Ilya Kovalchuk vestirà la maglia dei Devils anche l'anno prossimo, e quello dopo, e quello dopo…
C'era il rischio di addormentarsi davanti allo schermo del computer aspettando che qualcosa si muovesse sul mercato della NHL, in questi ultimi giorni.
Le notizie erano poco e non concernevano giocatori di grido: il passaggio del sempre prezioso Rob Niedermayer dai New Jersey Devils ai Buffalo Sabres, il ritorno di Joe Corvo ai Carolina Hurricanes dopo qualche mese a Washington, l'approdo di Brett Lebda ai Toronto Maple Leafs, la conferma di Dan Girardi ai New York Rangers, di Dan Carcillo ai Philadelphia Flyers e, soprattutto, di Niklas Hjalmarsson ai Chicago Blackhawks, costretti a pareggiare un foglio d'offerta dei San José Sharks. Poco altro.
Poi, improvvisamente, ecco due colpi a sorpresa in rapida successione.
La conferma di Ilya Kovalchuk ai New Jersey Devils e il passaggio di Simon Gagné ai Tampa Bay Lightning. Iniziamo dalla prima notizia.
Un contratto di 17 anni per un totale di 102 milioni. A prima vista, l'accordo proposto dal General Manager dei diavoli Lou Lamoriello al fuoriclasse russo rasenta la follia. Un'analisi più approfondita permette di scoprire che sì, si tratta di follia allo stato puro, ma anche che il contratto nasconde una furbata sempre più in voga nel mondo della NHL attanagliato dal tetto salariale. Vediamo di che cosa si tratta.
Il documento appena sottoscritto da Ilya Kovalchuk prevede un esborso salariale esorbitante nei primi anni (11,5 milioni a stagione tra il campionato 2012-13 e il torneo 2016-17), per poi calare progressivamente fino a garantire cifre da "quarta linea" negli ultimi cinque anni (550'000 dollari).
Questo consente al 27enne di Tver di riempirsi le tasche negli anni del massimo vigore agonistico e ai New Jersey Devils di non far scoppiare il tetto salariale. Visto che è determinante la media annua, non lo stipendio effettivo di un particolare anno, i diavoli si sono garantiti i gol di Ilya Kovalchuk per 6 milioni l'anno, bruscolini rispetto ai contrattoni firmati da colleghi meno produttivi.
E se anche l'ala russa non dovesse calzare i pattini fino a 44 anni, il che è molto probabile, poco male: si ritirerà a un'età più cristiana, diciamo attorno ai 37-38 anni, e i Devils dovranno versargli solo mezzo milioncino abbondante l'anno da lì alla scadenza. Una strada del genere, una sorta di aggiramento legalizzato del tetto salariale, era già stata percorsa l'anno scorso dai Philadelphia Flyers con Chris Pronger.
Se la cifra iscritta a bilancio (6 milioni) è tutto sommato contenuta, è comunque sufficiente a far sforare il monte stipendi massimo di oltre due milioni. Due milioni che ora dovranno essere tagliati da un'altra parte, senza dimenticare che l'anno prossimo giungerà a scadenza di contratto un certo Zach Parise. Ma questo è un problema per un altro giorno"
A proposito di problemi, veniamo ai Philadelphia Flyers, che in questo inizio di mercato non finiscono di stupire e di creare scetticismo. Si è detto e ripetuto anche in queste pagine che una delle lacune più evidenti della squadra uscita sconfitta dalla finale della Stanley Cup era la mancanza di profondità dell'organico difensivo. Ebbene, ora il General Manager Paul Holmgren ha assemblato forse il reparto difensivo più forte degli ultimi anni. Ma a che prezzo?
Ai confermatissimi Chris Pronger, Kimmo Timonen, Matt Carle, Braydon Coburn e Oskars Bartulis, si sono aggiunti Andrej Meszaros, con il suo contrattino da 4 milioni l'anno, e il più economico Sean O'Donnell (un milione a stagione).
Sono sei terzini che l'anno scorso avevano giocato oltre venti minuti a partita nelle rispettive squadre, più il giovane Bartulis che, pur tra mille problemi, ha mostrati lampi di un talento pronto a sbocciare. Insomma, una ricchezza tendente al lusso.
Peccato che tanta abbondanza si paga e, se poi si offrono contratti triennali da oltre un milione di dollari a giocatori come Jody Shelley, che scendono sul ghiaccio giusto per tirare quattro cazzotti a un avversario per poi accomodarsi in tribuna dal mese di aprile, quando il gioco si fa serio, capita di sforare il tetto salariale e di dover sacrificare un pezzo grosso.
Il pezzo grosso in questione è Simon Gagné, un'ala tanto fragile quanto formidabile nell'unire pericolosità offensiva a disciplina tattica difensiva, un pezzo di storia dei Flyers. Il 30enne di Sainte Foy è stato ceduto ai Tampa Bay Lightning in cambio di una scelta al quarto turno del draft 2011 e" un altro terzino, Matt Walker, che sale dalla Florida con in tasca un contratto da 1,7 milioni a stagione valido fino al 2013.
Fatti due calcoli, dopo aver sacrificato Simon Gagné proprio per ottenere maggiore flessibilità economica, i Philadelphia Flyers si trovano con un misero milioncino di spazio sotto il tetto salariale (e con Arron Asham e Darrol Powe ancora da confermare) e con otto difensori con un contratto da NHL.
Molto probabilmente c'è da aspettarsi un'operazione in uscita volta a ridurre il numero di terzini e ad abbassare ulteriormente la massa salariale, ma se abbiamo imparato qualcosa in queste prime settimane di mercato, è che nulla è scontato. Affaire à suivre"