Montoya avvisa tutti. Vinco anche qui.
E oltre a essere l'ultimo in circolazione ne è anche il piu' degno rappresentante.
Dei piloti romantici, quelli in stile anni sessanta che correvano in tutte le categorie per la passione di vincere e l'emozione della guida. Quelli ancor prima degli anni trenta che erano i pionieri dell'automobilismo. Passando per i cinquanta, le grandi gare di durata sino ad arrivare a Villneuve e Senna. Cioè quelli che sprigionano e fanno provare emozioni a mille a vederli guidare.
Juan Pablo Montoya colombiano trapiantato a Miami è tutto questo, è capace di far incantare con la sua guida. La vittoria di Montoya sul circuito di Sonora in California fa gia' parte della storia.
E' il terzo pilota in grado di vincere una gara in F1, Indycar e NASCAR. Prima di lui ci erano riusciti solo un certo Mario Andretti e Dan Gurney negli anni sessanta, epoca romantica appunto. Per la NASCAR è il terzo pilota nella storia,non nativo degli Stati Uniti, capace di vincere una corsa, dopo Earl Ross, canadese, e Andretti considerato di origini italiane.
Gia' per quanto dimostrato sinora si poteva pensare a Juan Pablo come il miglior rookie della storia per la NASCAR, in relazione alla sua nulla esperienza con le stock car a ruote coperte. Ha provato per la prima volta una vettura di questo tipo solo lo scorso ottobre, debuttando poi nell'ultima gara della stagione scorsa.
In febbraio aveva vinto a Mexico City, altro circuito stradale, quindi molto favorevole, ma era una prova della Busch Series e mancavano quindi tutti i grandi nomi della regina Nextel Cup. Mancavano Tony Stewart e Jeff Gordon ad esempio che insieme avevano vinto 14 delle ultime 19 gare complessive sui tracciati stradali. Oltre a Jimmie Johnson, Dale Jr, e Robby Gordon, altro specialista degli stradali, solo per citarne alcuni.
Se da una parte si sapeva che proprio qui il colombiano aveva le maggiori possibilita' di vincere, dall'altro c'era pur sempre il dubbio del confronto con piloti molto piu' esperti nella guida delle pesanti stock car su una pista tortuosa, che richiedono uno stile radicalmente diverso da quello di una F1. Ma proprio qui Montoya ha tirato fuori un altro lato del suo carattere, mostrando grande talento e ottima saggezza.
Aggressivo per spingere in testacoda Kurt Busch con un bump, di cui poi si è scusato in conferenza stampa, altra novita' per lui, tenace fino a scambiare sportellate con il campione in carica Jimmie Johnson in un duello spettacolare, Juancho ha commesso un solo errore in tutta la gara, durante il primo tentativo di sorpasso su Jamie McMurray per la testa della corsa. Finito lungo e risorpassato ha tirato fuori una pazienza insospettabile per pianificare poi il sorpasso decisivo a una decina di giri dal termine.
Da li' la guida è diventata virtuosa per risparmiare piu'carburante possibile e riuscire ad arrivare al traguardo, quando invece i calcoli del team gli indicavano che avrebbero potuto essere corti di un giro per arrivare alla fine. Quel giro in piu' di benzina lo ha tirato fuori proprio Juan Pablo facendo danzare dolcemente la sua Dodge #42 lungo le tortuose curve polverose dell'assolata pista californiana.
Scalare piu' tardi possibile e attendere per dare gas sfruttando il rollio della vettura , questi i segreti della vittoria, uno stile cui certo non era abituato uno come Juancho, ma l'adattamento è dei campioni e talenti veri.
Questo successo è molto importante anche per la NASCAR a livello di espansione nei mercati ispanico-latini. E per la Dodge che interrompe il monopolio della Chevrolet nelle gare disputate con le nuove COT.
Per Chip Ganassi, la cui ultima vittoria di una sua vettura era datata 2002.
Insomma con la sua giornata perfetta il gringo colombiano ha messo d'accordo tutti, tranne quei 42 che gli si sono dovuti arrendere probabilmente.
Sugli ovali è ancora indietro, ma il passo potrebbe essere breve. Tutti avvisati.