Duncan Keith è uno dei migliori difensori della Lega
Non ci hanno messo molto i Chicago Blackhawks a scalare le gerarchie della National Hockey League. Draftati Jonathan Toews nel 2006 e Patrick Kane l'anno successivo, hanno costruito attorno a questi due formidabili talenti una squadra altrettanto formidabile, che ha saputo raggiungere la finale della Western Conference dodici mesi or sono e vincere la Stanley Cup quest'anno.
Come ormai da tradizione, il pagellone passa in rassegna tutti i giocatori che in questa trionfale stagione 2009-2010 hanno vestito almeno per un minuto la maglia con l'indiano sul petto. Buona lettura.
Portieri
Cristobal Huet (voto 5): stipendio da numero uno, numeri da riserva poco affidabile. Un'autentica delusione. Considerata la quantità di Free Agent che i Blackhawks devono cercare di trattenere quest'estate, il portiere francese potrebbe finire sul mercato per liberare spazio sotto il tetto salariale.
Antti Niemi (voto 8): prima di questa stagione, era poco conosciuto addirittura anche in Finlandia, suo paese natale. Ora, è il primo portiere finlandese ad aver alzato al cielo la Stanley Cup. Si alterna con Cristobal Huet nella Regular Season e costringe Joà«l Quenneville ad assegnargli i gradi di titolare. Gioca una serie fantascientifica nei Play Off contro i San José Sharks, poi cala nella finalissima, dimostrando di non essere ancora ai livelli dei migliori della NHL, soprattutto nel controllo dei rimbalzi. Contro i Philadelphia Flyers è salvato dal potenziale offensivo della sua squadra e dal fatto che Michael Leighton, sull'altro fronte, a sua volta non è tra i migliori del campionato.
Corey Crawford (senza voto): una sola presenza, ma l'anno prossimo potrebbe essere la riserva di Antti Niemi se i Blackhawks riusciranno a sbolognare Cristobal Huet.
Difensori
Cam Barker (voto 5,5): il talento è enorme, ma le difficoltà nel dimostrarlo con continuità sul ghiaccio hanno spinto la dirigenza di Chicago a cederlo ai Minnesota Wild in cambio dell'esperto Kim Johnsson e della promessa Nick Leddy.
Nick Boynton (voto 6): giunto all'inizio di marzo dagli Anaheim Ducks in cambio di future considerazioni, Nick Boynton si è dimostrato un buon sesto difensore nella Regular Season. Ha poi fatto lo stesso nei Play Off dopo aver preso il posto di Jordan Hendry a metà della serie finale.
Brian Campbell (voto 6,5): non è più il terzino devastante che con la maglia dei Buffalo Sabres attraversava il ghiaccio come una folata di vento e si esibiva in numeri pazzeschi, ma il pattinaggio è sempre ottimo e in Power Play è una costante minaccia dalla blu.
Jordan Hendry (voto 6): un buon jolly, il classico terzino difensivo che fa numero e diventa prezioso in caso di infortuni.
Niklas Hjalmarsson (voto 6,5): nei Play Off ha subìto una carica alla balaustra dopo l'altra e ha bloccato un tiro avversario dopo l'altro, e ogni volta si è rialzato come se niente fosse. Un guerriero da oltre venti minuti di ghiaccio a partita. Il suo tiro deviato da Andrew Ladd in Gara 6 sembrava potesse diventare il gol che dava la Stanley Cup ai Blackhawks, prima del pareggio di Scott Hartnell.
Kim Johnsson (voto 6): ennesima stagione disseminata di infortuni per l'esperto terzino svedese. Dopo una discreta prima parte con i Minnesota Wild, Kim Johnsson è sceso sul ghiaccio solo otto volte con Chicago, tutte nella Regular Season. In poche parole, i Blackhawks hanno dovuto e potuto fare senza un altro difensore che avrebbe potuto "mangiarsi" una ventina di minuti di ghiaccio a partita, il che parla a favore della profondità dell'organico a disposizione di Joà«l Quenneville.
Duncan Keith (voto 9): basterebbe l'aggettivo fenomenale per descriverlo. Possiede il pattinaggio di uno Scott Niedermayer e la capacità di semplificare il gioco di un Nicklas Lidstrà¶m. A questo si aggiungono una visione di gioco e un tiro invidiabili, e la giusta perseveranza da fuoriclasse da Play Off (vedi i denti lasciati sul ghiaccio contro i San José Sharks). Merita il Norris Trophy quale miglior difensore del campionato, avrebbe meritato anche il Conn Smythe Trophy quale MVP dei Play Off. E ha solo 26 anni. Spaventoso.
Brent Seabrook (voto 8,5): la partecipazione ai Giochi Olimpici sembra aver regalato ancora maggiore convinzione nei propri mezzi al fedele partner di difesa di Duncan Keith, con il quale forma forse la migliore coppia di terzini della Lega. Brent Seabrook, dotato di un'intelligenza tattica fuori del comune, ha compiuto un ulteriore salto di qualità e, pur restando un baluardo prettamente difensivo, sa rendersi pericoloso anche in fase offensiva. Di lui si ricorderà l'importantissima rete che ha sbloccato il risultato in Gara 5.
Brent Sopel (voto 7): a 33 anni, Brent Sopel non garantisce più il buon bottino di punti dei tempi di Vancouver, ma è il classico difensore polivalente che tutti vorrebbero avere. Può sopportare un minutaggio da prima coppia di difesa oppure restare concentrato per i cambi più sporadici di un sesto difensore. Una pedina fondamentale in qualsiasi scacchiera vincente.
Attaccanti
Bryan Bickell (voto 6): ha trascorso una stagione in altalena tra i Chicago Blackhawks e i Rockford IceHogs della AHL, ma nella NHL si è sempre districato bene. Una buona ala, all'occorrenza centro, da quarta linea.
Dave Bolland (voto 8): ha annullato i gemelli Sedin prima, e il trio Joe Thornton-Patrick Marleau-Dany Heatley poi. Nella finalissima ha annaspato contro la linea composta da Daniel Brière, Ville Leino e Scott Hartnell ma, dopo aver saltato buona parte della Regular Season a causa di un intervento chirurgico alla schiena, ha concluso la stagione con una Post Season superlativa. E ha ancora ampi margini di miglioramento in fase offensiva"
Troy Brouwer (voto 7): può giocare praticamente in tutte le linee d'attacco, come spalla di un fuoriclasse o come ala prettamente fisica in una checker-line. Straordinaria doppietta in Gara 1 della finale. Segna e irrita gli avversari. Serve altro?
Adam Burish (voto 6): il classico moto perpetuo da quarta linea, duro il giusto, raramente oltre i limiti, quindi presentabile anche nei Play Off. Assolutamente fuori luogo i commenti su Chris Pronger durante i festeggiamenti, soprattutto considerato che nelle ultime partite lo ha guardato giocare dagli spalti. Bisogna anche saper vincere.
Dustin Byfuglien (voto 8): in origine un difensore di movimento, ruolo nel quale è tornato a giostrare nei primi turni dei Play Off quando Brian Campbell era in infermeria, il gigante di Minneapolis dà però il meglio di sé all'ala e, in particolare, nello slot in Power Play. Come un anno fa, ha mandato in crisi Roberto Luongo nella serie contro i Vancouver Canucks e ha fatto un sol boccone di Evgeni Nabokov e dei San José Sharks. In finale ha trovato pane per i suoi denti con Chris Pronger: non è un caso che le sue tre reti contro i Philadelphia Flyers siano giunte con Pronger penalizzato (Gara 5 e 6) e a porta libera (Gara 5).
Ben Eager (voto 6,5): oltre a far tremare le balaustre con cariche in grado di cambiare l'inerzia di una partita, ha il potenziale per diventare un'ala da 10-15 gol a stagione, un lusso per un attaccante da quarta linea. Non a caso nei Play Off Joà«l Quenneville gli ha concesso qualche cambio con il primo terzetto d'attacco, e lui ha ringraziato con una rete da scorer vero in Gara 2.
Andrew Ebbett (voto 5,5): dopo una sorprendente stagione con gli Anaheim Ducks, Andrew Ebbett ha deluso ed è stato tagliato dai Blackhawks dopo sole dieci partite.
Colin Fraser (voto 6): un centro buono per tutte le occasioni, disciplinato tatticamente, sempre utile.
Marian Hossa (voto 8): finalmente! Dopo due finali perse consecutivamente, il fuoriclasse slovacco ha potuto alzare al cielo l'agognata Stanley Cup. Ha saltato una trentina di partite nella Regular Season per un infortunio alla spalla e nei Play Off ci si aspettava una maggiore produzione offensiva, ma in finale ha trascinato la miglior linea dei Blackhawks con Patrick Sharp e Troy Brouwer. Anche senza segnare, talvolta ha letteralmente portato a spasso l'intero pacchetto arretrato dei Flyers. Nelle migliori giornate è impossibile separarlo dal puck senza commettere fallo. Il suo gioco difensivo senza disco è semplicemente da manuale.
Patrick Kane (voto 8,5): una grande Regular Season, nella quale raggiunge per la prima volta le trenta reti, una grande Olimpiade con la maglia degli Stati Uniti, una grande Post Season culminata con il gol decisivo al supplementare in Gara 6 della finale. Nonostante un fisico tutt'altro che erculeo, non ha problemi ad avventurarsi negli angoli per giocare dischi delicati. È meno freddo rispetto a Jonathan Toews e denota più facilmente un certo nervosismo quando le cose non vanno per il verso giusto. La sensazione è che i margini di miglioramento siano ancora ampissimi.
Tomas Kopecky (voto 6,5): anche lui alla terza finale consecutiva (anche se con i Detroit Red Wings le aveva viste dalla tribuna), è entrato nello schieramento con l'infortunio di Andrew Ladd e non ne è più uscito. Abbina presenza fisica a finezza. Fondamentale la sua rete decisiva in Gara 1, in una partita folle che avrebbe potuto finire molto diversamente, magari alterando il corso della serie.
Andrew Ladd (voto 7): dopo quella vinta con la maglia dei Carolina Hurricanes, ecco un'altra Stanley Cup per Andrew Ladd. Regala chili alla formidabile linea di Dave Bolland ed è un'importante alternativa a Dustin Byfuglien nello slot in situazione di superiorità numerica. In più, i suoi gol (17 nella Regular Season) li fa sempre.
John Madden (voto 6,5): e con questa fanno tre! Con 37 primavere sulle spalle non è più il cane pazzo che rincorreva e mordeva tutto ciò che non vestisse la sua stessa maglia come ai tempi dei New Jersey Devils, ma un centro come lui è una manna per qualsiasi quarta linea. Vince ingaggi importanti, calma i giovani compagni quando i Flyers non sembrano volerne sapere di mollare. Senza questi pezzi, il puzzle con la coppa non si completerebbe mai.
Patrick Sharp (voto 8): il 5 dicembre 2005, i Philadelphia Flyers spediscono Patrick Sharp ed Eric Meloche ai Chicago Blackhawks in cambio di Matt Ellison (oggi in Russia) e una scelta al terzo turno. Da tre anni, Sharp flirta costantemente con la trentina di reti nella Regular Season, gioca in superiorità e in inferiorità numerica, e quest'anno ha aggiunto 22 punti in 22 partite di Play Off.
Jonathan Toews (voto 9): fuoriclasse in pista e fuori dal ghiaccio. Il numero 19 assomiglia spaventosamente sempre di più a Steve Yzerman. Dell'ex capitano dei Detroit Red Wings ha la visione di gioco, la capacità di rallentare e di accelerare il gioco a piacere, la pattinata a testa alta con il disco incollato al bastone che da sola vale il prezzo del biglietto, la maturità ben superiore a quanto lascerebbe supporre la data di nascita. Certo, nella Regular Season la sua produzione offensiva è calata di una decina di reti, ma giudicare Toews unicamente in base a gol e assist rasenterebbe la blasfemia. Il capitano dei Blackhawks è uno dei migliori centri difensivi del campionato ed è semplicemente intrattabile agli ingaggi, un esercizio spesso sottovalutato ma che invece è stato uno degli elementi chiave della vittoria sui Philadelphia Flyers. A 22 anni, Toews ha il ghiaccio nelle vene e pare affrontare Gara 6 della finalissima come una partita di precampionato. Una stella che illuminerà ancora per anni il firmamento della NHL.
Kris Versteeg (voto 7,5): all'inizio pareva faticare a bissare l'ottima stagione 2008-2009 che lo aveva proposto come candidato a rookie dell'anno, ma un'accelerata nella seconda parte del campionato lo ha portato su ottimi livelli nei Play Off, dove con la sua velocità ha aiutato Dave Bolland a soffocare le migliori linee avversarie. L'anno prossimo potrebbe sfondare il muro delle trenta reti.
Jake Dowell, Jack Skille e Radek Smolenak (senza voto)