James Stewart non si batte

James Stewart festeggia la terza vittoria

Qualcosa si percepiva nell'aria sin dall'arrivo al Reliant Stadium: a Houston il quarto round dell'AMA Supercross (nonchè campionato mondiale con titolazione FIM) sarebbe stato quello della svolta. Drastica e decisa, non tanto sul piano del risultato finale, quanto sulla storia da raccontare, sui significati della competizione. James Stewart Jr vince ancora, e per la prima volta in questo 2009 lo fa senza discussioni, senza “se” e “ma” a contornare vigilia e post-gara, senza domandarsi di come sarebbe finita senza le sfortune altrui. “Bubba” nella casa degli Houston Texans, davanti a 48.277 spettatori, ha dato una sterzata ad una stagione iniziata male e, finora, proseguita nel migliore dei modi con il terzo trionfo di fila. Tutti è incominciato nella presentazione dell'evento: chiamati i piloti, James Stewart Jr si presenta in versione… Jon Bon Jovi, con tanto di parrucca e chitarra. Un modo per riacquistare affetto e simpatia della folla parzialmente perduti in questo avvio di campionato, quando gran parte degli appassionati si sono spostati verso Chad Reed, spettacolare nelle sue eccezionali rimonte, più disponibile e “friendly” rispetto al “nuovo”, strapagato Bubba.

A Houston è così tornato lo Stewart di sempre, con un Main Event che non ha avuto storie. Vinta la propria batteria di qualificazione (quarta affermazione su quattro Heat fin qui disputate…), “James Bon Jovi” è partito bene per poi passare, dopo un fugace testa-a-testa, Ryan Villopoto nel corso del quarto giro. Tutto il resto è noia: Reed, protagonista di una partenza da dimenticare, ha rimontato fino alla seconda posizione (complice anche un errore di Villopoto), ma a quel punto Stewart era irraggiungibile, sia per lo svantaggio accumulato (oltre 9 secondi), sia per un passo improponibile, mediamente mezzo secondo più veloce. A Stewart sono arrivati così 25 punti preziosi che, col senno di poi, potranno risultare fondamentali per la rincorsa al titolo: adesso è secondo in classifica a pari merito con Josh Grant (quinto sul traguardo) e con 9 punticini da recuperare. Possono bastare tre vittorie con Reed secondo…

“Adesso la situazione in campionato è più felice”, dirà  Stewart al termine della corsa, “ma non per questo ho intenzione di fermarmi, proprio adesso che con la Yamaha mi trovo a meraviglia”. Già , la sua YZ450F: qualcuno del team San Manuel Band of Mission Indians Yamaha, rigorosamente a microfoni spenti, ammetterà  che ci son stati dei problemi in questi mesi sul piano tecnico. “Bubba”, dopo anni di Kawasaki, non si trovava alla perfezione con la moto dei Tre Diapason, ma riusciva a mascherare il tutto con il suo incredibile talento, come riescono solo i fuoriclasse di questo sport. Trovato il feeling con la Yamaha, adesso per Stewart la strada sembra esser, fin troppo, in discesa. “Houston, abbiamo un problema” diventa così la tematica principale del box Suzuki, perchè per la prima volta l'ingranaggio tra Reed e la RM-Z450 si è inceppato.

Se nelle prime gare l'australiano viaggiava con un ritmo forsennato urlando a gran voce il potenziale mostruoso della moto di Hamamatsu, in Texas qualcosa si è rotto. Già  nella propria heat di qualificazione, con un problema al cambio che gli ha fatto perder terreno (ma non la vittoria). Nel main event qualcosa è andato storto alla partenza e, soprattutto, nella rimonta, più lunga e difficoltosa rispetto al solito. “Per come stavano andando le cose, questa seconda posizione vale una vittoria”, dirà  Chad Reed. Sarebbe in ogni caso banale, ingiusto ed improponibile parlare di moto e mezzi in una sfida tra due campioni del calibro di Stewart e Reed, ma a Houston i successi sono stati anche costruiti dal (nuovo o ritrovato?) perfetto affiatamento tra il primo con la Yamaha e le avversità  vissute dal campione in carica con la sua fiammante gialla RMZ. Sarà  comunque un duello da vivere con un'intensità  pazzesca, aspettando l'inevitabile esplosione della rivalità  tra i due, per ora mostrata soltanto in quel incontro-scontro di Anaheim…

A proposito di “esplosione”, non è ancora il momento per usare questa terminologia riferita al talento di Ryan Villopoto, ma ci stiamo arrivando. Il rookie più atteso della vigilia a Houston ha ottenuto il suo primo podio nella top class, riuscendo a comandare la corsa per 4 giri e, per qualche istante, dando l'impressione di poter lottare con un “pilotino” come Stewart. Non ci è riuscito, è arrivato un positivo podio e, passando alle note dolenti, una nuova caduta che gli è costata una possibile seconda piazza. Un errore che, sommato ai precedenti due di Anaheim e Phoenix, raggiunge quota 3 su 4 gare: troppi per chi aveva ambizioni di vittoria, giustificati pensando che è un debuttante, anche se… speciale.

Sempre a proposito di rookie, ennesima top-five centrata per “Miracle Man” Josh Grant, in grado di legittimare con costanza i risultati fin qui raggiunti. Il rookie del team di Joe Gibbs è stato battuto sul finale da Andrew Short, buon quarto e primo tra i piloti Honda. La casa dell'Ala dorata, tuttavia, ha “perso” Kevin Windham, nono al termine del Main Event nell'impianto dove vinse lo scorso anno. Podio ad Anaheim-2, grandi ambizioni alla vigilia, KO pesante a Houston: giorni contati per lui come protagonista del Supercross? Vedremo all'AT&T Park di San Francisco, prossima tappa in calendario sabato 31 gennaio: Stewart vinse nel 2006, Reed lo scorso anno e nel 2004. Sarà  pareggio?

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