Dan Wheldon comincia bene la stagione…
Era la prima volta di notte a Miami, la prima volta con il bioetanolo, la prima volta del 2007, ma a guardare la classifica sembra essere cambiato davvero poco.
Andiamo con ordine: in Florida, sull'ovale da un miglio e mezzo di Miami come tradizione è iniziata la stagione dell'Indy Car Series. Le qualifiche dominate da due uomini: Wheldon e Hornish Jr. avevano messo ben in chiaro due cose: la prima è che queste monoposto, nonostante i propulsori Flex sono in grado di erogare anche più potenza di quelli classici alimentati a benzina, la seconda è che questi due piloti: l'inglese e l'americano, saranno i due uomini di riferimento dell'intera stagione.
Chip Ganassi Racing contro il Team Penske: Dan Wheldon e Scott Dixon contro Sam Hornish Jr. ed Helio Castroneves. Dei quattro all'appello è mancato solamente il brasiliano, alla sua sesta stagione con Penske, che non ha spinto come voleva chiudendo (doppiato), in nona posizione.
Wheldon su tutti ha dimostrato di essere il pilota più “in palla”, capace di guidare al comando ben 179 dei 200 giri in programma, recuperando diverse posizioni dopo l'unico cedimento (da parte del Team), nel corso di uno sfortunato pit stop.
Il sorpasso su Dixon può essere visto in due modi ben differenti, entrambi a loro modo veritieri, ma difficili al momento da individuare.
La prima ipotesi potrebbe essere il puro talento dell'inglese che arrivava da un'incredibile rimonta in pochi giri che gli hanno garantito la carica necessaria per spezzare le speranze del compagno neozelandese.
La seconda ipotesi, potrebbe essere il gioco di squadra: ovvero un'imposizione dall'alto a far chiudere davanti a tutti Wheldon (senza dubbio più costante) e candidato, come logico, al ruolo di pilota di punta di Ganassi.
Sam Hornish Jr. ha disputato invece una gara onesta, senza nessuna sbavatura, ma senza zampate decisive. Insomma una terza posizione utile ai fini della classifica che non può però nascondere il gap tecnico tra la sua vettura e quella di Wheldon almeno sull'ovale di Miami.
Lo statunitense ha comunque festeggiato la sua 100esima gara in Indy, una carriera che oltre ad avergli fruttato tre titoli, lo ha portato per 18 volte sul gradino più alto del podio, 54 volte nella top 5 e 68 nella top 10.
Passiamo ora al capitolo Danica Patrick. La ragazza del Wisconsin ha sbagliato tutto quello che c'era da sbagliare, iniziando nel peggior modo possibile la sua collaborazione con il Team Andretti Green.
Sarà stata la tensione, ma la Patrick, dopo aver colpito una gomma in pit (centrando tra l'altro un meccanico), rientrata ai box si è girata finendo la sua gara contro il muretto della pit lane.
L'unica giustificazione che siamo in grado di attribuirgli è la tensione nata da questa nuova avventura, con un team che può garantirgli addirittura qualche vittoria.
Chiudendo questa analisi, dopo Danica accenniamo la prestazione nel complesso poco esaltante di tutti gli uomini dell'Andretti Green.
Tony Kanaan non è mai stato pericoloso e ha chiuso in quinta posizione alle spalle di Meira, Franchitti ha preso la bandiera in settima piazza, mentre fuori (oltre alla Patrick), il miglior rookie 2006 Marco Andretti appiedato dalla sua Dallara a causa di un guasto meccanico.
Non ci sarà comunque tempo per riflettere sugli errori e neppure ci sarà il tempo per gioire sui buoni risultati. Il prossimo week-end tutti di nuovo in pista a St. Petersburg con il primo cittadino della stagione.