Jacques Plante è stato il primo portiere a indossare una maschera, e i motivi sembrano piuttosto chiari…
Dopo diciannove settimane rivarchiamo la frontiera, questa volta sulla sponda orientale. Rieccoci in Canada. Siamo a Montréal, una Montréal che ci accoglie silenziosissima per le copiose nevicate che l'hanno ammantata e che, tra l'altro, hanno paralizzato buona parte della costa atlantica.
Montréal, dunque. La mecca dell'hockey. I leggendari Montréal Canadiens sono la franchigia con la più lunga militanza nel disco su ghiaccio professionistico e l'unica ancora esistente ad aver addirittura anticipato la fondazione della stessa National Hockey League.
I Canadiens hanno vinto ventiquattro Stanley Cup, la prima nel 1916, quando il campionato era ancora retto dalla National Hockey Association, che comprendeva compagini del Québec e dell'Ontario, l'ultima nel 1993, dopo un'avvincente finale contro i Los Angeles Kings di Wayne Gretzky.
La franchigia attualmente allenata da Jacques Martin, che la settimana scorsa ha visto Bob Gainey lasciare il posto di General Manager al suo vice, Pierre Gauthier, è stata fondata nel 1909 da John Ambrose O'Brien come squadra della comunità francofona. E infatti, molti dei giocatori francofoni più forti di tutti i tempi hanno vestito la mitica divisa bleu, blanc e rouge.
Maurice Richard, uno dei maggiori scorer che abbiano mai messo pattino su una pista da hockey, è stato il primo a realizzare cinquanta reti in cinquanta partite. Il fratello Henri, di quindici anni più giovane, pur non raggiungendo mai i livelli di Maurice, ha capeggiato in due occasione la speciale classifica degli assist e, soprattutto, ha vinto qualcosa come undici Stanley Cup, un'impresa mai eguagliata.
Jean Béliveau, che di Stanley Cup ne ha vinte "solo" dieci, è stato il primo a portare a casa il Conn Smythe Trophy quale miglior giocatore nei Play Off, mentre Bernard Geoffrion, soprannominato Boom Boom, è considerato l'inventore dello slap-shot. Yvon Cournoyer era dotato di un pattinaggio fuori del comune, schizzava da una parte all'altra della pista come una trottola impazzita. Per descrivere Guy Lafleur, il demonio biondo, bastano i numeri: con 518 gol e 728 assist è il miglior marcatore della storia dei Montreal Canadiens.
Potremmo continuare e riempire paginate di nomi, da Denis Savard, inventore dello spin-o-rama, la giravolta di 360 gradi per superare un avversario, a Jacques Lemaire, attuale allenatore dei New Jersey Devils, da Emile Bouchard a Didier Pitre.
Ma che dire dei portieri? Nel corso degli anni, la porta dei Canadiens è decisamente sempre stata ben sorvegliata. Georges Vézina, morto di tubercolosi nel 1926, ha dato il nome al premio per il miglior estremo difensore. Jacques Plante, senza ombra di dubbio l'atleta più innovatore della sua era, è stato il primo portiere a indossare una maschera protettiva e ad abbandonare i pali per giocare il disco con il bastone al fine di velocizzare l'azione. Ken Dryden è famoso per avere accumulato quasi più shutout (46) che sconfitte (57) nelle sue 397 partite. E Patrick Roy, beh, Patrick Roy non ha bisogno di presentazioni.
È la prima volta, nelle ventitré tappe del nostro viaggio, che rinunciamo a scegliere un personaggio, un momento, un aneddoto della storia della franchigia o della città che la ospita. Impossibile. Qui è nato l'hockey. Qui è stato concepito ciò che oggi, 101 anni dopo, ci incolla regolarmente allo schermo dei nostri televisori.