Greg Monroe: l'omone dei Georgetown Hoyas
Meno di un mese e la March Madness travolgerà l'America. Delle favorite al titolo si sa tutto. Proviamo ad affrontare l'analisi di tre nuovi team che legittimamente ambiscono a qualcosa di grande: Georgetown, Syracuse e West Virginia.
Georgetown Hoyas
Partiamo dai punti oscuri. La squadra di John Thompson III deve essere presente prima con la testa che con il corpo sul parquet per evitare figuracce. Devono giocare duri e concentrati ogni singolo pallone. Hanno imparato che i freshman più quotati e rotati nel roster (Benimon, Sanford e Thompson) hanno passaggi a vuoto notevoli.
Hanno però anche capito che le partite non si decidono nel bene e nel male nei primi 5 minuti (contro Syracuse sono arrivati anche a -23 fino a perdere per quattro punti solamente alla fine). Le lezioni che la stagione ha impartito loro sono da professionisti.
Hanno preso batoste contro le piccole, hanno capito che non bisogna esagerare quando si è nettamente i più forti in campo, hanno compreso che le partite si giocano tutte dall'inizio alla fine senza credere che un largo vantaggio o un abissale parziale negativo siano incontrovertibili. Da questo lato gli Hoyas forse hanno imparato più di tutti.
Una squadra di coraggio e di corsa può puntare al titolo? Sì.
Forse con l'angoscia del risultato da recuperare si esprimono meglio. E' però rischioso farsi sotterrare di canestri per poi iniziare a giocare. Il trucco, che deve essere costruito dal coach, è cercare un equilibrio.
Una squadra adrenalinica come questa può puntare al titolo solo seguendo un corretto bilanciamento. Greg Monroe (centro sophomore) è uno degli elementi cardine della squadra. Astuto, versatile, buone mani. Il grande uomo è uno degli artefici (insieme con Austin Freeman, guardia junior) della quantità di possessi che la squadra gestisce ogni partita.
Thompson III ha forse tra le mani il gruppo più esplosivo da quando gestisce Georgetown. Il lato negativo di tutto questo è l'aspetto difensivo. Gli errori sono figli di questa propensione alla velocità : è molto più difficile fermare gli avversari e difendere in maniera tenace se si cerca di giocare si ritmi vertiginosi ogni pallone in attacco.
Il fatto di avere solo Monroe (e forse Vaughn) come presenze di un certo peso sotto canestro, li costringe a restare guardinghi sui falli. Sono problemi correggibili. Non semplicemente però. Una squadra di livello sa come giocare bene quando non lo sta facendo. Ebbene, gli Hoyas devono migliorare questo aspetto se vogliono credere di poter vincere il gran finale (o almeno entrare nelle Sweet 16).
Nel giorno giusto possono competere con chiunque. Ma i ragazzi devono capire che il giorno può essere quello sbagliato e visto che le risorse per tramutarlo in un giorno comunque buono ci sono, devo darsi una svegliata. Entro marzo.
Syracuse Orange
Più il tempo passa e più tutti stanno scrivendo questo nome tra le candidate credibili al titolo finale in palio a Indianapolis. A parte qualcuno, voci isolate, che buttano lì una considerazione che andrebbe forse valutata con maggior attenzione. Syracuse, fra le grandi d'America, è quella con il roster più povero dal punto di vista dei freshman.
Impatto zero per i piccoli Orange. Ma non sono automobili. Dovrebbero averne. Altro che Fap ed Ecopass. E dire che i difetti di questa squadra sono stati nascosti molto bene da percentuali di tiro clamorosamente alte. L'aspetto che in realtà più balza all'occhio è che Syracuse manca di un giocatore che possa prendere per mano la squadra e che la porti dentro una cesta alle finali.
Chi sta storcendo il naso leggendo queste righe voglia leggere la spiegazione: la squadra di Boeheim naviga in alto nella Big East - secondo i detrattori - perché è una conference di basso livello. E di conseguenza essere la migliore di essa non ne fa un biglietto da visita premium a priori.
Nel roster manca un finalizzatore, uno che chiuda le partite. Uno al quale affidare il pallone pesante. Quello dell'ultimo possesso della gara. Wesley Johnson (ala junior) non rientra in questa categoria. Ci mancherebbe: nonostante sia il miglior giocatore del gruppo (sarà scelto tra i primi dieci al prossimo draft), è proprio questo l'aspetto che deve migliorare.
La gestione del pallone e la conduzione dello stesso fino al 'ciuf' finale seminando l'avversario. Chi può esserlo allora tra i sette uomini (compreso Wes ed escluso Mookie Jones, freshman scalpitante) che partecipano alle rotazioni del coach?
Il capitano Andy Rautins (guardia senior)? Bravo, bravissimo. Ma non in grado di costruirsi un tiro da solo in situazioni di emergenza. Semmai è capace di attirarsi gente addosso e scaricare. Contro di lui canta anche la statistica dei tiri da tre (non arriva nemmeno al 40% di realizzazione e ci prova il doppio rispetto a Johnson, il secondo nella graduatoria dei tentativi dall'arco).
Sarà Scoop Jardine (guardia sophomore) l'uomo che fa al caso nostro? Aggressivo e sicuro dei propri mezzi, nonostante non sia esente da pecche. Lascia però a desiderare il suo 'jump shot'. E lo scorrere delle lancette lo rende terribilmente incline a forzare modi e tempi dei tiri sotto pressione.
Il prossimo. Non sarebbe sorprendente se allora l'uomo dell'ultimo tiro fosse il freshman Brandon Triche (guardia). Ha dimostrato di poter chiudere in maniera decente tiri e penetrazioni in momenti caldi. Ma non è costante. E quindi non è ancora pronto a rivestire codesto ruolo. Alla prossima.
Resta Kris Joseph (ala sophomore). Si tratta del classico coniglio che sbuca dal cilindro. Lui è uno dei motivi che rendono Syracuse competitiva lungo tutto il territorio americano. Segna e difende ad altissimi livelli. Con ogni probabilità è il miglior elemento che il coach ha a disposizione quando deve chiudere una partita.
Però deve migliorare il 'jump shot', soprattutto da lontano. Resta quindi facile difendere su di lui nei secondi conclusivi di una gara. Ecco dove deve lavorare il ragazzo. In conclusione, Syracuse non ha un uomo da ultimo pallone (o almeno non ne ha uno designato e sempre efficiente). Questo perché nella sua stagione gli Orange spesso hanno dominato.
E nelle partite chiuse punto a punto, hanno sistemato la pratica ai liberi (solo Onuaku e Jackson hanno percentuali imbarazzanti). Tutto sommato avere cinque giocatori sui quali puntare nei finali può essere un vantaggio. Non si danno punti di riferimento e si può chiudere in maniera diversa ogni volta.
West Virginia Mountaineers
Bob Huggins, coach dei montanari, sta portando avanti una campagna (che trova proseliti nel 96% degli americani) secondo cui la Division I dell'Ncaa continui pure a giocare contro università inferiori: purché queste ultime abbiano un loro torneo a parte. Una specie di serie I-A e I-AA.
Perché a detta sua, è inutile stare tutti insieme (334 squadre per la precisione) se poi ci sono differenze come quelle emerse quest'anno (Kansas e Kentucky ko una sola volta dopo 25 partite, Marist vincitore una sola volta in altrettante gare). In tanti lo pensano - vedi i sondaggi - in pochi lo dicono (specialmente tra gli addetti ai lavori). Huggins tra l'altro avrebbe un sacco di cose a cui pensare in questo momento.
La sua squadra è da top ten in tutti i ranking nazionali. E nella Big East guarda da vicino le targhe di Syracuse e Villanova. Insomma, l'impianto per fare bene nel March Madness ci sarebbe. La squadra è atletica, afferra un sacco di rimbalzi e gioca bene.
Devin Ebanks è la stella (ala sophomore, andrà in Nba l'anno prossimo). Le prime tre gare dell'anno le ha saltate perché sospeso dal rettorato (motivi sconosciuti). Potrebbe avere anche un caratterino - la scazzottata con il compagno Darryl 'Truck' Bryant come la cataloghiamo? - però tecnicamente è un prospetto interessante.
Il suo rendimento è un po' fluttuante. Il modo di giocare di Huggins non lo aiuta (è una delle squadre che sfrutta di più il cronometro, lo slow-play è un must da queste parti) mentre lui sarebbe tutto da corri-e-tira. Resta comunque un buon passatore, nonostante i ragazzi che sono pronti al grande salto tendono a cercare soluzioni personali per farsi vedere di più. E' un punto a suo favore.
Dicevamo dei suoi 'buchi' difensivi. Deve migliorare negli spostamenti laterali. Altri nomi del roster da segnalare: il turco Deniz Kilicli (centro freshman, di ritorno da un infortunio), la guardia junior Joe Mazzulla, DaSean Butler (ala senior), Kevin Jones (ala sophomore) e Darryl Bryant (guardia sophomore).
Huggins chiede a questo manipolo di ragazzi una scelta migliore dei tiri, l'utilizzo intelligente del cronometro e una maggiore continuità nel gioco. In caso contrario, dati alla mano, la squadra tende a evaporare.