Kyle Busch sventola orgoglioso la bandiera a scacchi della gara di casa
Kyle Busch ha ottenuto già diversi notevoli risultati nella sua pur breve carriera (è alla quinta stagione in Sprint Cup, anche se deve ancora compiere 24 anni): più giovane vincitore di una gara NASCAR, primo pilota a vincere con le cosiddette “Cars of Tomorrow”, primo pilota a portare alla vittoria la Toyota, pilota col maggior numero di vittorie in un unico anno (21, lo scorso anno, nelle tre principali categorie NASCAR).
La sua storia è quella di un bambino prodigio. A 6 anni era già su un go-kart, a 16 anni era già al volante di una vettura NASCAR, seguendo le orme del fratello Kurt (campione Nextel Cup 2004).
Per arginarne la crescita troppo repentina ed evitare che qualcun altro potesse seguire le sue orme (magari senza averne la stessa preparazione), la NASCAR fu costretta a scrivere la regola per cui un minorenne non può competere nelle top division della NASCAR (ovvero quella che era Nextel Cup ed ora è Sprint Cup, nella Busch Series, ora Nationwide Series, e nella Truck Series).
Kyle dovette quindi aspettare quasi tre anni prima di poter competere ai massimi livelli. Niente di preoccupante: nel 2004, a 18 anni compiuti, Rick Hendrick lo mise sua una sua macchina per la stagione della Busch Series, e Kyle vinse facilmente il titolo di Rookie of The Year, vincendo la sua prima gara in assoluto a Maggio a Richmond (con 236 giri in testa su 250).
Nello stesso anno disputò 6 gare nella Nextel Cup, in cui esordì a tempo pieno l’anno dopo. Nel Settembre 2005, a Fontana, California, Busch diventò il più giovane vincitore di una gara nella serie top della NASCAR, all’età di 20 anni e 125 giorni, a cui seguirono altre due vittorie e il titolo di Rookie of The Year anche nella serie maggiore. L’anno dopo si qualificò alla Chase for the Nextel Cup, finendo la stagione decimo.
Nel 2008 Busch decise di lasciare l’Hendrick Motorsports e la Chevrolet per passare al Joe Gibbs Racing e alla Toyota.
Nonostante lo scetticismo di molti, quella 2008 è stata la stagione della consacrazione per Kyle Busch, con le 21 vittorie (8 nella Sprint Cup, 10 nella Nationwide Series, record eguagliato, e 3 nella Truck Series) che rappresentano il record di vittorie in un anno. L’entrata nella Chase fu trionfale, primo con ben 207 punti di vantaggio sul secondo, Edwards, anche se in realtà il regolamento della Chase redistribuisce i punti e Busch si ritrovò con appena 30 punti di vantaggio sul rivale, e 80 sul dodicesimo, Matt Kenseth (che invece aveva accumulato 762 punti di svantaggio nella “regular season”).
A questo punto però arrivano alcune prove sottotono, un paio di ritiri, e la stagione di Busch crolla inesorabilmente, e il nativo di Las Vegas termina il campionato al decimo posto. Anche in Nationwide Series, dove aveva dominato la stagione in lungo e in largo, il titolo gli sfugge per aver disputato solo 30 delle 35 gare in programma.
La stagione 2009 quindi si annuncia piena di aspettative, ed effettivamente queste prime gare stanno confermando le attese. A Daytona, dopo aver vinto il primo Gatorade Duel in carriera, stava dominando anche la 500 Miglia (per il secondo anno consecutivo è stato il pilota che è rimasto in testa per il maggior numero di giri), prima di rimanere incolpevolmente coinvolto nell’incidente provocato da Dale Earnahrdt jr e Brian Vickers.
A Fontana ha scritto una pagina di storia della NASCAR, diventando il primo pilota a vincere due gare nella stessa giornata (vincendo il sabato sia la gara della Nationwide Series che della Truck Series). A Las Vegas ha finalmente rotto l’incantesimo dopo sei tentativi, vincendo la gara cui più tiene (Daytona a parte), ovvero quella di casa, vincendo partendo dal fondo dello schieramento nonostante avesse ottenuto la pole position (aveva poi dovuto cambiare il motore rotto nelle prove libere). Per ora, può essere considerata la sua vittoria più importante in carriera.
“Oggi non avevamo la macchina migliore” ha detto Busch all’arrivo, “ma comunque avevamo una macchina abbastanza buona su cui lavorare. Che si partisse dalla pole o dal retro della griglia, le nostre chance di vittoria non sarebbero cambiate di molto. In pratica, si sono verificate entrambe le situazioni”.
Dopo aver tagliato il traguardo e festeggiato la vittoria coi consueti burnouts, Busch ha poi raccolto la bandiera a scacchi e si è inginocchiato a baciare la linea del traguardo.
“Dovevo baciare la terra su cui questo circuito è stato costruito, io, mio fratello, mia madre abbiamo visto questo posto nascere”, ha detto, ricordando ogni fase della costruzione. Poi è stato raggiunto nella Victory Lane da sua madre Gaye, in lacrime, e dal fratello Kurt (a cui aveva strappato la pole position e che a Las Vegas non ha mai vinto), che gli ha dato un caloroso abbraccio, nonostante il suo deludente 23o posto finale.
Insomma la stagione non poteva incominciare i modo molto migliore (forse un po’ meglio sì, vedendo come è finita a Daytona), visto che dopo appena 3 gare Busch ha già vinto in tutt’e tre le serie NASCAR.
L’obiettivo adesso è di continuare su questo livello per tutto l’anno e non fermarsi, come lo scorso anno, con qualche mese di anticipo. Se ci riuscirà , Kyle Busch presumibilmente non avrà rivali per la conquista della NASCAR Sprint Cup 2009.