Il momento della vittoria a Daytona
E' la vittoria che ti cambia la vita. Per Kevin Harvick è stato il momento che gli ha cambiato la vita. E' stata una frazione di secondo che gli ha fatto vincere la 49esima edizione della Daytona 500, la piu' rocambolesca della storia della grande classica e quella col margine piu' risicato da quando si effettua il cronometraggio elettronico, 0.12 secondi. La stessa frazione che ha negato la gioia piu' grande a Mark Martin, oltre 20 anni di corse ed alla sua 23esima partecipazione alla corsa della Florida. Ed anche questa volta la casella vittorie resta a zero, benchè questo sia stato il suo miglior finale e in definitiva la migliore occasione mai avuta in tanti anni.
A condurre al drammatico finale fianco a fianco tra i due una serie di incidenti che hanno caratterizzato un ultimo quarto di gara davvero ad eliminazione. La prima meta' di gara è infatti passata per la maggior parte del tempo con tutti i piloti in fila indiana tra l'alternarsi al comando di David Gilliland (Ford 38) partito dalla pole e il duo Tony Stewart (Chevy 20) e Kurt Busch (Dodge 2). In questa fase grandi periodi di gara in bandiera verde sono stati interrotti solo due volte dalla neutralizzazione. Al giro 16 per l'uscita di pista senza conseguenze di Boris Said e alla tornata 80 per i detriti lasciati dala gomma dechappata di Kyle Petty.
Proprio in questa seconda serie di soste in giallo la prima svolta. Il rookie Gilliland commette un grossolano errore in corsia box speronando il rientrante Robby Gordon proprio all'altezza della zona di sosta di Stewart, di fatto bloccando quest'ultimo. Tony innervosito nell'uscire dalla pitlane superava il limite di velocita' e doveva ripartire da fondo gruppo. Gilliland fino a quel momento sempre nel gruppo di testa comprometteva la sua gara danneggiando il muso della sua Ford e finendo poi in coda al gruppo sempre per infrazione del limite in corsia box..
Il maggiore dei Busch continuava cosi' a comandare la gara, seguito anche dal fratellino Kyle. Ma la Chevrolet del Joe Gibbs Racing dimostrava ancora una volta di essere la migliore di tutte. Stewart dava il via alla rimonta in modo metodico fino a riportarsi al comando, ritornando a duellare con Kurt Busch. Daytona sembrava una questione tra i due ma a 48 giri dal termine finivano entrambi ko. La vettura di Tony perdeva aderenza al posteriore per l'avvicinarsi di Busch in percorrenza tra le curve 3 e 4 finendo a muro. Busch successivamente non riusciva ad evitarlo danneggiando irrimedialmente la sua vettura, la migliore Dodge in pista insieme a quella del compagno al team Penske Ryan Newman (12).
Questo generava il momento piu' critico di tutta la gara. La sosta generale per il rifornimento poteva consentire a tutti di concludere la gara senza piu' fermarsi facendo diventare incandescente la battaglia. Come poi è stato. Al giro 173 Jimmie Johnson (Chevy 48), in crisi dall'inizio con l'aderenza, perdeva definitivamente il controllo sbattendo a muro sul rettilineo del lago all'uscita della curva 2. Nella carambola rimanevano coinvolti anche Denny Hamlin, Jeff Green e Tony Raines. Intanto al comando si era gia' installato Mark Martin.
Martin comanda seguito da Kyle Busch fino a 5 giri dalla fine, quando anche Jamie McMurray (Ford 26) finisce a muro in uscita dalla 2. Il panico che si scatena alle sue spalle mette fuori gioco Dale Jr. che tampona Ricky Rudd, e coinvolge anche Truex Jr. Bandiera rossa e tutti fermi. Si rendono cosi' necessari gli extra laps per cocludere la gara con 3 giri di verde. Martin conduce davanti a Kyle Busch, Greg Biffle, il recuperato Gilliland e Elliot Sadler. Ma durante l'ultimo passaggio sul rettilineo opposto il gioco delle scie è fondamentale e dalla sesta posizione spunta Harvick che grazie alla fondamentale spinta di Matt Kenseth e del compagno Jeff Burton nel Richard Childress Racing quasi affianca Martin in curva 3.
All'uscita dell'ultima curva il muso della Chevrolet 29 di Harvick è davanti a quello di Martin e i due chiudono affiancati separati da soli 0.12 secondi mentre alle loro spalle si scatena ancora una volta il finimondo causa il testacoda di Kyle Busch, che coinvolge quasi tutti. Ad avere la peggio è Clint Bowyer (Chevy 07) la cui vettura si ribalta attraversando il traguardo strisciando sul tetto per poi prendere fuoco. Per fortuna nessun danno per il giovane Clint.
Gara da dimenticare per molti protagonisti annunciati. Dale Jr. in crisi per tutta la corsa con problemi di aderenza al posteriore della sua Chevy. Stessi problemi anche per Jeff Gordon che dopo un ottimo avvio che lo portava presto nei primi 20 doveva arrendersi all'inguidabilita' della sua vettura che lo portava anche un paio di volte a muro. Montoya non è mai riuscito a risalire la china dal 36esimo posto di partenza apparendo sempre in debito di potenza.
Inesistenti infine le nuove Toyota che mostrano un divario dai costruttori americani ancora notevole, la migliore all'arrivo quella di Dale Jarrett, 22esimo solo grazie ai tanti incidenti, mentre Michael Waltrip chiude 30esimo una gara anonima.
A fine gara Martin nasconde la frustrazione di una sconfitta davvero bruciante con un sorriso. Dopo 19 anni nel team di Jack Roush ironicamente stava per vincere la sua prima Daytona proprio battendo i suoi ex compagni Kenseth e Biffle. Ma Harvick aveva giustamente altri piani e ha regalato la prima vittoria nella grande corsa al team di Richard Childress dal 1998 quando a riuscirci fu un certo Dale Earnhardt. Tre anni dopo il grande Dale scomparve proprio a Daytona e a sostituirlo dalla corsa successiva fu chiamato Harvick. Ora anche lui è un nome indelebile della NASCAR.