Etanolo: sarà il carburante del futuro?
Nelle scorse settimane abbiamo parlato della grossa crisi che sta investendo in questi anni l'Indy Racing League: calo di spettatori, di share televisivo e di investimenti importanti.
La "creazione" di Tony George ha però tra le sue mani una grossa opportunità : quella di diventare la prima serie automobilistica mondiale a dotare le proprie vetture di bioetanolo puro, pensionando così, petrolio e derivati.
Una scommessa, che se vinta, potrebbe rivelarsi di fondamentale importanza, non solo per le competizioni motoristiche, ma anche per l'intera produzione energetica del globo che soffre sempre più, di una costante mancanza di "oro nero" destinato prima o poi ad esaurirsi.
Fino a questa stagione le vetture Irl erano alimentate dal metanolo: un liquido volatile non ionizzato molto tossico per l'essere umano, in grado di bruciare in maniera totalmente invisibile. Le possibili intossicazioni hanno spinto a cercare nuovi carburanti, più ecologici e tutto sommato più "sani".
Dopo mesi di proposte, gran parte dei team hanno accettato la sfida del bioetanolo, ma di che sostanza si tratta?
Il bioetanolo è in pratica etanolo (alcool) prodotto mediante un processo di fermentazione di prodotti agricoli ricchi di zuccheri come i cereali e il vino.
E' capace di tramutarsi in carburante, fornendo dunque energia, funzionando sia sulle vetture normali (con percentuale fino al 20%), oppure al 100% nei motori Flex.
Grazie alla Magneti Marelli, in questi ultimi tempi c'è stato un incremento di tali motori, in grado di essere alimentati da tutti i tipi di carburanti fornendo sempre le stesse prestazioni.
Il progetto Bioethanol for Sustainable Transport (BEST), supportato dalla Commissione Europea oltre alla Cina e al Brasile, sta cercando di dimostrare le reali capacità del Bioetanolo, proponendolo come fonte primaria di energia alternativa.
La produzione maggiore di etanolo è quella derivante la canna da zucchero e in Brasile si è stimata una produzione, in questa annata, di quasi 6 mila litri per ettaro coltivato ricoprendo così i consumi di carburante interni di circa il 20%.
Negli Stati Uniti è scoppiata la mania del bioetanolo: il Presidente George W. Bush lo ha indicato come unico vero sostituto del petrolio e queste parole, dette in fin dei conti da un petroliere, hanno inciso molto sulla politica americana attuale.
L'Irl potrebbe forse risolvere la sua crisi se il progetto continuasse divenendo la paladina dell'ecosistema in attesa di un ritorno cospicuo dei capitali volti ad investire nuovamente sulla serie.
Qui non si parla solo di Bush: repubblicani e democratici hanno mostrato molta sensibilità nella ricerca di energie alternative e il progetto di Tony George e compagni è visto con ottimismo.
Il bioetanolo, oltre a funzionare come carburante sostituendo così il greggio, è in grado di ridurre dell'80% le emissioni in atmosfera di anidride carbonica.
Ma se sembra tutto così facile, perché non si oltrepassa subito questa nuova frontiera?
Se da una parte si trova una schiera di favorevoli all'utilizzo del bioetanolo, dall'altra c'è il gruppo degli scettici che individuando i vari limiti del nuovo carburante, hanno votato contro la promozione globale dell'alcool etilico.
Qualche svantaggio effettivamente ci sarebbe: innanzitutto il bioetanolo è costoso: la sua produzione è difficile e per fornire energia a tutti i veicoli del pianeta sarebbe necessario almeno un continente intero in grado di offrire unicamente piantagioni di mais e canna da zucchero.
Il bioetanolo inoltre assorbe più energia di quanta ne produce e il suo potere calorifico è inferiore a quello della benzina.
Limiti forse superabili, che hanno però acceso numerose discussioni. L'Irl nel frattempo va avanti: finita la stagione sulla pista di Daytona si sono svolti i primi test con le vetture alimentate con puro bioetanolo (Scott Dixon il più veloce).
I test sono poi proseguiti ad Indianapolis ottenendo riscontri più che positivi sotto il profilo delle prestazioni.
Insomma l'Indy ci proverà , poi si vedrà . La speranza è che tutto non finisca nel vuoto: si parla di etanolo fin dal 1938 quando Henry Ford ne promosse l'utilizzo alimentando gli impianti agricoli del Kansas con tale carburante.
Sessant'anni dopo ci ritroviamo quasi al punto di partenza.