College Basket: dietro alle Big 3

Scottie Reynolds, il faro dei Wildcats

Dietro alle big three - Kansas, Kentucky, Texas - c'è un ingorgo di squadre che mirano all'ultimo posto della Final Four.

Se tutto va secondo pronostico, il torneo universitario cestistico di quest'anno sarà  equilibratissimo fino all'ultimo. Ma i primi tre posti sembrano assegnati e consolidati dai risultati che continuano ad arrivare.

Poi, un saltino giù da un gradino all'altro e si trovano Villanova, Duke, Michigan State e Purdue. Altra tremenda stabilità . Cerchiamo di analizzare pregi e difetti di questi collettivi. Oltre che di soffermarci sulle loro migliori individualità .

Villanova Wildcats

Per tutti negli States è la quarta forza collegiale. Cambiando gli addendi - ovvero spostando anche le Big Three di cui sopra - Villanova resta la miglior quarta d'America. Il salto di qualità  non è ancora arrivato (e chissà  se arriverà ) perché il suo record è figlio al momento di un calendario che l'ha proiettata contro squadre di non primissimo pelo.

Uomo immagine è Scottie Reynolds (senior), point guard da primi posti nell'intero paese. Lui e chi gli gira intorno adesso devono iniziare a giocare un basket solido per 40 minuti contro le più forti per tutto l'anno. Lo sa Jay Wright, il coach, che deve cercare di incollare i primi con i secondi tempi di vari incontri per trovare un'intera partita dei suoi disputata su livelli eccellenti.

Armwood (ala), Redding (guardia) e Fisher (guardia) sono gli altri cardini del gruppo. A rafforzare l'organico sotto canestro è arrivato Mouphtaou Yarou (originario del Benin, Africa), fermato a lungo dall'epatite B. Il ragazzone ha mostrato grandi margini di miglioramento. L'inesperienza, però, costringe per adesso il coach a limitarne l'uso.

Duke Blue Devils

Squadra farcita di talento che lontano da casa zoppica. Nonostante ciò, il gruppo di Krzyzewski è la migliore della ACC (a dispetto di Virginia). Scheyer (guardia che tira i liberi alla Nash, ovvero segna con il 90% ed è tutta un corri-e-tira), Singler (ala) e Nolan Smith (guardia) sono quello che praticamente di meglio passa la conference (Singler e Smith hanno un ventaglio di modi per fare canestro che non basterebbe un libretto a spiegarlo). Mason e Miles Plumlee (entrambi ala) stanno sviluppando il loro potenziale offensivo sotto canestro.

Semplicemente, di conseguenza, questo è il miglior quintetto che l'università  possa schierare da lungo tempo a oggi. Ci sono fisicità , atletismo, centimetri, punti nelle mani e idee per andare avanti con esperienza e leadership. Sistemando il fattore campo però.

La panchina è profonda: citiamo il nome di Zoubek (centro), la cui capacità  di attirare rimbalzi è diventata ormai determinante nel gioco di Duke per gli schemi offensivi di coach Krzyzewski (il quale lavora per trasformare Singler nell'opzione numero uno in attacco nonostante il tocco magico a canestro lo abbia abbandonato).

Menzioniamo anche Lance Thomas (ala), la cui versatilità  manda in confusione l'omone che a turno riceve le sue attenzioni. La difesa intasa puntualmente le strade agli avversari. I Plumlee schiacciano e stoppano, Zoubek è il più alto di tutta la ACC.

Da marzo tutta questa fisicità  servirà  eccome se i Blue Devils vorranno tentare di scalare la montagna. La squadra deve cercare di limitare i falli inutili (la difesa è una priorità  per coach K) e ridurre al minimo le situazioni di 1vs1. Serve sempre l'aiuto di chi sta dietro e per fare questo il pacchetto deve essere compatto. Molto. Singler, nelle intenzioni di coach K, deve diventare il punto di riferimento. Gradisce un sacco come lavora in difesa, specialmente quando sbuffa sulla canotta dell'avversario che la palla ancora non ce l'ha.

Michigan State Spartans

Nella Big Ten questa squadra ha sorpreso un po' tutti. Forse anche lo stesso coach, Tom Izzo. Impressionato dal rendimento del suo gruppo all'inizio della stagione, voglioso del salto di qualità  dal punto di vista della maturità  adesso. Ha addirittura modificato il modo di seguire le partite dei suoi. Più calmo, meno focoso.

Kalin Lucas (guardia junior) per diventare il leader a tutti gli effetti sul parquet deve imparare ad alzare la voce. Ma è sulla buona strada con la palla. Lui è uno dei fantastici quattro del gruppo. Insieme con Draymond Green (ala sophomore soprannominata l'Orso ballerino per la sua potente finezza, sa far tutto e con una qualità  sopra la media), Raymar Morgan (ala senior che necessita però di scrollarsi di dosso la pressione avversaria per rendere al meglio) e Isaiah Dahlman (guardia senior).

La squadra riesce a tenere spesso gli avversari sotto il 40% al tiro. E' un buon punto di partenza. Delvon Roe (ala sophomore) è uno degli elementi peggio sfruttati finora. Nel senso che ha margini di miglioramento notevoli non ancora impressi sul parquet. Ha movenze feline in post e un tiro morbido. Ma troppo spesso Izzo lo dimentica negli schemi offensivi emarginandolo dal suo gioco.

Il ginocchio operato è tornato a funzionare alla grande e il suo atletismo non ne ha risentito. Anzi: cresce ogni mese. La squadra però non è da titolo se gioca sui suoi livelli standard. Lucas - soprattutto - e Green possono farle fare il salto di qualità . Ma resta un gradino indietro se non mettono la marcia in più. Di buono c'è che ha portato a casa partite tirate fino all'ultimo secondo. Motivo per credere che l'atteggiamento sia da 'great team'.

Purdue Boilermakers

JJ Johnson (ala/centro junior), Robbie Hummel (ala junior) e E'Twaun Moore (guardia junior) sono le tre eccezionali punte del roster. Da loro bisogna partire. JJ è una forza della natura. Robbie ormai è uno dei migliori a livello nazionale nel suo ruolo: è lo snodo di ogni manovra offensiva di Purdue. E'Twaun ha così tanti assist nelle mani da fargliele pizzicare.

Non vale come una statistica, però va sottolineato il fatto che per tutta la stagione chi ha affrontato i Boilermakers ha goduto della partita della vita del proprio miglior giocatore. Sembra quasi che Purdue scateni nell' elemento-chiave avversario la voglia di spaccare il mondo esattamente quella sera.

Aggiungiamo un altro problema: la mancanza di spessore in post. E' un fatto sfolgorante e coach Painter deve risolverla alla svelta se vuole mettere piede nel March Madness con certi sogni. Moore e Hummel scarrozzano la squadra dal perimetro, però sotto le plance son leggerini.

Tanto che il coach - tra l'ironico e il disilluso - ha detto che il suo quintetto base dovrebbe essere formato da tre Robbie e due E'Twaun. Il carteggio delle note negative è dettato dal fatto che JJ si è sgonfiato e che se non torna ai suoi livelli sarà  dura (deve giocare più palloni, deve tirare di più e deve stare maggiormente sul parquet eliminando alla radice il problema, ovvero limitare i falli). Il croato Marcius avrebbe dovuto sostituirlo. Si è fatto male a un piede: adieu.

Ma torniamo per un momento alle caratteristiche che hanno reso questo roster uno dei migliori d'America. Le percentuali di realizzazione, l'equilibrio di squadra, l'intensità  difensiva e l'intelligenza cestistica collettiva. Superata la crisi di metà  anno, torneranno a essere competitivi. Velocemente però!

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