che hanno vinto le ultime due Indy 500 e gli ultimi due titoli IndyCar) ha ammesso che è stato frustrante vedersi superati dagli uomini di Penske, ma allo stesso tempo sono molto fiduciosi per la corsa.
Entrambi sono stati molto veloci per tutta la settimana, ma sempre un soffio dietro Castroneves e Briscoe. Alla fine partiranno rispettivamente terzo e quinto, un buon risultato alla fine, anche perché entrambi i piloti hanno messo che non avevano la velocità giusta per fare la pole.
Chi ha passato un fine settimana difficile è stato invece l'Andretti Green Racing.
Alla fine, aver conquistato la seconda fila con Tony Kanaan appare quasi come un miracolo.
Dopo i primi due giorni di prova, il brasiliano era molto scontento della sua vettura, e così il team ha deciso di assemblarne una nuova, mettendo assieme la vettura usata da Mutoh in Kansas, su cui è stato montato un nuovo motore e le ali della vettura di Kanaan.
Kanaan ha sostanzialmente dovuto ricominciare il lavoro da zero il sabato, e così ha faticato molto per riuscire a ottenere una velocità decente, tanto che persino la qualificazione nella prima giornata sembrava a rischio. In più il suo primo tentativo, che lo aveva sistemato in ottava posizione, è stato cancellato a causa della vettura sottopeso.
Tuttavia col passare delle ore Kanaan ha poi migliorato la sua velocità , riuscendo ad effettuare un buon secondo tentativo e così mantenere il suo record di non partire mai peggio che sesto ad Indianapolis.
Non hanno particolarmente brillato neanche gli altri piloti del team.
Marco Andretti era stato il più veloce il primo giorno di prove, ma poi si è perso e semplicemente non ha trovato la giusta velocità . Danica Patrick ha lottato tutto il Pole Day con una macchina che non la soddisfaceva.
Entrambi hanno dato l'impressione di essere non in pieno possesso delle proprie vetture e, nonostante le dichiarazioni della Patrick, un po' in difficoltà col vento che ha tirato per quasi tutto il giorno. Il giapponese Hideki Mutoh ha dovuto invece aspettare il secondo giorno per qualificarsi, e anche lì le cose non sono andate benissimo. Dopo essere stato eliminato all'ultimo minuto durante il Pole Day, il secondo giorno Mutoh si è qualificato solo in sedicesima posizione.
Alla luce di quanto fatto vedere in queste prime settimane, il vero rivale per i team di Penske e Ganassi è Graham Rahal. Il pilota del Newman/Haas/Lanigan Racing è stato sempre nella top ten durante le prove, ed in qualifica è stato molto efficace, riuscendo anche a reagire dopo una situazione non facile.
Infatti, nonostante l'ottimo sesto tempo, Rahal ha dovuto riqualificarsi a causa di un problema alle verifiche tecniche che avrebbe comportato la sostituzione di un particolare. Il figlio di Bobby (vincitore nel 1986) non si è scomposto, ha mantenuto la calma ed anzi è riuscito a migliorare la sua prestazione e a lottare persino per la pole.
Il giorno dopo, durante i giri di prova, è riuscito a scampare anche ad un incidente, quando è riuscito ad evitare la vettura di John Andretti che gli si era girata davanti. Adesso, dopo anche la bella prova in Kansas, il 20enne pilota americano rischia di essere un serio contendente alla vittoria finale, perché ha dimostrato di avere il ritmo, la macchina e l'abilità per farlo.
Diversa la situazione per il suo compagno di squadra, il rookie Robert Doornbos. L'olandese durante i giorni di prova era stato anche più veloce di Rahal, ma poi ha demolito due vetture in due giorni, perdendo la possibilità di qualificarsi nella prima settimana.
Un vero disappunto, sia perché aveva la possibilità reale di qualificarsi nelle prime due/tre file, sia per il grande lavoro a cui ha costretto i suo meccanici.
“È stato un grande shock per me sapere che non mi potevo qualificare la prima settimana, al mio primo anno ad Indy. Ma un sacco di gente mi ha detto che è una lunga corsa e molto può accadere. So che abbiamo il ritmo, so che abbiamo la velocità “, ha detto l'olandese.
Gli incidenti sono stati un fattore durante la prima settimana.
Sono finiti a muro molti rookie: Doornbos (due volte), Philippe, Tagliani, Conway. L'inglese è quello che ha subito i danni maggiori: trasportato al Methodist Hospital dove ha passato la notte di domenica, l'inglese soffre di un problema respiratorio e non è ancora chiaro se sarà disponibile per la prossima settimana. Il team Dreyer&Reinbold ha già pre-allertato Darren Manning per una possibile sostituzione.
Di conseguenza, l'unico rookie finora in griglia è Raphael Matos, il più veloce il secondo giorno di qualifiche e così dodicesimo in griglia. La causa dei molti incidenti è stato soprattutto il vento, che ha spirato molto forte per diversi giorni.
Molto lavoro anche per il Panther Racing, che ha visto entrambi i piloti (Wheldon e Sharp) a muro. La situazione era particolarmente complicata per Sharp, visto che il prossimo weekend sarà impegnato nella prova dell'American Le Mans Series nello Utah. Per questo la qualificazione in extremis ottenuta il secondo giorno è stata molto festeggiata.
Per quel che riguarda Wheldon, era dato addirittura come un possibile contendente alla pole. Invece scatterà soltanto dalla diciottesima posizione. L'inglese resta comunque ottimista per la gara.
“Dobbiamo continuare a lavorare duro”, ha detto Wheldon. “Questo team ha sicuramente le capacità per farlo. Se hai intenzione di vincere questa corsa, devi sentire che la macchina ha un ottimo equilibrio ed essere al 100 per cento confortevole. Questo è quanto questo mese è. E' un mese molto impegnativo, ed è naturale che ci siano degli alti e bassi”.
Chi ha mostrato i maggiori miglioramenti è stato il KV Racing Technology. Sorprendente il settimo posto di Mario Moraes (che già si era qualificato ed aveva corso molto bene in Kansas), ottimo anche il tredicesimo di Tracy, al ritorno ad Indy dal 2002. E il team la prossima settimana aggiungerà anche una terza vettura per Townsend Bell.
“Abbiamo un ottimo insieme di persone, grande leadership, un ottimo team manager (Mark Johnson), degli ingegneri giovani e bravi”, ha detto il co-propretario Jimmy Vasser. “Vogliamo vincere, e ci stiamo impegnando all'interno dei nostri mezzi e del nostro budget. Avremo tre auto veramente buone per il giorno della corsa.”
Molto bene ha fatto anche Alex Lloyd, che si è qualificato undicesimo con quella che è sostanzialmente la terza vettura di Ganassi.
Chi è sembrato più in difficoltà sono due dei team di maggior esperienza in Indycar, il Vision Racing e il Dreyer&Reinbold Racing. Entrambi hanno una sola vettura per adesso qualificata. Il Vision Racing ha semplicemente avuto difficoltà ad ottenere una velocità adeguata. Carpenter si è qualificato in diciassettesima posizione, mentre Ryan Hunter-Reay è stato decisamente più lento ed ha anche sbattuto il primo giorno.
Per il Dreyer&Reinbold Racing l'unico pilota in griglia è per adesso Davey Hamilton, ventiduesimo. Oltre a Conway, è finito a muro anche John Andretti. Per tutt'e due i team sarà una seconda settimana di duro lavoro.
Nella seconda settimana sono attesi anche altri piloti. Sicuramente saranno della partita Townsend Bell, con la terza vettura del KV Racing Technology, Buddy Lazier, come da tradizione sulla vettura n.91 dell'Hemelgarn Johnson Racing (con cui vinse la Indy500 nel 1996), e Oriol Servia, alla guida della vettura n.17 del Rahal Letterman Racing (che presenterà una colorazione retrò ispirata a quella di Dan Gurney degli anni '60).
Altri piloti sono in trattative per riuscire a reperire un sedile in extremis: Bruno Junqueira e Tomas Scheckter sembrano i più probabili, in trattative per la seconda vettura del Dale Coyne Racing e la terza del team di AJ Foyt.