Alla ricerca di un volante

Ryan Hunter-Reay è ancora alla ricerca di un volante per il 2009

La stagione della Indycar Series è oramai alle porte (la prima gara è in programma il 5 aprile sul cittadino di St.Petersburg, Florida), e lo schieramento dei piloti al via va delineandosi. La crisi economica ha creato però numerosi problemi, per una categoria che, per quanto attenta ai costi, richiede comunque un budget di cinque/sei milioni di dollari a vettura.

Come sanno tutti, gli Stati Uniti sono stati forse il paese più colpito dalla crisi economica, e in particolar modo il mondo dell’automobilismo a stelle e strisce ha pagato la crisi, trovando difficoltà  a reperire i fondi necessari per scendere in pista.

Così la Indycar si vedrà  presumibilmente costretta a diminuire il suo parco partenti abituale (Indy 500 a parte) dalle 25/26 vetture dello scorso anno (e che avrebbero preso il via anche quest’anno) a 21/22 vetture (che comunque sono un buon numero). La conseguenza è che diversi piloti di una certa caratura rischiano di rimanere a piedi, anche a favore di qualche pilota che magari riesce a portare un budget più consistente, necessario alla sopravvivenza del team per cui hanno firmato.

Così, diversi protagonisti delle passate stagioni Indycar si sono presentati ad Homestead, durante la due giorni di test collettivi, per continuare ed approfondire le discussioni con vari proprietari, nella speranza di ottenere un volante prima della gara inaugurale della stagione, il 5 aprile. Tra questi, Ryan Hunter-Reay, Tomas Scheckter, Bruno Junqueira, Oriol Servia, Jeff Simmons e AJ Foyt IV.

Tra di essi, il pilota di maggior spessore è sicuramente Ryan Hunter-Reay. Il 28enne texano può essere sicuramente considerato il caso più eclatante tra i piloti rimasti a piedi. Reduce da una solida stagione, completata all’ottavo posto della classifica generale e condita dalla prima vittoria in carriera (a Watkins Glen) e da un ottimo sesto posto ad Indianapolis, Hunter-Reay è rimasto spiazzato dai problemi finanziari che hanno portato alla chiusura del programma Indycar del Rahal-Letternan Racing (che ha perso il suo principale finanziatore, la ditta Ethanol che fino allo scorso anno forniva il carburante alla serie), che ha preferito dedicarsi al programma BMW Gt2 nella American Le Mans Series.

Così, un pilota del calibro di Hunter-Reay, un pilota in grado probabilmente di lottare se non per il titolo almeno costantemente per delle vittorie, si ritrova a poche settimane dal via della stagione a piedi. Durante la off-season, il suo nome era stato accostato a quello della vettura numero 3 della Penske, orfana di Castroneves.

Con ogni probabilità , se ci fosse stata la certezza che il brasiliano avesse dovuto saltare l’intera stagione, Penske si sarebbe orientato verso Hunter-Reay per sostituire Castroneves. Invece, con la possibilità  che Castroneves possa a breve tornare in pista, Penske ha preferito virare verso un pilota altrettanto veloce ma più facilmente “scaricabile” come Will Power.

Al giorno d’oggi, le maggiori possibilità  di vedere Hunter-Reay al via della stagione sono legati alla possibilità  che l’HVM Racing schieri una seconda vettura, da affiancare a quella per il venezuelano EJ Viso.

Il pilota texano si è mostrato relativamente ottimista circa il suo futuro.
“Ho IZOD (ditta di abbigliamento sportivo) come sponsor personale ed insieme abbiamo realizzato alcuni spot commerciali per la Indycar” ha detto Hunter-Reay.
“Io ho bisogno di essere in una macchina. Penso che la mia migliore possibilità  sia la seconda auto dell’HVM Racing, ma ancora c’è solo un 70% di possibilità  che questo si realizzi”.

Un altro grosso calibro che per ora risulta a piedi è il sudafricano Tomas Scheckter. Figlio d’arte (suo papà  Jody fu l’ultimo ferrarista campione del Mondo di Formula 1 prima dell’era Schumacher), Scheckter ha alle spalle, tra annate complete e spezzoni, sette stagioni nella Indycar, caratterizzate da grandi prestazioni e grandi delusioni, grandi prove velocistiche e grandi botti. Probabilmente il miglior esempio della carriera di Scheckter è la 500 Miglia di Indianapolis del 2002, la prima della sua carriera.

Da rookie, Scheckter dominò quella corsa, rimanendo in testa per 85 giri (vincendo ovviamente il Rookie of the Year), e guidava la corsa con un vantaggio tranquillo quando a meno di trenta giri commise un errore che lo mandò contro il muro. In quella corsa c’è probabilmente tutto Scheckter, uno dei piloti più veloci e più duri della Indycar (memorabili sono alcuni suoi sorpassi), un pilota che può vincere qualsiasi corsa, e ad allo stesso tempo un pilota che la può perdere sempre ed in qualsiasi situazione.

Dopo le 6 gare disputate nel 2008 con il Luzco-Dragon Racing, Scheckter è attualmente a piedi. Nei giorni scorsi, il sudafricano ha confermato di avere un potenziale sponsor (di nazionalità  statunitense) che lo potrebbe aiutare nel trovare un seggiolino per il 2009.

Si vocifera di una somma attorno ai due milioni di dollari, che interesserebbe o il KV Racing Technology o addirittura proprio il Rahal-Letternan Racing, che per ora ha confermato la sua presenza alla 500 Miglia di Indianapolis ma che potrebbe anche aggiungere un programma più ampio (se non per tutta la stagione) se riuscisse a trovare i fondi necessari. Si era parlato anche un possibile ritorno al Vision Racing (per cui Scheckter aveva corso nel 2006 e 2007), ma il team ha smentito confermando una sola vettura per la stagione (probabilmente ce ne sarà  almeno un’altra ad Indianapolis).

Un altro team che sta lavorando per raddoppiare il numero di vetture schierato è il KV Racing Technology, e la storia interesserebbe presumibilmente due piloti: Oriol Servia e Paul Tracy. Lo spagnolo, reduce da un solido 2008 (cinque arrivi nella top five) proprio con il team di cui è co-proprietario Jimmy Vasser, era presente ad Homestead.

“La situazione è difficile per tutti, per i piloti e per i team” ha detto Servia.
“Sono qui perché voglio farlo. Non ho guardato a nessun altra serie, perché questo è ciò in cui io credo, e credo nelle mie possibilità . Io penso di essere un buon pilota, per questo resto comunque ottimista.”

Il team sta lavorando duro per reperire i fondi adeguati, e sono abbastanza ottimisti sul fatto di poter schierare una seconda vettura, a partire dalla seconda parte della stagione, da Indianapolis in poi. Nei mesi scorsi era uscito anche il nome di Paul Tracy come possibile titolare di questa seconda vettura.

Il pilota canadese (ex acerrimo rivale di Vasser ai tempi della CART) viene da due stagioni difficili, quella 2007 (in ChampCar) caratterizzata da un infortunio e quella 2008 che l’ha visto al via di una sola gara, quella canadese di Edmonton.

Lo stesso Vasser ha confermato come verso dicembre i due fossero stati vicini a stringere un accordo, e come tuttora l’eventualità  di schierare una seconda vettura sia legato a uno dei due piloti: “L’unico ostacolo è la crisi finanziaria che attanaglia il motorsport internazionale, ed anche da noi ci sono state ripercussioni abbastanza evidenti. Penso proprio che Paul abbia lasciato il segno negli anni trascorsi a livello agonistico, e penso che la serie abbia bisogno di un personaggio del suo calibro. E’ rimasto per tanti anni sulla cresta dell’onda, fin dai primi anni Novanta, e conserva tuttora un gran talento. Noi vogliamo portarlo in Indycar. Intanto stiamo lavorando anche per Oriol, certo, stiamo cercando di trovare sponsor anche per lui. Sicuramente merita la riconferma, ma se non abbiamo adeguati finanziamenti alle spalle saremo costretti a limitare il nostro parco vetture”.

Attualmente a piedi è anche AJ Foyt IV, vittima della riduzione da due a una vettura per quel che riguarda il Vision Racing. Attualmente la situazione per il 24enne nipote del grande AJ Foyt è in fase di stallo, e l’unica possibilità  concreta è guidare la seconda vettura che il team del nonno schiera abitualmente ad Indy.

Più concrete le possibilità  per Bruno Junqueira. Il brasiliano è attualmente fermo, rimpiazzato sulla vettura numero 18 del Dale Coyne Racing dal britannico Justin Wilson, ma sia lui che il suo team si dicono fiduciosi nel trovare i soldi per mettere in pista una seconda vettura (come il team fece nel 2008, per Junqueira e Moraes).

“Vogliamo avere una seconda vettura, ci stiamo lavorando su a patto di una adeguata sponsorizzazione, lui ci ha dato tanto, noi d’altro canto ci siamo sempre trovati in perfetta sintonia con Bruno. Perchè non riconfermarlo? ” ha fatto sapere Coyne.

Altra situazione ingarbugliata è quella del Conquest Racing. Il team aveva confermato il canadese Alex Tagliani, che aveva corso nel finale del 2008 con il team, ma nei recenti test a guidare la vettura numero 34 c’era invece il solo Jaime Camara.

I due avevano fatto coppia nel finale dello scorso anno, ma per questo 2009 finora c’è la sicurezza di una sola vettura, che andrebbe al brasiliano. Eric Bachelart, ex pilota ed adesso titolare del Conquest Racing è ancora ottimista circa la possibilità  di schierare due vetture nella prossima stagione.

“Abbiamo schierato due monoposto lo scorso anno e la nostra ambizione è di continuare a farlo” ha detto Bachelart.
“Dobbiamo però essere realisti circa le nostre potenziali possibilità  finanziarie. Oggi ancora non abbiamo recuperato fondi sufficienti per realizzare in concreto questo nostro progetto. Quest’anno sarà  dura per tutti assicurarsi uno sponsor che duri fino al termine della stagione e magari siamo proprio noi che dobbiamo cambiare mentalità : con la situazione economica di questi giorni i finanziatori pensano più che altro a contratti a breve termine, in maniera da non dilazionare troppo l’impegno per un decorso cronologico troppo lungo. Meglio concentrare i propri sforzi in un arco di tempo ristretto. Per quel che riguarda la scelta dei piloti, la nostra volontà  è quella di continuare il lavoro svolto nel 2008 e di lavorare con qualcuno con cui abbiamo già  lavorato, che conosce la vettura a perfezione e che è in grado di svilupparla a dovere, soprattutto sugli ovali, che è la nostra priorità . Ci siamo accorti che Jaime aveva le caratteristiche che stavamo cercando”.

Una possibile ricandidatura di Tagliani (che aveva realizzato delle ottime prestazioni nelle ultime gare del 2008 al posto di Enrique Bernoldi) è possibile solo nel caso in cui la scuderia decidesse di schierare un’altra monoposto.

Incerta è la situazione di un altro team, il Rubicon Race Team. Il team, di proprietà  dell’attore Jason Priestley (grande appassionato di corse ed ex star del telefilm Beverly Hills, 90210), lo scorso anno aveva tentato la qualificazione per Indianapolis con il nostro Max Papis.

Per il 2009, il team ha stretto un accordo fondendosi con il Pacific Coast Motorsport (altro team che aveva fallito lo scorso anno la qualifica ad Indy), e realizzato un buon colpo ingaggiando Buddy Rice, vincitore della Indy 500 nel 2004 e quest’anno della 24 Ore di Daytona. Il programma ed il numero di gare da disputare è però ancora una incognita, il team sta cercando di reperire il budget per disputare l’intera stagione, ma per ora la certezza c’è solamente per Indianapolis.

Insomma, come si può vedere, la situazione è tuttora in evoluzione.
La crisi economica c’è e si è fatta sentire, ma tutti stanno lavorando in modo da poter mantenere la Indycar a livello dell’anno scorso, quando in pista sono scese 25/26 vetture grazie alla reunion con la ChampCar. Il grande richiamo della 500 Miglia di Indianapolis come sempre non potrà  che essere una leva da sfruttare, ed il mese di Maggio richiamerà  ancora una volta il solito tourbillon di vetture e piloti. Per il resto della stagione, i team devono rimboccarsi le maniche.

Comunque, 21/22 vetture sono certe, come è certo lo spettacolo che saranno in grado di regalare a tutti i fan della Indycar Series.

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