Marian Hossa, Jonathan Toews e Patrick Kane resteranno a Chicago. Altri dovranno fare le valigie
L'aria, in questi primi giorni di primavera, è ancora fresca, ma ammirando le spiagge di sabbia bianca che costeggiano l'azzurrissimo Lago Michigan a due passi dai grattacieli del centro di Chicago si è indotti a dare una rapida occhiata alla cartina, per controllare di essere effettivamente nello Stato dell'Illinois, e non in Florida.
Ma non è per la bellezza della loro città che gli appassionati di hockey della Windy City sono tornati a sorridere. I Chicago Blackhawks, che attendono una Stanley Cup dal 1961 (il secondo digiuno più lungo nella storia della NHL, dopo i 54 anni pazientati dai New York Rangers fino al trionfo del 1994), sono decisamente una delle favorite per la vittoria finale.
Dopo la sconfitta all'ultimo atto della Western Conference contro i Detroit Red Wings dodici mesi or sono, quest'anno Jonathan Toews e compagni sono rimasti ai vertici della classifica occidentale per tutta la stagione, battagliando con i San José Sharks e, ultimamente, con gli incredibili Phoenix Coyotes, per la primissima posizione.
Nelle ultime settimane si è parlato in lungo e in largo delle potenziali lacune dell'organico guidato da Joà«l Quenneville, in particolare della discontinuità dei due portieri Antti Niemi e Cristobal Huet. Raramente, però, si è sottolineato il fatto che l'immaginaria finestra temporale delle possibilità di vittoria dei Blackhawks, apertasi l'anno scorso, non pare destinata a rimanere spalancata ancora a lungo, il che, senza voler risultare eccessivamente pessimisti, rischia di creare una pressione da adesso o mai più. Il motivo è semplicissimo e si chiama tetto salariale. Vediamo come mai.
Con il contratto firmato l'estate scorsa, Chicago riporterà sul libro contabile fino alla fine della stagione 2020-21 lo stipendio di Marian Hossa, pari a oltre 5 milioni a campionato (ricordiamo che ai fini del Salary Cap conta la media sull'intera durata dell'accordo, non quanto l'atleta percepisce in quel determinato anno).
Dall'anno prossimo, poi, entreranno in vigore i nuovi contratti sottoscritti da tre pilastri della squadra, Jonathan Toews, Patrick Kane e Duncan Keith, che per il momento stanno giocando rispettivamente per 850'000, 875'000 e un milione e 900'000 dollari a campionato. I due attaccanti hanno messo la loro firma sotto accordi gemelli che garantiranno loro oltre 6 milioni di dollari l'anno fino al 2015. Il terzino guadagnerà invece in media una cifra di poco inferiore ai 6 milioni a stagione, ma fino al 2022.
Se a tutto ciò aggiungiamo i contratti già esistenti di Brian Campbell, Brent Seabrook, Cristobal Huet e Patrick Sharp, oltre ovviamente a quelli dei giocatori di seconda fascia, scopriamo che i Chicago Blackhawks in questo momento si presenterebbero ai nastri di partenza della prossima stagione con oltre 57 milioni di dollari bloccati per soli diciassette giocatori, contando anche il terzo portiere Corey Crawford. Considerato che quest'anno il tetto salariale era pari a 56,8 milioni di dollari, le prospettive non sono delle più rosee.
Insomma, senza voler sfoderare l'odioso termine smantellamento, è indubbio che il General Manager Stan Bowman è atteso da un'estate di decisioni difficili. Sarà infatti impossibile trattenere tutti i giocatori: pezzi da novanta come Dustin Byfuglien e soprattutto Brent Seabrook hanno ancora un solo anno di contratto e si aspettano sensibili aumenti.
La terza e la quarta linea sono un enorme punto di domanda, visto che al momento nessuno tra John Madden, Andrew Ladd, Ben Eager, Adam Burish e Colin Fraser ha un contratto valido per l'anno prossimo. Lo stesso vale per i difensori Kim Johnsson, Niklas Hjalmarsson, Jordan Hendry e Nick Boynton e per il portiere Antti Niemi.
Ma lasciamo perdere i numeri, almeno per il momento. Prima di mettere mano alla calcolatrice c'è una Regular Season da finire nel migliore dei modi e una Post Season da affrontare con la consapevolezza di potersela giocare con qualsiasi avversario. I tifosi sulle bianche spiagge dell'Illinois non hanno nessuna intenzione di prolungare il digiuno.