Il capolinea è vicino per la storica Mellon Arena
"Dicono che la cosa più difficile nella vita è dirsi addio".
Per la Civic Arena di Pittsburgh la fine è stata sancita molto tempo fa, per salvare i Penguins dalla bancarotta costruire un nuovo impianto è stato determinante, affascinante, per accomunare alla squadra di hockey un gioiello come l'Heinz Field che ospita il football con gli Steelers o il Pnc Park dei Pirates nel baseball.
Al tempo non si chiede tempo
Inesorabilmente passano gli anni, tanti, troppi da quel 1 dicembre 1944 quando il magnate Edgar Kaufmann dichiarava che a Pittsburgh mancava un anfiteatro, magari col tetto rimovibile. Sei anni dopo il primo progetto si riassumeva in 10.500 posti a sedere grazie all'opera degli architetti Mitchell e Dahlen Ritchey.
Dato alla luce l'auditorium civico a tutti i presenti venne in mente il soprannome, "è un Igloo", nel 1958 la Civic Arena inizia l'espansione vera e propria, col fiore all'occhiello di una cupola a scomparsa in acciaio inox, 417 metri di diametro a 109 metri di altezza.
Il pattinaggio tenne a battesimo il tutto, i Pittsburgh Hornets iniziarono a far vedere un po' di hockey, il 14 ottobre 1961 fu di Paul Jackson il primo gol locale, ma il bello doveva ancora arrivare.
Un nickname, un ispirazione
È l'espansione della Nhl nel 1967 a regalare a Pittsburgh una squadra professionistica di hockey. Dovendo essere l'elemento trainante dell'Igloo ci fu subito l'ispirazione, nell'arena di casa nascevano i Pinguini.
L'11 ottobre 1967 fu Andy Bathgate a segnare il primo gol dei Penguins, ininfluente però vista la sconfitta per 2 a 1 contro i futuri campioni dei Montreal Canadiens nel giorno del gol numero 400 del Hall of Famer Jean Bealiveau, il tutto davanti a 12.580 spettatori.
Un gioiello di quell'epoca
Non esiste personaggio famoso della storia americana che non ha messo piede almeno una volta nella Mellon Arena. Nessuno poteva far passare inosservato un impianto d'intrattenimento di classe mondiale, in acciaio inossidabile col tetto "a cupola del mondo", cosi ribattezzarono l'arena. The Beatles nel settembre 1964, Elvis Presley nel giugno 1973, Hulk Hogan con gli House Show e Pay per View del Wrestling WWF e WWE da tutto esaurito del gennaio 1999, Frank Sinatra e i Rolling Stones, Jean Claude Van Damme e il suo film Sudden Death (in Italia A Rischio della Vita) girato all'interno dell'arena, tutti grandissimi, ma solo un personaggio fu super tanto da impadronirsi dell'arena.
L'era di SuperMario
Narra la leggenda che per certe esibizioni la Mellon Arena a tanti poteva sembrare pronta per far esplodere il suo tetto per tanto rumore. Al magico Igloo si accosta il Dio di Pittsburgh, Mario Lemieux.
Le pagine più belle s'intrecciano col numero 66 dei Penguins, padrone assoluto dell'impianto, conquistato col debutto del 1984 contro Vancouver. Nessuno dimenticherà mai il 31 dicembre 1988, il ghiaccio assaporò la semplicità di una danza del suo Capitano in gol cinque volte in cinque modi diversi, la gente si rese conto del record solo controllando le statistiche. Notte da incubo per Ron Hextall alla Mellon Arena il 25 aprile 1989, il coro dei fan di Pittsburgh "We want Hextall" era per gli 8 punti di super Mario nel terrificante 10 a 7 contro i Flyers nei playoff.
La Civic Arena è esplosa per due gol:il più bello della sua storia, quello che Lemieux lascia nella storia contro i Minnesota North Stars col gioiello di un tunnel a un difensore, e il più drammatico, legato alla gara 1 della finalissima 1992 contro i Chicago Blackhawks.
Sotto per 4 a 1 la folla di casa si trasformò nel sesto attaccante sino a spingere i Penguins al 4 a 4, poi ci penso Lui. Si guadagnò la superiorità numerica a 17 secondi dalla fine, steso da Steve Smith prima di involarsi solo davanti al portiere. L'impressione è che si fosse disinteressato all'azione offensiva, la realtà è che sull'ingaggio vinto da Francis arrivo il tiro di Murphy, parata e rimbalzo in gol di Lemieux, implacabile a 12 secondi dalla sirena finale, quel giorno il tetto arrivò vicino all'esplosione, con i tifosi letteralmente impazziti.
Chissà in quanti hanno pensato la frase "Aaaah come gioca Lemieux" tanto cara al grande Maurizio Mosca con altri personaggi sportivi, Miracle Man è il Re indiscusso dell'arena che sorge nella piazza a lui dedicata, onore a chi è stato l'esplosivo che ha fatto conoscere il vero hockey a Pittsburgh, con quella cupola che dall'alto vide cose inimmaginabili, dai 5 gol contro Gretzky nel giorno della nascita del figlio Austin a quello che tutti immaginavano potesse essere l'ultimo gol contro i Flyers nel 97, sino ad arrivare al "The comeback gol" la rete del 27 dicembre 2000 nel giorno del rientro di Mario sul ghiaccio. Senza dimenticare la parentesi dell'All Star Game 1990 e le quattro perle segnate dal numero 66 col premio di Mvp.
Poi arrivò il momento d'oro dei ragazzini terribili, grandi e vincenti, ma solo Mario Lemieux sarà il padrone di casa del suo fantastico Igloo.
La casa è dove sta il cuore
I Penguins di inizio millennio sono una squadra disastrosa, vincono pochissime gare ma non si sentono mai soli. Rischiano la bancarotta ma nessuno perde mai la fiducia, sono passati 40 anni dalla nascita dei Pinguini, squadra terza incomoda tra Steelers e Pirates, presa in giro dal detto "Pittsburgh città dei campioni"tranne che nei Penguins!".
Nel dopo Lemieux quel detto è tornato di moda, ma l'arena iniziò a prepararsi a nuove grandi risalite. L'eroe dell'ultima Stanley Cup, Maxime Talbot, riassume la storia dell'Igloo: "E' l'edificio più vecchio della Nhl, ma è speciale, qua magari non ci saranno suite lussuose ma abbiamo tutto quello che ci serve"
"L'aura di invicibilità che si è creata è unica" prosegue Talbot, "sarà il legno o l'odore di vecchio ma specie nei playoff sentiamo i tifosi attaccati a noi, quasi fossimo un'unica cosa".
Brooks Orpik rincara la dose regalando altri elogi "Quando si arriva qui si diventa forti, durante le finali vedere sul jumbotron 3000 persone fuori dalla Mellon Arena ci gasa, dentro la nostra marea ci trasforma, e poi" dice ridendo, "qua si possono fare scherzi unici".
"Un giorno eravamo nella stanza dove si sistemano i bastoni"continua il racconto Orpik, "all'improvviso ci sentimmo osservati, c'erano tifosi speciali, non persone ma topi. Uno di loro ci lasciò le penne scappando, cosi ci venne la brillante idea di mettere il povero topolino dentro la scarpa di Ryan Whitney, in attesa della reazione. Ebbene Ryan camminò tutto il giorno col topo dentro la scarpa, visto che dello scherzo non se ne accorse, fu un terribile fallimento!"
Il tempo serve solo per i ricordi, dalle prime crepe di un malfunzionamento all'impianto elettrico che salta contro i Maple Leafs nel 2006 sino alla costruzione della Consol Energy Center. La nuova arena si presenta con i massimi confort, un lusso che terrà a battesimo il prossimo All Star Game, avrà tutto per far sognare tranne che una cosa, la storia.
La storia apparterrà a quei 6.131 gol della vecchia cara Mellon Arena, che saluta tutti con un 7 a 3 che Crosby e Guerin rifilano agli Islanders. Al saluto del vecchio amore ci sono 50 grandissimi protagonisti di quel ghiaccio e di dinastie passate, da Bathgate a Troy Loney, da Bryan Trottier a Tom Barrasso e i suoi 51 salvataggi record contro i Red Wings nel 1998, sino a Malkin, Staal e Fleury.
Tutti insieme sperando che l'ultima gara di regular season sia di buon auspicio per un regalo che non si è mai visto nell'Igloo, vincere una Stanley Cup, non in trasferta ma sollevata nell'arena di casa, quando la puzza di vecchio diventerà profumo di gloria.