La stagione di Tony Stewart

Tony Stewart festeggia l'unica vittoria stagionale a Talladega

Terminare la stagione con una sola vittoria per un pilota come Tony Stewart è indubbiamente negativo. Il 37enne nativo dell’Indiana ha vissuto una stagione tormentata, caratterizzata più da problemi tecnici e incidenti che non da buone prestazioni.

Il tutto ha fatto sì che nel giro di una stagione la reputazione di Stewart sia passata da quella di uno dei piloti più forti e quotati della NASCAR, a quella di un pilota di cui ci si chiede quando potrà  vincere la prossima corsa.

Il suo team, il Joe Gibbs Racing si presentava al via con un nuovo partner, la Toyota, soltanto alla seconda stagione nella Sprint Cup. Nonostante questo, il suo compagno di squadra Kyle Busch ha vinto ben otto corse, e una corsa l’ha vinta pure l’altro teammate Danny Hamlin, sicuramente un pilota meno quotato di Stewart.

Eppure la stagione era cominciata molto bene anche per lui.
La Daytona 500 l’aveva visto grande protagonista, 16 giri in testa e l’ultimo giro cominciato davanti a tutti prima di essere beffato dalla coppia Penske Newman-Kurt Busch.

Tra l’altro, Stewart era solito partire male (tra l’altro, la formula della Chase permette ai top-driver di prendersela comoda nelle prime fasi della stagione, nei limiti della ragionevolezza ovviamente), mentre con tre arrivi tra i primi dieci nelle prime quattro corse sembrava che la stagione potesse portare tante soddisfazioni.

Le prime avvisaglie di negatività  si potevano scorgere dalla corsa di Las Vegas, in cui Stewart andava a muro a causa dello scoppio di una gomma, problema che si ripeterà  altre volte nella stagione (e, a dire la verità , non solo a lui, viste ad esempio le tante forature durante la Allstate 400 ad Indianapolis), e che lo porteranno a lamentarsi spesso della Goodyear.

I problemi veri però sono iniziati quando sono cominciate a girare voci sul fatto che a fine stagione avrebbe potuto lasciare il Joe Gibbs Racing.

L’8 luglio 2008 sono infatti venute fuori alcune speculazioni sul fatto che Stewart era giunto ad un accordo con il suo team per uscire dal suo contratto e firmare un accordo per disputare la stagione 2009 con l’Haas CNC Racing. Stewart sarebbe inoltre co-proprietario del team, che si chiamerà  Stewart-Haas Racing.

Il 21 luglio, è stato ufficializzato che per la prossima stagione Stewart guiderà  la Chevrolet numero 14 dello Stewart-Haas Racing, sponsorizzata da Office Depot e da Old Spice (che già  gli facevano da sponsor da diversi anni). Tra l’altro, qualche settimana dopo è stato annunciato che come suo compagno di squadra ci sarà  Ryan Newman, il recente vincitore della Daytona 500.

Dal momento in cui è stato ufficializzato il passaggio al nuovo team di cui è anche co-proprietario, la stagione di Stewart è colata a picco, passando rapidamente da stella del suo team a terza punta.
A Dover Stewart è coinvolto in un incidente multiplo con altre 11 vetture. A Pocono termina trentesimo. Persino la qualificazione alla Chase, data per scontata visto il buon inizio di stagione, viene messa in dubbio.

Alla fine però grazie a qualche buona prestazione, specialmente sui circuiti stradali, la qualificazione è salva ed anche Stewart potrà  partecipare alla lotta per il titolo.
La qualificazione alla Chase non porterà  però la svolta tanto attesa, ed alla fine Stewart continuerà  a viaggiare nelle posizioni di rincalzo, non degne del suo grande talento. Soprattutto, soffrirà  per quella vittoria che sembra sempre fuggire, nonostante in diverse gare avesse in mano comunque una vettura buona per lottare per il primo posto.

Una consuetudine che alla fine riassume la stagione di Stewart: tante potenzialità , ma pochi risultati portati a casa. E per ogni risultato deludente e sotto le attese, un ulteriore incremento di nervosismo e delusione.

Dopo la confusione della corsa in Kansas (dove si rende protagonista di una controversia con Brian Vickers e terminerà  quarantesimo), arriva però finalmente la prima (e unica) vittoria stagionale a Talladega (tra l’altro in realtà  anche in quella corsa Stewart è arrivato “solo” secondo, ma poi ha ereditato la vittoria dopo la contestata squalifica del vincitore Regan Smith). Ma questa vittoria invece di segnare l’inizio di un finale di stagione forte e in crescita, rappresenta soltanto una settimana di tregua in una stagione molto dura.

Da allora Stewart registrerà  un unico arrivo nella top ten nelle successive sei gare, ottenendo il nono posto nella graduatoria finale della stagione (tra l’altro, ironia della sorte, grazie al particolare sistema di punteggio adottato nella Sprint Cup per la Chase, davanti al compagno di squadra Kyle Busch, che ha vinto ben 8 gare).

Per Stewart comincerà  così nel 2009 una nuova avventura, non più come semplice pilota ma anche come proprietario. Il nuovo scenario quindi pone inizialmente alcuni dubbi: come saprà  Stewart gestirsi nel nuovo doppio ruolo?

Inoltre l’Haas CNC Racing non era esattamente un dei top team, per cui sorgono dei dubbi sul fatto che Stewart, per lanciare questo suo nuovo progetto, si sia associato ad un team sostanzialmente di bassa fascia. D’altro canto ci sono comunque degli aspetti positivi: innanzitutto tornerà  a correre con una Chevrolet, ed inoltre riceverà  supporto tecnico e i motori dall’Hendrick Motorsport, di cui sostanzialmente sarà  un team satellite.

E se è vero che è sempre difficile costruire una nuova realtà  da zero, è anche vero che il team avrà  comunque sicuramente un ottimo supporto tecnico e non avrà  grossi problemi di liquidità , visto comunque le solide sponsorizzazioni che è riuscito a reperire (tra le altre, Office Depot e Old Spice per Stewart, e l’US Army per Newman).

E sono in tanti a credere che alla fine Stewart sarà  un grande proprietario perché, nonostante tutti i suoi difetti, ne capisce di corse e sa riconoscere il valore delle persone.

Una delle cose che sono sempre state apprezzate da chi ha lavorato con lui è infatti il fatto che Stewart non si è mai fatto problemi per lavorare anche in prima persona per risolvere i problemi della sua auto, ed a sporcarsi le mani con il lavoro manuale. Spesso lo si è visto in prima persona infilarsi sotto la sua macchina per effettuare qualche riparazione o qualche aggiustamento.

Il 2009 rappresenterà  quindi un nuovo capitolo non solo nella carriera, ma più in generale della vita di Tony Stewart. Ma aldilà  dei difetti, della testa dura o della lingua lunga che spesso lo hanno portato in mezzo a polemiche e situazioni spiacevoli, Stewart ha la testa, il cuore e il talento per riuscire anche in questa sua nuova, doppia, avventura.

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