On The Road #19

Jacques Lemaire è il papà  della trappola in zona neutra, il catenaccio hockeystico

Per i suoi detrattori, ma non solo, il calcio italiano è da sempre sinonimo di catenaccio. La nazionale azzurra e le squadre di club fanno rima con difesa a oltranza e opportunismo. A torto o a ragione, è così che all'estero vedono la penisola italiana calcisticamente parlando.

Nella National Hockey League c'è una franchigia che storicamente si è guadagnata la stessa reputazione: i New Jersey Devils. Nella terminologia hockeystica il catenaccio si chiama "neutral zone trap", letteralmente "trappola in zona neutra", ma sempre di quello si tratta: una barriera umana a protezione del golletto di vantaggio.

Il termine divenne famoso a metà  degli anni Novanta grazie (o a causa) di Jacques Lemaire e dei suoi diavoli che alzarono al cielo la Stanley Cup nella stagione 1994-95 dopo aver sconfitto in finale in quattro partite secche i Detroit Red Wings. Quella squadra non aveva un potenziale offensivo da stropicciarsi gli occhi, non poteva contare su Zach Parise, Patrick Elias, Jamie Langenbrunner e Travis Zajac, per intenderci. In quel campionato, dimezzato dallo sciopero, il loro miglior marcatore fu Stéphane Richer con 39 punti in 45 partite, seguito da John MacLean con soli 29 punti in 46 partite.

E così Jacques Lemaire, che aveva iniziato la sua carriera di allenatore quindici anni prima con il Sierre, nella Serie B svizzera, fece di necessità  virtù e ideò il trappolone a centro pista. Facciamo fatica a segnare? Non c'è problema, gli avversari peneranno il doppio.

Quando la squadra rivale impostava il gioco dalle retrovie, questo accorgimento tattico prevedeva un serpente di quattro uomini piazzato tra le due linee blu e un fore-checker, di solito il centro, stazionato più avanti, in mezzo al ghiaccio, con il compito di impedire al terzino portatore del disco di cambiare gioco con un passaggio. In questo modo, il difensore era obbligato a salire lungo la balaustra dove, all'altezza della linea rossa, avrebbe trovato l'ala difensiva, protetta a sua volta dai due terzini all'altezza della blu.

A quel punto, l'unica soluzione era quella di scaraventare il disco nell'angolo e tentare di andarlo a riprendere in un classico dump and chase nordamericano. Peccato che alle spalle dei terzini, che in quel periodo rispondevano al nome di Scott Niedermayer, Scott Stevens, Tommy Albelin e Ken Daneyko, ci fosse un certo Martin Brodeur, uno dei portieri più bravi della storia a giocare il puck con il bastone. Nel 1995, per giunta, il trapezio che impedisce agli estremi difensori di controllare il disco lontano dalla porta non esisteva ancora e Brodeur poteva allontanarsi in tutta tranquillità  dai pali e rilanciare tempestivamente l'azione prima che le ali avversarie riuscissero ad avvicinarsi.

I New Jersey Devils, con questo sistema di gioco ormai nel DNA, continuarono a imbottigliare gli avversari anche dopo la partenza di Jacques Lemaire in direzione Minnesota, dove creò un altro mostro difensivo, e trionfarono di nuovo nel 2000 contro i Dallas Stars e nel 2003 contro gli Anaheim Mighty Ducks.

Secondo i puristi del disco su ghiaccio, urgeva adottare provvedimenti. Molte partite erano di una noia mortale, con una squadra che per sessanta minuti rimbalzava a centropista nel tentativo di superare un muro apparentemente invalicabile. Il momento propizio per "rivoluzionare" l'hockey venne con il secondo sciopero, quello che cancellò la stagione 2004-05. Buona parte delle modifiche al regolamento introdotte in quel frangente erano motivate dalla volontà  di gettare un po' di sabbia nell'ingranaggio perfettamente oliato dei Devils.

Oltre al già  citato trapezio alle spalle dei portieri, una vera e propria regola ad hoc per Martin Brodeur, si passò alla tolleranza zero in quanto a trattenute e agganci e venne eliminato il fuorigioco di due linee cancellando quella rossa di centropista. Fino ad allora, infatti, non era consentito effettuare un passaggio che superasse due linee prima di raggiungere la paletta del bastone del destinatario. Un terzino, per esempio, non poteva passare il disco da dietro la linea blu difensiva a un compagno appostato oltre la linea rossa. Il gioco veniva arrestato per fuorigioco. La possibilità  di effettuare lanci lunghi avrebbe consentito di aggirare il catenaccio avversario senza dover transitare da centropista con il disco sul bastone. Ha funzionato?

Dopo aver tentato strade alternative e più offensive con Brent Sutter dietro la balaustra, quest'anno i New Jersey Devils si sono riaffidati a Jacques Lemaire. Le nuove regole hanno effettivamente reso obsoleto il suo 2-2-1, ma il tecnico di LaSalle non è certo diventato un allenatore da avanti tutta, anzi. I suoi attaccanti, per quanto offensivamente più dotati di quelli che allenava negli anni Novanta, sono chiamati prima di tutto a difendere. I risultati sono evidenti: Zach Parise e compagni hanno subìto in media 2,17 reti a partita e sono i migliori della Lega, davanti ai Chicago Blackhawks.

Recentemente, un giornalista al seguito degli Atlanta Thrashers ha commentato: "Chiamatelo come volete, chiamatelo 2-2-1, chiamatelo trappola, chiamatelo ottimo sistema difensivo. Ma chiedere a Jacques Lemaire di abbandonare le sue idee tattiche è come chiedergli di smettere di respirare".

Anche oltre Atlantico, evidentemente, è molto difficile liberarsi di alcune reputazioni"

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