Il campione 2008 Dixon e il campione 2007 Franchitti insieme in vista del 2009
Lo scorso anno Scott Dixon ha avuto una delle stagioni più statisticamente dominanti della storia recente della Indycar, con sei vittorie, tra cui la 500 Miglia di Indianapolis, e la conquista del titolo. Ma sicuramente questo non ha appagato né lui né il team di Chip Ganassi. Anzi presumibilmente il 28enne neozelandese e il suo team saranno ancora gli uomini da battere per la stagione 2009.
Per la nuova stagione, Ganassi presenta una importante novità : al posto dell’inglese Dan Wheldon, passato al Panther Racing, sulla vettura numero 10 ci sarà infatti lo scozzese Dario Franchitti, di ritorno in Indycar dopo una stagione 2008 in NASCAR davvero avara di soddisfazioni.
Il dominio di Dixon è sostanzialmente iniziato da metà 2007, quando cominciò una brillante seconda metà di stagione che quasi lo portò a superare in campionato proprio il nuovo compagno di squadra Dario Franchitti, perdendo il titolo soltanto al’ultima curva dell’ultima gara a causa dell’eusarimento del carburante.
In questo periodo, ha vinto un totale di 10 gare e ha percorso in testa 1146 giri, 410 giri più di Hélio Castroneves e 528 più di Tony Kanaan, che lo seguono in questa speciale graduatoria.
“Quest’anno penso che sarà molto più dura e se si migliorerà soltanto di poco, tutto sarà più duro” ha detto Dixon.
“Soprattutto dopo che la maggior parte delle squadre hanno avuto il tempo di sorta di compattarsi. Sarà tutto molto più difficile.”
Dixon ha inoltre espresso la sua opinione sul cambio di compagno di squadra.
“Il suo ritorno è una grande notizia per tutta la categoria” ha detto Dixon, che vinse il suo primo campionato Indycar nel 2003, al suo primo anno in Indycar, dopo che un paio di stagione nella CART Champ Car, dove risultò il più giovane vincitore di una gara, nel 2001.
“Credo che sia una cosa che non potrà che aiutarci a migliorare. Va tutto bene, ad essere onesti. Penso di aver trascorso più tempo con Dario in questi pochi mesi di quello che probabilmente ho fatto con Wheldon in tutti i tre anni in cui lui è stato con la squadra. Questa non può che essere una buona cosa, anche se è stato un peccato perdere Dan perché era una fantastico compagno di squadra.”
Il campione neozelandese non fa che lodare il proprio nuovo compagno: “Franchitti è davvero un pilota molto tecnico. Sin dalla prima gara che abbiamo disputato insieme in Australia lo scorso anno, abbiamo avuto un approccio molto simile. Pensavo che sarebbe stato completamente diverso, ad essere onesti, sentendo quello che dicevano le altre persone. Ma in Australia siamo stati molto vicini ed avevamo esattamente la stessa auto e lo stesso assetto. Questo, per me, è molto interessante perché abbiamo modi simili di spiegare ciò che la auto sta facendo. Credo che tutto ciò non farà che stimolare entrambi ad andare più forte. Lui è estremamente motivato per ciò che è accaduto nell’ultimo anno, e questo non potrà che essere positivo per entrambi.”
Senza grandi sorprese, Dixon indica nel team Penske e in Tony Kanaan i suoi principali rivali per la corsa al titolo. Ma soprattutto, teme il suo nuovo compagno di team.
“Credo onestamente che il rivale più duro per me sarà Dario” ha detto Dixon.
“So che è molto capace, ed avrà lo stesso mio equipaggiamento. E sono sicuro che sarà molto determinato per ciò che è accaduto l'anno scorso. Ryan Briscoe è stato davvero un avversario molto forte nella seconda parte della stagione, e sarà interessante vedere cosa potrà fare Will Power al posto di Helio. Penso che l'uomo da battere in questo momento è sicuramente Briscoe; da Milwaukee in poi, quando si è sbloccato ed ha ottenuto la sua prima vittoria, è stato un duro avversario con cui fare i conti, sicuramente. E Tony poi è sempre molto competitivo, anche se la sua squadra ultimamente non ha lavorato bene insieme. Se riusciranno a farlo, Tony, ma anche Marco Andretti, saranno molto difficili da battere.”
Nonostante l’ esperienza poco positiva ed avara di soddisfazioni in NASCAR, Franchitti è riuscito comunque ad individuare alcuni aspetti positivi.
“Avevo guidato monoposto per più di dieci anni, avevo bisogno di novità ” ha detto lo scozzese. “Ero abituato ad un certa tipologia di guida e mi ci ero adattato al meglio fino a riconoscermi in essa. Approdare in NASCAR è stato un cambiamento notevole. Ho dovuto ricominciare ad imparare a guidare, stare dietro al volante di quelle vetture è completamente diverso, sono meno stabili, diverso il modo di approcciarsi, le stesse gare avevano un andamento del tutto differente. Anche quello che è successo fuori dalla pista, con i problemi finanziari avuti dal mio team, è stato utile. Lo scorso anno sono stato costretto a rimanere a piedi a causa della crisi economica che stava dispiegando i primi timidi effetti . Persi lo sponsor e Ganassi decise conseguentemente di ridurre i suoi sforzi nella NASCAR. Questa situazione è stato un incentivo in più e non ha fatto che rendermi ancora più forte dal punto di vista psicologico.”
L’esperienza nella NASCAR alla fine è stata complicata da diversi fattori.
“Sono rimasto abbastanza contraddetto dai risultati di quei mesi. Non sono riuscito ad ottenere risultati di rilievo e non ho vinto nulla. Questo mi ha un pò depresso, perchè sono stato sempre abituato ad essere in prima linea ovunque abbia corso e finire in una tale situazione, quella di dover inghiottire il boccone amaro, essere consapevole di non poter vincere a causa del mancato apporto economico, è stata davvero dura . All’inizio faticavo non poco a capire il funzionamento della vettura, poi a questo si aggiungeva il fatto che la scuderia non era di per sè competitiva a priori; più passava il tempo e più le mie prestazioni diventavano decenti, e più mi rendevo conto di poter far crescere l’intera squadra e guidarli sulla giusta via. L’infortunio alla caviglia ci ha letteralmente tagliato le gambe, metaforicamente parlando, ed abbiamo fatto i “gamberi” della situazione. Nonostante ciò abbiamo attraversato momenti felici, ed altri meno. Dopotutto incominciare a diventare competitivi proprio verso la fine della mia avventura mi ha ripagato di molte situazioni sconfortanti che mi sono successe.”
“Sono davvero molto entusiasta di tornare nella IndyCar Series”, ha detto Franchitti.
“Credo che la serie unificata è un'ottima cosa. Credo che il nuovo calendario è stata una parte molto importante della mia decisione, oltre alla possibilità di guidare per il Target Chip Ganassi Racing, che è una grande squadra. L’anno scorso ho seguito a distanza le vicende della Indycar. Ho visto il grande potenziale dei nuovi team, che si è potuto notare da subito, grazie alla vittoria di Graham Rahal a St.Petersburg. E penso che più tempo passa più quelle squadre si adatteranno alla categoria, e diventeranno ancora più competitive, e lo saranno pure sugli ovali. Sarà dura. Ma sono davvero ansioso di tornare al volante e di iniziare la nuova stagione, e sono molto contento di essere in squadra con Scott Dixon. Sono sicuro che Chip (Ganassi) sarà sempre in grado di darci tutto ciò che ci serve per vincere.”
Oltre che alla Indycar, entrambi i piloti si sono poi cimentati in altre categorie durante l’inverno. Infatti ambedue i piloti sono stati protagonisti, con il team Ganassi, alla 24 Ore di Daytona, ed entrambi saranno presto protagonisti della 12 Ore di Sebring con le nuove Acura, rispettivamente del De Ferran Motorsport per Dixon e del Patron Highcroft Racing per Franchitti.
Prima di cominciare la nuova stagione Indycar, il 5 aprile a St.Petersburg. Come si vede, con rinnovate ambizioni.