History: Rick Mears

Rick Mears dopo la vittoria ad Indy del 1984, in posa con la coppa ed il suo capo-meccanico

4 vittorie (record che divide con AJ Foyt ed Al Unser) e 6 pole position (record assoluto) alla Indy 500, 3 titoli nella CART, 40 pole position e 29 vittorie, sono numeri che raccontano di un dominio. Rick Mears può essere infatti tranquillamente considerato il dominatore delle corse Indycar degli anni '80.

Rick Mears nacque il 3 dicembre 1951 a Wichita, Kansas. Mentre la maggior parte dei piloti Indycar iniziano la loro carriera con le sprint car, Rick Mears ha cominciato invece con le corse off-road, coi dune buggy, insieme al fratello Roger.

Ma lo faceva più che altro per semplice passione: “Non avevo mai programmato di diventare un pilota Indycar,” ha detto Mears. “Per me, le corse erano semplicemente un hobby, quello che mi piaceva fare di più.”

Passò alle corse Indycar alla fine del 1970, facendo il suo debutto con il piccolo team Art Sugai, alla guida di un Eagle-Offenhauser. La sua velocità  attirò subito l'attenzione di Roger Penske. Anche se al momento Penske aveva in scuderia due grossi calibri quali Tom Sneva e Mario Andretti, mostrò subito un grande interesse per questo pilota emergente. Visto che Andretti era impegnato contemporaneamente anche in Formula Uno con la Lotus, Penske decise di ingaggiare questo giovane pilota, che potesse così concentrarsi esclusivamente sulle corse americane.

Così per il 1978 a Mears fu offerta la possibilità  di disputare nove delle diciotto gare di campionato, compresa la 500 Miglia di Indianapolis. Da allora è iniziato un sodalizio che dura ancora oggi. Anche dopo il suo ritiro, avvenuto nel 1992, Mears ha continuato a lavorare per Roger Penske come "driving coach" e consigliere.

Alla prima uscita ad Indy con Penske (aveva fallito la qualificazione l'anno precedente con la Eagle) Mears fece vedere subito di che pasta era fatto, qualificandosi in prima fila. A fine carriera, in 15 tentativi, riuscì a partire in prima fila in 11 occasioni, ottenendo 6 pole position, più di chiunque altro ad Indy.

Lui stesso non ha mai avuto una vera spiegazione per questa sua particolare attitudine alla velocità : "Quando parlo coi piloti più giovani, spiego loro che per ottenere il giro più veloce, c'è un solo modo possibile per farlo: completare il giro."

Nel 1979, Mears, divenne il decimo pilota capace di vincere sia la pole che la gara a Indy. Inoltre, vince il campionato CART, alla prima stagione intera per Penske. Vinse il secondo e terzo titolo consecutivamente nel 1981 e nel 1982, pur rimanendo coinvolto nel 1981, durante la 500 Miglia di Indianapolis, in un episodio in cui la sua macchina prese fuoco. Mears saltò solo una gara a causa delle ustioni del viso e vinse sei delle ultime nove gare dell'anno.

Nel 1982 però, Mears perse la Indy 500 per appena 16 centesimi contro Gordon Johncock, uno degli arrivi più ravvicinati della storia di Indy. Dopo quella sconfitta, Mears fu accusato di essere stato troppo conservativo negli ultimi giri di gara.

In verità , l'errore fu commesso ai box, quando a 20 giri dalla fine, all'ultimo pit stop, gli fu caricato il pieno di carburante invece che soltanto quello che serviva a completare quei 20 giri. Così Mears si ritrovò 11 secondi dietro Johncock, distacco che fu capace di recuperare senza però riuscire a superare il rivale.

Nel 1984 arrivò la sua seconda vittoria ad Indy. Ma in quell'anno la sua carriera giunse quasi alla conclusione.

Nel corso di una sessione di prove libere al Sanair Superspeedway vicino a Montreal, Canada, nel settembre del 1984, Mears rimase coinvolto in un grave incidente, in cui riportò la frattura di entrambi i piedi. I suoi piedi erano così gravemente danneggiati che i medici temevano addirittura di doverli amputare.

Fortunatamente Penske fu in grado di portarlo dal Dr Terry Trammell, un chirurgo ortopedico di Indianapolis, che fu in grado di salvare i piedi di Mears. Dopo l'operazione, risultava comunque ancora incerto se sarebbe stato in grado di camminare di nuovo, e tanto meno di guidare.

Tuttavia, Mears era convinto che, fintanto che i suoi piedi erano ancora lì, sarebbe tornato alla guida. E così fu, anche se i postumi di quell'incidente tormentano Mears ancora oggi.

Nel 1985 tornò in pista e disputò 5 corse, vincendo la Pocono500. Nel 1986 ottenne la sua terza pole position a Indianapolis, ed inoltre fece segnare il record di velocità  in un circuito, ad oltre 376 kmh, al Michigan International Speedway.

Nel 1988 vinse sia la pole position che la corsa alla 500 Miglia di Indianapolis, segnando la sua terza vittoria al Brickyard. Fu anche la settima vittoria per Penske, facendo di lui il proprietario con più vittorie. Ottenne la pole position anche nel 1989 e nel 1991.

Nel 1991, Mears ebbe un incidente 16 giorni prima della Indy500. Nonostante quello, fu capace di ottenere la pole position, la sesta della sua carriera. Ad una ventina di giri dalla fine, Mears era secondo, una quindicina di secondi dietro Michael Andretti. Una bandiera gialla però rimise tutto in discussione, con Mears che prese la leadership al pit. Andretti lo ripassò immediatamente, ma un giro dopo Mears lo scavalcò nuovamente, con un audace sorpasso all'esterno, uno dei più famosi nella storia di Indy.

Andretti rimase sorpreso, anche perché lui era stato costantemente il più veloce in pista, mentre Mears non era stato molto consistente. Con quella vittoria, Mears raggiunse AJ Foyt e Al Unser sr come recordmen di vittorie ad Indianapolis. All'età  di 41 anni, fu dei tre il più giovane a riuscirci.

Nel 1992 Mears si ruppe un polso in un incidente durante le prove libere ad Indianapolis e poi in corsa fu coinvolto in un incidente per la prima volta nella sua carriera ad Indy, quando non riuscì ad evitare la vettura di Jim Crawford finita in testacoda.

Quell'anno corse solo altre quattro volte ed annunciò il suo ritiro dalla corse a fine anno.
"Si sente spesso i piloti dire che si ritireranno quando non si divertiranno più” ha detto Mears. “Questo è più o meno ciò che è accaduto a me. E' stata una combinazione di cose, ma la motivazione principale è stata quella di perdere l'entusiasmo che prima ho sempre sentito”.

Mentre la gran parte degli altri piloti sono stati conosciuti per la loro aggressività , Mears negli anni ha sviluppato la reputazione di pilota calmo e paziente,sempre in controllo della sua auto. La sua filosofia era infatti quella di procedere tranquillamente finchè non conta, ed accendersi più di tutti quando invece contava.

Inoltre, Mears è considerato uno dei più grandi specialisti delle corse su ovale.
Spiega: "Ho sempre cercato di compiere piccoli passi. Se si compiono piccoli passi, ci si può avvicinare al limite senza oltrepassarlo. Se si compiono passi troppo grandi, si rischia di andare oltre il limite senza rendersene conto. La cosa più importante su un ovale è quello di essere regolare. Regolare è veloce. La prima parte della corse per me serviva solo per costruire il mio ritmo, la mia velocità . Niente sorprese, dato che la prima sorpresa molto probabilmente può essere quella che ti porta fuori dalla corsa."

Il suo modo di correre forse non era in definitiva molto spettacolare e per questo probabilmente, nonostante tutto il suo successo, Mears non raccolse più di tanto l'attenzione del pubblico, almeno non tanto quanto altri piloti del suo tempo, come gli Unser, gli Andretti, AJ Foyt, o Emerson Fittipaldi.

Però, Mears fu un vincente vero. Negli anni ottanta, Mears fu il pilota che vinse più gare di tutti, cosa che gli valse il riconoscimento della Associated Press quale "Pilota del Decennio", oltre a segnare vari record.

Nel libro recentemente pubblicato che racconta la vita e le gesta di Rick Mears, Roger Penske sottolinea come

Rick è stato uno dei piloti più precisi e puliti nella storia delle corse, ed uno dei migliori. E' stato sempre lo stesso, quando ha vinto la sua prima corsa, o la suo prima Indy 500, o la sua quarta Indy 500, è stato sempre lo stesso tipo di persona. Diceva sempre, 'io metto il mio numero davanti a tutti, e lascio agli altri parlare di questo'. Mears non ha mai avuto un ego. Rick è stato sempre un giocatore di squadra

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