Rimonta in classifica completata per Stewart
Troppo forte. Più della speranza: degli avversari, sì, ma anche di vivere un campionato apparentemente “aperto”, diverso dal solito monologo. James “Bubba” Stewart, lezioni di classe a San Diego: perfetto titolo per una trama scontata, con il classico dominio targato “Bubba” dall'epilogo che non ammette rivisitazioni ad una tradizione ormai consolidata. Al Qualcomm Stadium Stewart ha dimostrato come sia possibile, in sei gare, rimontare 23 punti in classifica, nonostante un sistema di punteggio (quantomeno) discutibile, nonostante il tuo avversario chiuda sempre alle tue spalle, seppur dopo la musica. L'impresa più grande di “Bubba” a San Diego viene però dall'esser riuscito a tramortire (a questo punto definitivamente) le speranze altrui. Non c'è stata storia, non c'è stato un secondo, un istante dove si potesse dubitare, sperare, azzardare in un finale diverso. Non una partenza sbagliata, non un errore, un doppiaggio difficoltoso: niente, niente.
L'aggancio di Stewart alla vetta della classifica di Chad Reed è stato suggellato con il meglio che può offrire il repertorio del “The Fastest Man of the Planet”. Partiamo dai numeri: 31 vittorie su 47 gare, sesta consecutiva e stagionale, sette su sette nelle Heat. A proposito della batteria di qualificazione, questa volta per assurdo Stewart si è dovuto subito confrontare con Reed (non accadeva da Detroit 2007), Villopoto e Grant: uno scontro, manco a dirlo, vinto con estrema facilità . Dalla Heat conquistata con gli avversari più diretti (mentre nell'altra ha trionfato Short dopo un errore di Millsaps, vittorioso poi nella LCQ), Stewart ha dato seguito con un Main Event capolavoro, da raccontare. Partenza brillante, beffato solo da Mike Alessi (ormai “Mister Hole-Shot”); come al solito insomma, non fosse altro che anche Chad Reed, finalmente, ha azzeccato un buono spunto all'abbassarsi del cancelletto di partenza.
Stewart Vs Reed: finalmente l'uno contro l'altro, senza scuse, rimonte e imprevisti. Il duello più atteso si vive… senza viverlo: non c'è stato. “Bubba” in pochi giri aveva già 4 secondi di vantaggio, diventati 9 prima dei doppiaggi. Chad Reed non è stato battuto: è stato massacrato. Leadership di campionato conquistata a pari punti con il campione in carica, vita adesso in discesa per Stewart, anche lui stupito nell'esserci riuscito in così poco tempo. “Poche settimane fa eravamo sotto di 23 punti, adesso siamo in testa: è incredibile pensando alle difficoltà iniziali”. Già , va ricordato e precisato: il crash di Anaheim con Reed, il ritiro e conseguente zero in classifica. Qualche gara difficile, con l'australiano velocissimo. Problemi con la stampa, con la sua Yamaha, pure con il pubblico. James Stewart ne è uscito a testa alta ed in testa alla classifica, con dieci gare ancora da disputarsi e la possibilità di ammazzare campionato e… disciplina. Per fortuna che forse non correrà nel National, verrebbe da dire…
Dal canto suo Chad Reed può far ben poco contro questo Stewart, se non provarci e confidare in qualche errore e avversità altrui. Reed, tuttavia, rischia di dover più che altro guardare alle proprie spalle, perchè da tre appuntamenti a questa parte ha degli inseguitori a stretto contatto. A San Diego è successo con Andrew Short e Ryan Villopoto, nell'ordine separati da un paio di secondi. Il simpatico portacolori Red Bull Honda ha dato seguito alla Heat-1 vinta (dopo un sorpasso sul rientrante Michael Byrne) conquistando terzo posto in gara e campionato, a 30 punti di svantaggio dalla coppia di testa. Short è riuscito a resistere sul rimontante Ryan Villopoto, partito malissimo ma in grado di concretizzare una bella serie di sorpassi mancando solo quello finale a Short, tentato all'ultimo giro… all'ultima curva.
Progressi per Short, punti per Villopoto (fuori clamorosamente ad Anaheim-3), nessuno per Joshua Grant, volato fuori due volte: la prima nella batteria di qualificazione tentando proprio un sorpasso al pilota Kawasaki, la seconda al via del Main Event in un big crash con compagni di sventura eccellenti quali Tim Ferry e Ivan Tedesco. Il vincitore della prima prova stagionale ha provato a ripartire, ma dopo un paio di tornate ha preferito lasciar perdere e chiudendo così una striscia di risultati utili consecutivi. Tra le altre stelle del Supercross, non giudicabile la prova di Kevin Windham, settimo dietro a Mike Alessi e davanti al rientrante Michael Byrne, che ha dato sprazzi di competitività nella propria Heat lottando addirittura per la vittoria: avrà modo di riprovarci settimana prossima ad Atlanta dove… indovinate chi sarà il favorito?