Jamie Langenbrunner batte Martin Brodeur: l'upset è servito!
Non chiamatelo miracolo"
Eppure "Miracole on Ice" si festeggia ogni 22 febbraio e quest'anno sarà la ricorrenza numero 30. Il "Match" si gioca il 21 e non esiste regalo migliore se non mettere una squadra "normale", gli Stati Uniti, contro la potenza del momento, il Canada, come accaduto nel 1980 contro l'armata sovietica.
Diverso scenario tra Lake Placid e Vancouver e stessa sorpresa.
L'evento di questa fase a gironi di hockey rischia di spezzare in due il destino dei due team, irrimediabilmente compromesso quello delle foglie d'acero, già colmo di soddisfazione quello a stelle e strisce.
Ci si attendeva la prova del nove per la squadra più amata di casa dopo aver lasciato un po' di amaro in bocca contro la Svizzera, e d'altra parte anche la cabala era amica, con gli Stati Uniti che non superano i rivali da oltre mezzo secolo, dai giochi di Squaw Valley 1960 con un pareggio nelle ultime 6 sfide e un oro vinto da Lemieux e compagni nell'Olimpiade 2002 di Salt Lake City, guarda caso organizzata dagli americani.
Vuoi mettere sullo stesso piatto la voglia di rivincita e allo stesso tempo rovinare il sogno di un'intera nazione organizzatrice?
Non ci hanno messo molto gli Usa a far capire che non erano la vittima designata, nonostante contro avesse i più affidabili giocatori dei sogni canadesi, Brodeur - Weber e Niedermeyer - Nash – Crosby e Richards in attacco, ma sicuramente questo a uno come Zach Parise poco importa, pochi secondi e subito a fionda contro il muro locale, sospinto da una muraglia rossa che sembra infinita.
E qua la prima sorpresa, è proprio uno dei pezzi più affidabili a tradire, è Martin Brodeur nel primo rinvio sciagurato dell'incontro a chiedere quasi un time out mentale per la tensione, pochi secondi dopo il suo volto si gira verso la gabbia, Rafalski ha tirato dalla distanza e il puck è già alle spalle del portierone.
Il cronometro non ha segnato neanche un minuto di gioco. Vedono il replay e oltre al danno, la beffa, la carambola decisiva è colpa del pattino di Sid The Kid, il mondo perfetto dei padroni di casa si è rovesciato e della bolgia infernale non c'è più il segno.
Chi è sugli spalti, e son "solo" 18.651, ci mette poco tempo per realizzare che in ogni caso la squadra più forte e quella organizzatrice e il grido "Go Canada Go"può ricominciare.
Stastny- Langenbrunner - Parise è il trio offensivo dell'equipe degli States con il già citato Rafalski che copre il goalie Ryan Miller, estremo difensore dei Buffalo Sabres e pronto ad una serata da playstation, con puck che piovono dappertutto. Non incide subito Crosby allora provano Morrow- Iginla e Toews ma il disco si schianta sul portiere, il "Miller-Time"è appena all'inizio.
Ci si aggrappa anche alla linea tutta San Jose per il Canada, almeno perché è quella che si conosce meglio ma tutti i tentativi sbattono su Miller, con tentacoli che sbucano dalla maglia (negli incubi i tifosi canadesi l'hanno visto cosi) e tabellino gol locale fermo a quota zero.
Lo stile di Brodeur, con disco giocato più volte fuori dalla gabbia, sembra essere poco digeribile da parte dei suoi difensori che fanno confusione quando si deve impostare la ripartenza, sembrano confusi anche in attacco i canadesi, che cercano scambi ad alta velocità senza fortuna.
La partita che tanto assomiglia ad un All Star game ha il suo boato quando Toews e Seabrook danno l'illusione della confusione, ne nasce un tiro dalla lunga distanza deviato da Eric Staal e finalmente anche Miller può raccogliere un disco dentro la gabbia.
L'arena diventa uno spettacolo dal colore rosso, tutti in piedi".per soli trenta secondi, tanto basta a Brian Rafalski ringraziare un altro rinvio disgraziato di Brodeur, il puck colpito come se avesse una mazza da baseball capita sul bastone del giocatore di Detroit e il 2 a 1 è siglato.
La folla del Canada Hockey Place si guarda stupita, non riesce a congiungere l'idea che chi difende la porta sia un leggendario portiere che ha realizzato in carriera 108 shutout e ora mal sopporta il nuovo vantaggio degli States.
Quando scade la fine del primo periodo il ghiaccio di Vancouver non è ancora bollente, tale è la convinzione che il Dream Team delle foglie d'acero può ribaltare ogni situazione critica, gli Usa assecondano la classe del Canada e lasciano tutto ai miracoli di Ryan Miller.
Il goalie dei Sabres blinda più volte la gabbia, dimostrando di non soffrire la velocità del gioco ostile. Troppa foga però comporta eccessivi pericoli, il Canada si affida al genio di Jonathan Toews, il primo salvataggio sul suo tiro è inutile, sul rimbalzo si avventa Heatley e seconda esplosione per l'arena di casa.
È sul 2 a 2 che la temperatura in campo si alza nettamente, Nash ha le cariche sulla balustra nel dna e non risparmia far sentire il suo peso. Il colpo maggiore lo subisce Corey Perry, ma chi glielo rifila è il compagno Staal in uno scontro in corsa, alimentando batticuori nei tifosi per lo spettacolo regalato, esilarante invece per gli Americani.
Niente in confronto a ciò che succede pochi attimi più tardi, gli Usa accelerano, ostacolato Brodeur, il tentativo di arrivare sul disco fa carambolare lo stesso su Ryan, su Backes e su Drury che coglie l'assist e deposita il puck nella porta difesa da Dan Boyle vista l'uscita del goalie ancora raccapricciante. Il silenzio cala sull'impianto, mancano 3 minuti alla fine del secondo periodo e il veterano Chris Drury si toglie una grande soddisfazione.
L'ultima parte del match si apre con l'imperativo per i padroni di casa di ridare entusiasmo ai tifosi depressi,la confusione però consegna a Perry due minuti di penalità con il power play che fino a questo momento non ha fatto regali.
La statistica però si blocca qui, Parise blocca l'avanzata rossa, il disco gira tra le linee degli States arrivando a Suter, botta al volo di una violenza impressionante e disco che si rivede solo dentro la gabbia, con la deviazione decisiva di Langenbrunner. In tutta la marea locale si alzano i tifosi a stelle e strisce, il delitto perfetto è già in ottima rampa di lancio.
Sotto di due gol si ripropone il Miller-time, pazzesco e incredibile con le sue parate, magico per istinto e velocità . La depressione canadese si allevia a tre minuti dalla fine, Nash ispira il taglio di Crosby e gol del 4 a 3, finalmente l'arena si riaccende e la temperatura raggiunge il suo picco massimo.
Contro questo goalie statunitense c'è però ben poco da fare, su di lui si infrangono le preghiere dei tifosi locali, in uno scenario lodevole per le bandiere di entrambe le squadre che avvolgono l'Hockey Canada Place.
Il miracolo chiesto a Crosby e soci appanna le ultime idee offensive, senza portiere un rimbalzo fa pervenire il disco in zona difensiva canadese, ti aspetti il rinvio di Perry trovi il tuffo di Ryan Kesler che segna un gol di un importanza spaventosa, è quello che sigilla il risultato sul 5 a 3, una vittoria per festeggiare degnamente l'anniversario di "Miracle on Ice".
E dire che su ispirazione della incredibile vittoria a Lake Placid 80 l' idea del GM Brian Burke è replicare le maglie Usa come quelle famosissime di trent'anni fa, un sogno allora, un sogno adesso.
La devastante sconfitta lascia un brutto segno sugli eroi canadesi, ora costretti allo spareggio contro i tedeschi per passare il turno. Come se non bastasse vincendo con la Germania si arriverebbe allo scontro con la Russia, nella partita che tutti davano come finale e invece si ritroverà ai quarti, con eventuale semifinale contro la Svezia.
Babcock sceglie le prime vittime, inesorabilmente senza guardare la storia si profila Brodeur che lascia la gabbia in favore di Luongo "Visti i rimbalzi del puck che ci hanno condannato serve un goalie più esplosivo", Niedermayer, Pronger e Boyle che invece cedono il passo a forze più giovani come Doughty, Keith e Weber, nel disperato tentativo di rientrare nella corsa all'oro.
Chi se la gode sono gli Usa, felici ma con i piedi per terra, "Abbiamo vinto solo una partita, non la medaglia" chiude Patrick Kane, e poco importa se tutti sanno che vincere in terra canadese vale più dell'oro, in attesa che magari ci si giochi quella medaglia, come regalo per i 30 anni di Lake Placid.