Il trofeo del vincitore con le caratteristiche “faccine” dei passati trionfatori.
Il mese di Maggio per i motori a stelle e strisce è sinonimo di un appuntamento su tutti. E' tempo di Indianapolis e di 500 miglia. La corsa che si svolge il giorno del Memorial Day, una festivita' statunitense che non ha una data fissa ma che è associata all'ultima domenica del mese, è in realta' un evento che copre interamente il mese, tra qualificazioni, rookie test, prove libere e parate di piloti e feste varie.
La Indy 500 è la corsa piu' famosa e veloce del mondo, il nome stesso della citta' è diventato sinonimo stesso di velocita' ed è noto e riconoscibile anche ai meno appassionati di motori. Ma si tratta anche della corsa piu' antica e per questo piu' leggendaria e affascinante. Le tradizioni che col passare degli anni sono nate intorno alla corsa la rendono un evento unico nel suo genere.
Le origini di quello che oggi è Indianapolis Motor Speedway risalgono agli albori dell'automobile, quando nel 1908 quando un'industriale, Carl G. Fisher non sopportava piu' i tanti problemi che avevano le giovani prime automobili dell'epoca, come forature e rotture del motore. Decise cosi' che le case costruttrici avrebbero provato le auto su un tracciato da lui ideato, per guarirle da tali problemi, che consisteva di due lunghi rettilinei uniti da due tratti dritti piu' corti creando una forma rettangolare. I quattro angoli furono smussati in quattro lunghe curve inclinate di 9 gradi, lo stesso banking esistente ancora oggi. La lunghezza è di 2,5 miglia, circa 4 chilometri, e servono quindi 200 giri per percorrere la distanza di gara.
Dalle prove alla nascita della corsa il passo fu breve e nel 1911 si svolse la prima 500 miglia, vinta da Ray Harroun a bordo di una Marmon "Wasp" con motore di 7,6 litri, gia' alla incredibile media di 120 kmh. Da allora, a parte gli anni 1917 e 1918 e dal 1942 al 1945, si è sempre svolta la mitica 500 miglia, e l'edizione 2007 è la numero 91.
Indy è diventata nel tempo un vero e proprio culto e il suo fascino dato dal mix di velocita', pericolosita' ma anche grandi premi in palio è uscito dai confini US per espandersi in tutto il mondo. Tazio Nuvolari avrebbe sempre desiderato corrervi ma non riusci' mai a concretizzare l'impresa, riuscendo solo a percorrere alcuni giri di prova. Dal 1950 al 1960 la gara faceva parte del Campionato del Mondo di F1, anche se poi in pratica vi correvano solo i piloti americani che poi non partecipavano alle altre gare. Alberto Ascari nel 1952 tento' una partecipazione con la Ferrari, ma senza fortuna.
Nel 1965 la leggendaria vittoria di Jim Clark con la Lotus, il primo europeo a vincere laggiu', amplifico' il mito di Indy anche in Europa. Arrivando ai giorni nostri Indy è diventata anche un trampolino di lancio verso la F1. Le vittorie nel 1995 di Jacques Villeneuve e del 2000 di Juan Pablo Montoya hanno consentito ad entrambi di correre in F1 l'anno successivo.
Dicevamo delle tante tradizioni che contornano l'evento. Innanzitutto cè il trofeo che va al vincitore, come ogni sport maggiore americano. Il Borg-Warner Trophy in argento, fatto a Chicago nel 1936 riportava l'effige di tutti vincitori fino a quel momento. Da allora fu aggiunta ogni anno la faccia scolpita nell'argento dei successivi trionfatori fino all'esaurimento dello spazio nel 1986. Fu' aggiunta una base che pero' nel 2004 esauri' di nuovo lo spazio. Oggi il trofeo originale è rimpiazzato da una versione piu' grande che potra' durare fino al 2034. L'unica faccia che non sia un pilota è quella di Tony Hulman, proprietario dello Speedway nel dopoguerra.
Prima della partenza viene cantata "Back Home Again In Indiana", originariamente pubblicata nel 1917 come "Indiana" e cantata per la prima volta nel 1919 quando Howdy Wilcox percorreva gli ultimi giri prima della vittoria. Ma è dal 1946, quando James Melton del New York Metropolitan Opera Company, collezionista di auto d'epoca che forniva numerose vetture per la classica parata prima del via, canto' il brano insieme alla band di Purdue University, che è diventata rito e inno della corsa. Dal 1950 sulle ultime note viene rilasciata una quantita' enorme di palloncini colorati, divenuti un'immagine classica prima del via.
I luoghi culto di Indy sono la Gasoline Alley, che indica tutto il complesso dell'area box, con la via principale che le vetture percorrono per raggiungere la pista. La striscia di mattoni di porfido rimasti all'altezza del traguardo è oggetto di culto per i piloti. Ogni vincitore si fa ritrarre in ginocchio baciando i mattoncini con la corona di alloro al collo. All'inizio infatti il tracciato ideato da Fisher fu interamente pavimentato con tali mattoni, poi sostituiti nel tempo col progresso e l'evoluzione dall'asfalto.
Un'altra scena tipica del costume di Indianapolis è la bottiglia di latte che il vincitore deve sorseggiare appena sceso dalla vettura nella Victory Lane. Cio' si deve a Louis Meyer che nel 1936 bevve appunto durante i festeggiamenti per la sua terza vittoria nella 500. La sua foto sul giornale fece scattare subito l'attenzione del produttore di tale bottiglietta, era una pubblicita' impagabile. Dopo varie vicissitudini, dal 1956 anche questa tradizione continua ancora oggi.
Dal 1996 la 500 miglia fa parte del calendario della IRL, la Indy Racing League di Tony George, proprietario attuale di Indy. I protagonisti saranno dunque i vari Dan Wheldon, Danica Patrick, Scott Dixon e Sam Hornish Jr. vincitore nel 2006, battendo sul filo il giovane Marco Andretti, ultimo rampollo di una delle piu' famose dinastie da corsa. Il distacco finale è stato il piu' breve della storia e il loro arrivo ha ricordato quello del 1992 quando Al Unser Jr. batte' Scott Goodyear o come nel 1982 quando Gordon Johncook ebbe la meglio su Rick Mears.
Quest'ultimo, Rick Mears, considerato il Re degli ovali, detiene il record di vittorie con 4 Indy 500 insieme ad A.J. Foyt e Al Unser Sr. che è invece il piu' vecchio vincitore della corsa, quando nel 1987 vinse a 47 anni. Il piu' giovane è invece Troy Ruttman che nel 1952 vinse a soli 22 anni.
Per stabilire i 33 piloti ammessi al via, che partono lanciati, ordinati in 11 file di 3 vetture ciascuna, le qualificazioni sono una gara nella gara vera e propria. Si svolgono in due weekend. Nel primo ci sono il Pole Day che assegna la pole position e il secondo giorno che prosegue i tentativi di qualifica. Nel secondo fine settimana si svolgono il terzo giorno di qualifiche e il Bump Day, giorno nel quale chi non è ancora qualificato puo' fare un tentativo. Se raggiunge una velocita' sufficiente elimina l'ultimo pilota qualificato e si posiziona in griglia appena dietro i qualificati del precedente weekend anche se autore di un tempo migliore.
Per realizzare il tempo, un pilota percorre quattro giri del catino da solo, con la pista libera. La velocita' media ottenuta al termine dei 4 giri lo colloca sulla griglia di partenza. I piloti cosi' qualificati hanno poi un'ultima opportunita' di provare la vettura durante il Carburation day il giovedi' precedente la corsa.
L'emozione e la suspense che si creano gia' durante le qualifiche fanno accorrere il pubblico in massa, e quello di Indy è uno dei piu' competenti al mondo in fatto di motori. Le tribune che circondano la pista dall'inizio della curva 3 fino a tutte le curve 1 e 2 unitamente alle tribune interne, possono contenere il girno della corsa oltre 450,000 persone e ne fanno l'evento sportivo piu' seguito dal vivo al mondo, tra quelli che si svolgono in singola giornata.
La piu' alta velocita' media su un giro fu ottenuta nel 1996 dall'olandese volante Arie Luyndyk a circa 385 kmh nelle prove libere, quindi non ufficiale, ma che da' un'idea di cosa significa percorrere la pista di Indy in piena andatura. Lo stesso olandese detiene anche la velocita' media piu' alta di percorrenza di una intera gara, quando nel 1990 vinse ad oltre 300 kmh grazie alle pochissime neutralizzazioni con bandiera gialla verificatesi.
Dalle prime prove di questo mese la pole position dovrebbe attestarsi a circa 227-228 miglia, circa 367-370 kmh. I pronostici dei piloti rivelano questi valori, comunque non dovrebbe superare quota 230 miglia. Vedremo chi avra' la velocita' necessaria per partire dalla posizione piu' privilegiata.
Appuntamento dunque il 27 di questo mese per conoscere il successore del gia' citato Sam Hornish Jr., mentre il 12-13 ci sara' il Pole Day mentre il 19-20 sara' il turno del Bump Day. Potremo seguire l'evento in diretta sul canale Nuvolari, 218 del decoder Sky. Su Playit news e aggiornamenti sulla griglia di partenza.