Ryan O'Reilly ha realizzato una rete beffarda in Gara 3
Ci risiamo. Passano le stagioni hockeystiche, ma ogni anno in questo periodo ci ritroviamo a cercare di capire come mai una squadra formidabile nella Regular Season come i San José Sharks non riesca a riproporre lo stesso livello di gioco nei Play Off.
Sono state giocate solo tre partite, sia chiaro, tutto può ancora succedere, lungi da noi l'idea di celebrare il funerale degli squali quando nell'oceano di acqua ce n'è ancora tanta in cui nuotare. Eppure, la sensazione è quella: manca sempre qualcosa, la coperta è sempre troppo corta.
In Gara 1 il dito, e anche questa è una specialità di stagione, è puntato contro la linea dei sogni, che è come se non fosse nemmeno scesa sul ghiaccio. Joe Thornton, Patrick Marleau e Dany Heatley sono stati surclassati da qualsiasi linea si trovassero di fronte, e con il vantaggio dell'ultimo cambio concesso alla squadra di casa è una colpa grave.
Joe Thornton, in particolare, non solo ha avuto pochissime occasione per concludere verso la porta difesa dall'ottimo Craig Anderson, ma ha perso quasi tutti i duelli alla balaustra, spesso finendo a gambe levate dopo contrasti con avversari fisicamente meno prestanti di lui. Sull'altro fronte, il terzetto composto da Paul Stastny, Chris Stewart e T.J. Galiardi ha fatto il bello e il cattivo tempo, lavorando sodo su entrambi i fronti.
In Gara 2, i San José Sharks ritrovano tutto il loro potenziale offensivo. Todd McLellan rinuncia allo schieramento a sette difensori, toglie un terzino (Niklas Wallin) e aggiunge un attaccante (Jed Ortmeyer), dando più minuti di ghiaccio sulla blu al giovane Jason Demers. Patrick Marleau e compagni si svegliano dal loro torpore, anche se il grosso del lavoro è svolto da Joe Pavelski e Devin Setoguchi.
Altro fattore importantissimo, gli squali vanno in rete nei momenti più delicati della partita, trafiggendo Craig Anderson negli ultimissimi secondi di ogni tempo. Tutto bene quindi? Certo che no. Evgeni Nabokov è in serata negativa e consente ai Colorado Avalanche di restare in partita fino alla rete di Devin Setoguchi, che toglie definitivamente le castagne dal fuoco con una rete in superiorità numerica dopo poco più di cinque minuti nel tempo supplementare.
La serie si sposta a Denver per Gara 3.
I Sharks sono costretti a rinunciare a Dany Heatley per infortunio e a schierare il 26enne Dwight Helminen, che finora aveva racimolato quattro presenze con la franchigia californiana. A loro volta, gli Avalanche rimpiazzano l'infortunato Kevin Porter con Ryan Stoa e perdono un pezzo da novanta dopo pochi minuti, quando Milan Hejduk si infortuna scontrandosi con Paul Stastny.
Gli squali giocano come animali feriti e tirano da ogni posizione. Nonostante un clamoroso vantaggio nel conteggio delle conclusioni a rete, però, le parate più impegnative le deve compiere Evgeni Nabokov, questa volta impeccabile. Paradosso dei paradossi, il portiere kazako è costretto a capitolare su una conclusione di un compagno di squadra. Dan Boyle, al limite delle lacrime nelle interviste post-partita, tenta di far circolare il disco lungo la balaustra alle spalle del suo estremo difensore ma il disco, forse toccato impercettibilmente da Ryan O'Reilly, al quale il gol viene assegnato, si infila beffardo tra palo e portiere.
C'è di che disperarsi, quindi. Ma tutto questo non deve togliere nulla ai meriti dei Colorado Avalanche, che sembrano aver riposto nell'armadio il vestito dimesso delle ultime settimane di Regular Season per indossare quello della festa portato con eleganza per tutta la prima parte della stagione.
Le valanghe hanno la possibilità di infliggere un colpo forse letale al cuore degli squali sul ghiaccio di casa del Pepsi Center. Ce la faranno le giovani valanghe a tenere all'angolo gli avversari e a rispedirli in California a un passo dall'ennesimo fallimento?